Gynliae era in ritardo. Spalancò la porta, il cuore che sembrava volergli uscire dal petto dopo la corsa forsennata. Eppure Rhunön lo aveva avvertito poco prima che varcasse la soglia del laboratorio!
Non potrai trattenerti a lungo, o farai tardi alla commemorazione.
Afferrò una camicia pulita e si cambiò velocemente. Si precipitò fuori in fretta e furia e cercò di ravviarsi i capelli spettinati passando le mani tra le ciocche.
Quel giorno il popolo elfico avrebbe ricordato le vittime della guerra che dieci anni prima aveva portato alla fine dei Cavalieri e alla presa al potere di Galbatorix.
Gli abitanti di Ellesméra si riunivano ogni anno per onorare le vittime e piangere i propri cari perduti: la regina teneva un discorso mentre il popolo sceglieva alcuni rappresentanti che avrebbero cantato un nuovo albero come simbolo di rinascita dopo la disfatta.
Quell'anno erano gli orfani di guerra ad essere stati scelti e nelle settimane precedenti Gynliae aveva preso sul serio la questione impegnandosi a studiare i canti magici che gli aveva indicato Rhunön, ma cantare il legno era una magia estremamente complessa e Gynliae, che aveva dedicato l'ultimo decennio all'incudine e al martello, non si era mai concentrato troppo nello studio delle innumerevoli branche della magia.
A dire il vero Rhunön lo aveva istruito personalmente e riusciva a destreggiarsi nelle arti magiche basilari con sufficiente abilità, spesso però l'elfa doveva ricorrere alle minacce per distoglierlo dalla forgia e convincerlo a dedicarsi almeno per una manciata di ore ad un libro di incantesimi abbandonato sulla scrivania parecchie settimane addietro.
Gynliae svoltò con ampie falcate imboccando una via che lo avrebbe condotto nei pressi del palazzo di Tialdarì, la residenza della regina e della sua corte.
Lungo la strada incontrò alcuni ritardatari che, pensò Gynliae, potevano permettersi di indugiare considerando che non avrebbero dovuto cantare l'albero della rinascita davanti a tutta la popolazione di Ellesméra. A quel pensiero affrettò il passo e sbucò in uno spiazzo erboso circondato da alti pini. Alcuni elfi - i più giovani, notò - si erano arrampicati tra le fronde aghiformi per conquistarsi la vista migliore e stavano accovacciati sui rami robusti.
Sgomitando nella folla che si faceva sempre più fitta e provocando diverse smorfie contrariate tra i suoi concittadini, Gynliae riuscì a raggiungere Hunithie, un elfo pallido come gesso e con un sottile naso aquilino che gli conferiva un elegante volto rapace: «Dov'eri finito?» gli intimò sottovoce «sei arrivato appena in tempo».
«Commissioni per Rhunön» disse Gynliae a mo' di scusa mentre con la coda dell'occhio vide Ydrë avvicinarsi agli scranni riservati ai nobili con Maydias, l'arma da lui forgiata, stretta al fianco. Per l'occasione aveva scelto un farsetto dello stesso viola dell'ametista che decorava il pomolo della spada nuova di zecca.
Altri due elfi si unirono a lui e a Hunithie. Li conosceva entrambi: Ilion era figlio di Ydrë ed orfano di madre, Arien invece era un ragazzo allegro i cui genitori erano stati entrambi Cavalieri rispettati.
Ilion si avvicinò con aria boriosa: «Ho saputo che sei stato tu a forgiare l'arma di mio padre. Quando l'ho saputo gli ho detto che secondo me Rhunön lo ha ingannato. Abbiamo pagato per una sua spada, non per una delle tue».
Non aveva idea del perché Ilion lo trovasse così antipatico. Era sempre stato così, fin da quando aveva memoria. Replicò stancamente alla sua provocazione: «Sì, sì, come dici tu. Perché non ti decidi a starmi lontano?»
Ilion gli rivolse uno sguardo sprezzante e si allontanò senza una parola.
«Dovevamo essere in cinque» lo informò Hunithie con tono risentito: «Credi che riusciremo a cantare l'albero con una persona in meno?»
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Elves
FantasyFanfiction OC sul mondo di Eragon. Ripercorrerò la Caduta dei Cavalieri raccontando la storia di due elfi rimasti orfani durante la guerra. Nella lettura incontrerete molti dei personaggi della storia originale, missing moments, mistero, avventura e...