3. Peach daisy flower [explicit contents]

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Elizabeth

"Posso sapere dove mi stai portando?" dico, rivolgendo un'occhiataccia a Candice, che mi tiene per mano per trascinarmi in un luogo sconosciuto. Non ha voluto riferirmi nulla sulla nostra destinazione, per mantenere "l'effetto sorpresa" e questo non ha fatto altro che accrescere l'ansia che, come magma incandescente nel cono di un vulcano, si prepara a esplodere.

Sto borbottando che non avrei dovuto seguire il consiglio della mia amica quando, ad un tratto, si ferma di fronte ad un alto edificio dalle finestre a specchio. Alzo il capo e spalanco inconsciamente la bocca alla vista di una simile struttura. Vetri oscurati ricoprono l'intera facciata, celando tutto ciò che accade lì dentro.

"Siamo arrivate" sorride compiaciuta la bionda al mio fianco, senza lasciarmi la mano neanche per un secondo - probabilmente per paura che possa sgattaiolare via quando meno se lo aspetta.

Una volta entrate dall'ampia porta, anch'essa in vetro, alcuni uomini in giacca e cravatta salutano la mia collega in modo informale, come se la conoscessero da tanto.
Il rumore dei suoi tacchi riecheggia nell'immenso ingresso.

"Un indizio soltanto?" la imploro per l'ennesima volta, nella speranza di ottenere almeno un'informazione.

"Lo vedrai, presto" ammicca Candice. Entriamo nel grande ascensore e la ragazza preme il pulsante numero cinque.
Mentre i piani vengono percorsi uno ad uno, con angosciosa lentezza, la mia "accompagnatrice" mi squadra dalla testa ai piedi, facendomi sentire uno schifo. Sembra quasi che non mi abbia mai osservato attentamente prima d'ora.

"Avrei dovuto prestarti un vestito..." sbuffa "Comunque non importa" scuote il capo "non ti serviranno."
Di nuovo quell'occhiolino maledetto.
Ho paura, ho una fottuta paura. Ho un stra immensa fottuta paura.
In fondo però me la sono cercata. Sono stata io a decidere di provare a fare la stripper, ad aver sottoscritto tutto ciò che ne consegue e, soprattutto, ad averne accettato le condizioni, o meglio, la condizione.
Quindi perché tornare indietro adesso?

"Eccoci."

L'ascensore raggiunge il quinto piano dopo una serie di interminabili secondi e mi ritrovo a respirare affannosamente, come se avessi appena salito dieci rampe di scale. Tutta colpa di quest'incontrollabile ansia.

"Dai su, calmati El" mi rassicura Candice, sorridendomi. Ma la malizia che scorgo in quel sorriso è tutt'altro che rassicurante.
Sospiro pesantemente e mi sistemo la felpa, tirandola giù fino al fondoschiena. Rimango bloccata, finché la ragazza in preda all'euforia non mi afferra per il polso velocemente e non mi conduce verso una porta. Guardandomi intorno, appuro che ci troviamo in una specie di albergo, piuttosto lussuoso e senza nome. Un lungo tappeto lucente, sui toni dell'oro, orna il pavimento e, dai vetri lucidissimi delle finestre, si puó ammirare un magnifico panorama.

Candice suona il campanello accanto all'ingresso. Anche qui non c'è scritto nulla, non ho la minima idea di cosa mi aspetti

Nel profondo spero che nessuno ci apra.

E invece...

"Candice!" esclama una donna dal rossetto rosso intenso, appena comparsa dal misterioso appartamento. Detto ciò, spalanca la porta e accoglie la sua amica in un caloroso abbraccio.
Mi sento fuori luogo.
Si scambiano dei baci sulle guance, dopodichè si staccano l'una dall'altra e le loro attenzioni piombano su di me.

"Sarah, lei è Eliz-"

"Oh Elizabeth! La ragazza vergine di cui mi avevi parlato!" sentenzia la ragazza avvolta nel vestito bordeaux, il cui nome ho scoperto essere Sarah.
Inizialmente rimango sconvolta da tanta schiettezza e dal fatto che sia a conoscenza del motivo per cui mi trovo qui, poi penso che c'era da aspettarselo da una come Candice.
Questa consapevolezza, però, non mi trattiene dal guardarla in cagnesco.

Mr Red [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora