ALESSIA

1.3K 1 0
                                    


Il fischio acuto dei freni del treno che rallenta mi riporta al presente. Guardo fuori dal finestrino giusto in tempo per leggere il cartello della stazione in cui ci stiamo fermando. Salzburg, in Austria. Tra qualche ora saremo arrivati a Monaco. Davanti a me, la coppietta di fidanzatini si è addormentata. Alessia invece è sveglia, e mi sta fissando. Si è tolta il maglione ed è rimasta solo in jeans e maglietta, da cui spunta la forma dei capezzoli. La bambolina non indossa il reggiseno, penso tra me e me. E mi sta fissando, muovendosi nervosa sul sedile. Io la guardo a mia volta e mi concentro sulle lentiggini del suo viso, che mi fanno impazzire. Cristo quanto vorrei sbattermela, lì per lì, in mezzo alla cabina. Non so perché ma ho la netta sensazione che la cerbiattina stia facendo i miei stessi pensieri. Forse apparteniamo alla stessa razza? Improvvisamente mi rivolge la parola.

"Sai se su questo treno c'è lo scompartimento bar?", domanda con la sua vocina esile e arrapante.

"Non so", le rispondo, "ma se vuoi possiamo andare a vedere insieme".

Lei mi sorride.

"Ho proprio voglia di bere qualcosa", aggiungo.

"Esatto... che non sia acqua però", fa lei con un sorrisetto malizioso.

"Giammai", replico alzandomi dal sedile e tendendole la mano, da gran galantuomo. Alessia mi porge la sua e la afferro, guidandola verso l'uscita e stando bene attenti a non intruppare nella coppietta di innamorati addormentati. Usciamo fuori e ci richiudiamo alle spalle le portiere dello scompartimento.

Sul corridoio del treno c'è gente ammassata per terra, che sta dormendo con le teste poggiate sulle valigie. Mando avanti Alessia e ci facciamo strada scavalcando i vari corpi. Mentre cammino osservo quel culo divino che si muove sinuosamente, stretto nei jeans aderentissimi. Cazzo se mi viene duro, anche a causa della rigidità provocata da tutte quelle ore che sono rimasto seduto. Ma adesso quella visione celestiale risveglia subito il mio Jupiter, lo sento gonfiarsi rigoglioso all'interno delle mutande. Me lo sistemo alla bene meglio continuando ad avanzare lungo il vagone. Lei ogni tanto si volta per controllare che la stia seguendo e ogni volta mi sorride. Ragazzi, questa vuole scopare. Penso proprio che a breve me la chiaverò, probabilmente dentro al cesso del treno.

Sono immerso in questi pensieri quando finalmente troviamo quello che stavamo cercando: il vagone bar.

Il barman ci guarda un po' assonnato e ci chiede cosa prendiamo. Io e Alessia ci guardiamo negli occhi.

"Una bottiglia di spumante?", mi fa lei.

"Perché no. In fondo dobbiamo festeggiare", replico io.

Il barman prende una bottiglia di Ferrari dal frigo, la stappa e ci riempie due flutes. Afferriamo i calici e ci guardiamo negli occhi.

"A che brindiamo?", mi domanda la cerbiattina.

"A noi", le rispondo scontrando il mio flute con il suo.

"Sì, a noi", fa lei eccitata.

Svuotiamo velocemente i nostri calici, quindi afferro la bottiglia e le faccio cenno di spostarci in una zona più isolata, così da potercela scolare in santa pace e al riparo da sguardi indiscreti. Lei acconsente prontamente e ci andiamo a spostare più avanti fino a trovare un angolo dove non c'è nessuno, nell'interstizio tra un vagone e l'altro. Ci accucciamo a terra e ci stringiamo l'uno all'altra. Abbiamo con noi solo la bottiglia, che ho portato con me, mentre i calici li abbiamo lasciati al bancone. Gliela passo e lei prontamente ci si attacca, iniziando a scolarsela.

"Ehi, vedi di lasciarmene un po' eh..." le dico con ironia.

Alessia si stacca dalla bottiglia, ridacchia e poi me la passa.

La Via LatteaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora