Capitolo 2

109 16 4
                                    

Comunque se vi va di seguirci per supportarci, vi ringrazieremo ad inizio capitolo, grazie in anticipo e buona letturaaaa💋

ELISA'S POV

«Andiamo?» Mi chiese Tom sulla soglia della porta. Annuii e salutai Bill. «Dov'è il ristorante?» Domandai mentre camminavamo. «A cinque minuti.» Solo in quel momento notai che aveva una camicia, e non la sua solita maglia abnorme. «Carina la camicia.» Gli feci notare. «Già, opera di Bill» «Bhe, ci avrei scommesso!» Ridacchiai. «Dopo cena ti va di andare in un posto? È una sorpresa però.» Mi domandò, prendendomi la mano. «Certo! Basta che non ti trasformi in un lupo mannaro con la luna piena e mi sbrani.» Gli rispondo ironica, con un bel sorriso stampato in faccia. «Non ti assicuro nulla.»

«Arrivati!» Annunciò lui, fermandosi davanti ad un ristorante niente male. «Hai fame?» Mi chiede. «Mah,» Controllai l'orario sul mio Motorola. «Sono solo le 19:15.» «Nemmeno io ho fame....» Si girò verso di me e mi cinse i fianchi, accarezzandomi la schiena con i polpastrelli. «Ti va di anticipare il nostro piccolo impegno?» Domandò con un sorrisino, portando la sua fronte vicina alla mia, con lo sguardo verso le mie mani appoggiate sul petto. Annuii, «Mi prometti che non sarà imbarazzante?» «Croce sul cuore.» Mi giurò. «Va bene allora..... Ma dove andiamo?»

«A casa mia, i miei non sono a casa. Tanto è qui vicino.» Ci incamminammo, mentre andavamo pensavo a quello che stava per accadere. Quando arrivammo e aprimmo la porta ci fu una sorpresa ad aspettarci. «Oh, ciao Tom! C'è anche Elisa!» Era la madre di Bill e Tom, che venne ad abbracciarmi. «Auguri cara!» «Grazie signora Kaulitz, gentilissima.» La ringraziai con un sorriso. «Simone per te, tesoro.» «Devo solo prendere una cosa in camera mamma, andiamo via tra poco.» La avvisò Tom.

«Cambio di programma direi..» Sussurrai mentre salivamo le scale. «Già, ma una cosa devo prenderla comunque.» Andammo nella sua camera. L'ultima volta che ci ero stata era stata due mesi fa, ed era cambiata un po'. «Che cerchi?» Gli chiesi vedendolo frugare in un cassetto. «Questi.» Tirò fuori una scatolina di preservativi. Mi avvicinai a lui e aprii la borsa, tirando fuori i miei. «Ci avevo pensato già io.» Sorrise e mi diede un bacio a stampo. «È per questo che ti amo!» Mi prese la mano e scendemmo. «Tutto ok?» Ci chiese. «Si, abbiamo fatto. A dopo!» La salutammo ed uscimmo.

«Quindi? Dove andiamo?» Chiesi curiosa. «Un paio di idee ce le avrei. Vieni andiamo al parco, così pensiamo.» Ci sedemmo su un castello gioco per bambini e lui iniziò a parlare. Elencò posti improbabili: «La macchina?» «Tom, nemmeno ce l'abbiamo!» «Giusto... Ma se andassimo a casa tua? I tuoi sono andati a lavoro giusto?» «Vero! Tom sei un genio, andiamo.» Gli diedi un bacio frettoloso e lo strattonai giù. «Minchia, hai più voglia di me.» Ridetti alle sue parole. «Non è possibile, non ho mai visto una persona più arrapata di te.» «Effettivamente.» Ammettè.

Arrivammo a casa mia, Bill era ancora là. «Ritornati?» Ci chiese quando ci vide. «Non avevamo fame» Dissi. «Andiamo su.» Lo informai. «Allora meglio se alzo i tacchi, non urlare troppo tu, ci sono i vicini.» «BILL!» Lo rimproverai. Alzò le mani al cielo per dichiararsi innocente e poi uscì dalla porta del retro. «Pronta?» Mi chiese girandosi verso di me sulle scale.«Andiamo in camera?» Domandai. Si avvicinò al mio volto e senza preavviso mi baciò, facendomi appoggiare con la schiena al muro. «Ti amo, lo sai?» Gli dissi in mezzo al bacio. Non ricevetti risposta, forse era meglio se non lo dicevo.

Mise le mani sui miei fianchi e mi prese in braccio. Salì un paio di scalini per poi rifermarsi e sbattermi di nuovo contro il muro, si rigirò, questa volta dava lui la schiena al muro. Tirò giù le spalline del mio vestito. Non avevo un reggiseno per motivi estetici del pezzo dietro, avrebbe rovinato tutto. Abbassò anche la parte davanti, ed io mi coprii il petto come primo istinto. «Non ti coprire, sei bellissima.» Mi disse, baciandomi di nuovo. Scesi dalle sue braccia e mi diressi verso la camera. «Vieni.» Mi limitai a dire. Mi avvicinai al letto e poi mi girai verso di lui. Mi raggiunse e ricominciò un'altro bacio. Spinse in giù il vestito e questa volta rimasi senza vestiti.

