Charlotte's pov
Non avevo parole e per la prima volta non sapevo davvero che dire.
Mi guardavo in giro cercando di distinguere tra l'erba le lapidi che ci circondavano.
Erano davvero tante, alcune era molto rovinate sembravano essere davvero molto vecchie, altre invece leggermente più recenti.
L'atmosfera, si sentiva, era impregnata di dolore, era così soffocante quell'aria deserta.
Non avevo paura, mi ritrovai improvvisamente ad essere triste, il mio cuore era schiacciato da un sentimento di dolore come se tutte le lapidi che mi circondavano fossero state di miei parenti.
Non avevo mai pianto per qualcuno, non avevo mai mostrato il mio dolore perché mai avrei voluto mostrare la mia debolezza ad un nemico, ma lì in mezzo a quelle tombe, in un'area così deserta una lacrima me la lasciai scappare per commemorare alcune di quelle persone li sepolte che nessuno, dato quanto erano rovinate le lapidi, aveva mai commemorato.
Justin fece un profondo respiro e mi prese la mano.
Incominciammo a camminare in mezzo a quel deserto così freddo, così silenzioso.
Non chiesi nulla, non lo spronai a dirmi nulla, avevo intuito dove mi stesse portando e proprio per questo doveva essere lui pronto a dirmi qualcosa sempre se avesse voluto.
Il terreno era ancora bagnato per via della recente pioggia e l'erba sotto le scarpe produceva un sinistro scricchiolio.
Se fossimo stati in un film o in un libro avrei giurato che quel tragitto ci avrebbe portato verso l'entrata dell'inferno.
Ci fermammo davanti a due lapidi e Justin con la manica della giacca pulì leggermente i due nomi.
Pattie Mallette e Jasmine Bieber.
Intuii che la prima potesse essere la madre dato il fatto che le date che erano segnate sulla lapide mostravano l'età più o meno avanzata della donna, la seconda era proprio piccola quand'era morta, portava lo stesso cognome di Justin e non poteva che essere sua sorella.
Lo sentii sospirare, ero sicuro che si stesse trattenendo dal mostrare i suoi sentimenti.
Aveva lo sguardo chino e per via della poca illuminazione i suoi occhi erano neri come la pece. Aveva i pugni serrati e quell'aria di chi perso stava riesumando ricordi passati.
'Avrei voluto salvarti dal provare tutto questo...'
Osai dire squarciando il silenzio.
Non disse ancora nulla, allungò solo la sua mano e strinse la mia.
Ricambiai il gesto stringendogliela forte a mia volta.
In quel momento mi sentii così libera, vulnerabile e anche fragile, mi sentii come una bambina davanti a un paesaggio spiazzante, straziante.
Eravamo così deboli che se ci avessero visti lì non ci avrebbero riconosciuti, con quegli occhi persi nel passato avevano visto persone morire e con quelle mani che ora intrecciavano avevamo spacciato droga e impugnato coltelli.
Vedendoci li nessuno lo avrebbe mai detto.
'Non ho mai pensato fosse una buona idea espormi così tanto a una persona che di per se conosco poco, ma tu Inverse mi distrai da quelli che dovrebbero essere i miei normali pensieri e mi indebolisci come nessun altro ha mai fatto'
Prese fiato rumorosamente e continuo a parlare.
'Non nego che avrei voluto strapparti quella gran forza che riservi dentro, ma averti vicina è mille volte meglio...'
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Inverse || Justin Bieber
FanfictionScordatevi la tipica storia tra il cattivo ragazzo e la ragazza perfetta, scordatevi il finale da favola, scordatevi tutte le fanfiction che avete gia letto: questa è Inverse e qui la vita si vive al contrario.