Avevo delle mutande semplici, nere. Non volevo sembrare volgare quindi non diedi peso alla loro scelta. Mi sedetti sul letto e lui si tolse la camicia, dandomi una vista speciale sui suoi addominali. Si sdraiò su di me ed io mi lasciai cadere all'indietro. «Lo sai che ti amo anche io?» Mi sussurrò all'orecchio. «Si» Gli dissi, baciandolo passionalmente. Presi coraggio e gli tolsi i pantaloni, ancora sdraiata. «Ora, ti prometto che non sarà imbarazzante, ok?» Annuii, «Tu fidati, rilassati, pensa a quanto ti amo.» Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quella che avevo lasciato fuori apposta. Il suo tono era dolce, rassicurante. Come quando parli con un bambino spaventato di andare dal dottore.

Mi baciò il collo, concentrandosi su un solo punto. Forse per non farmi prendere ansia mentre scendeva lentamente, o forse perché gli andava così. Mi abbassò l'intimo, che feci scorrere lungo le mie gambe e poi per terra. «Te l'ho promesso.» Mi ripeté di nuovo. Scese leggermente ed arrivò al mio seno, che baciò delicatamente. «Hah...» Ridacchiò, vedendoli. «Lo so, lo so.» Dissi consapevole di ciò che aveva appena visto. «Hai gli stracazzo di capezzoli a forma di cuore?!» Scoppiò a ridere. Ridetti anche io, era divertente alla fine no?

«Lo sapevo che eri speciale, nel senso, come è possibile?!» Ridette più forte, ed io mi aggiunsi. «Che cazzo ne so!» Portai la testa all'indietro, continuando a ridere. «Aspetta» Mi fermò Tom. «Ti devo dare una cosa.» Frugò nella tasca dei pantaloni a terra e tirò fuori una scatolina quadrata. «Cos'è?» Chiesi. «Il mio regalo per te.» «Non dovevi!» «Non scherzare nemmeno... Tieni, apri.» Presi la scatolina e la aprii. Conteneva un magnifico ciondolo argentato, aveva una piccola gemma azzurra incastonata. Dietro di essa si trovava una scritta. "Sei bella quanto la luna.". «Oh, Tom!» Mi vennero le lacrime agli occhi. Mi baciò. «È stupendo.» Me lo misi. «Continuiamo?» Mi domandò. Annuii. Mi riabbassai e posai la testa sul materasso.

Non sentii più Tom scendere, quindi rialzai lo sguardo. Lo trovai all'altezza del mio ombelico. «Pronta?» Annuii. Riportai nuovamente la testa all'indietro, appoggiandola sul materasso. Sussultai, lo sentii subito. Era lento, ed era una strana sensazione. Sentii la sua lingua, sentii i suoi movimenti. Sentii tutto. Mi diede un bacio all'improvviso. «Mh, Tom!» Sobbalzai di nuovo quando mi tocco con le dita, entrando leggermente.

«Continua a dire il mio nome, Elisa.» «Tom!» Infilò le dita, almeno due, e lo percepii fortemente. «Cristo santo.» Si limitò a dire, continuando il suo lavoro. «Stai bene?» Mi chiese, dopo cinque minuti. Ormai non connettevo più, ero immersa in troppe emozioni. Si rialzò, mi tirai su e lo baciai. Tom fece per tirarsi giù i boxer, ma lo fermai. «Aspetta... Tom non me la sento. Mi disp-» Non mi lasciò finire. «Tranquilla» Sembrava ci fosse rimasto male.

Presi le mutande da terra e me le misi. Mi stesi sul letto. «Grazie per esserti fermato.» Mi sentivo in dovere di dirglielo. «Come è giusto che sia. Ti aspetterò, il giorno in cui sarai pronta verrai da me e me lo dirai. Finiremo quello che abbiamo iniziato oggi più in avanti.» Lo ribaciai, e rimanemmo lì ancora mezz'ora, seminudi e felici. «Io avrei un po' di fame...» Confessò, alzandosi. «Pure io.» Ci rivestimmo ed uscimmo di casa in poco. Quando arrivammo era più buio, il sole era calato del tutto. Il locale aveva una luce soffusa molto accogliente. «Andiamo.» Mi disse prendendomi la mano.

Ci sedemmo ed aspettammo il cameriere. «Buongiorno, come vi posso aiutare?» Lanciai un'occhiata a Tom e mi fece capire di iniziare prima io. «Mh, si, salve. Vorrei una pizza ai funghi.» Riferii dando un'occhiata al menù. «Perfetto, e lei signore?» «Una diavola.» Il cameriere si appuntò tutto e prese i menù. «Da bere?» «Una Fanta per me e per te Tom?» «Una coca.» Durante l'attesa gli feci una domanda. «Tom?» «Si?» «Ma perché proprio io?» «Che intendi?» «Nel senso, tra tutte quelle che potevi scegliere.... Me? So quanto è "importante" per te avere rapporti e... Di cosa ti sei innamorato?» La feci breve, senza raggirarmi.

«Di te. Di tutto Elisa, ho aspettato perché sapevo che non eri pronta. Oggi ero felice di farlo ma... Se tu non lo sei, allora non lo sono nemmeno io. Mi sono innamorato del sorriso.... Degli occhi, quei bellissimi e ipnotizzanti occhi che hai. Ho iniziato ad amarti quando ti ho conosciuto meglio, all'inizio ero indifferente ma dopo le prime volte che mio fratello ti portò a casa...Capii.» Delle lacrime mi solcarono il viso. «Mi sento così fortunata.» Ammettei. «Sono io il fortunato.» Gli sorrisi con gli occhi lucidi. «Ti amo davvero.»

Spazio autrice

UELLÀ

Lo so che siete incazzati con me perché non li ho fatti scopare. Ma vi prometto che succederà, prima o poi.
Grazie mille per chi sta leggendo, commenta e mette ⭐.

Un Kuss e alla prossima!!💋

Ciondolo- Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora