Capitolo 7

33 3 3
                                    

TOM'S POV

«Abbiamo notizie da darvi.» «Si?» Lo spronò a continuare la madre di Elisa. «La ragazza non è sveglia, né sta bene.» Il medico sospirò, «Stiamo ancora analizzando il contenuto della siringa, fino ad ora sembra essere ecstasi..... Ma di questo non dovete preoccuparvi perché una assunzione simile di droga non è in grado di creare dipendenze, ovviamente, o danni a lungo termine, in teoria.» Continuò. «Si, dottore. Ma la mia piccola come sta? Cosa ha?» Domandò il padre alzandosi dalla sedia con aria disturbata.

I suoi occhi erano bisognosi di aggiornamenti, sembravano stanchi, estremamente. «La siringa...» L'uomo si interruppe da solo, sistemandosi gli occhiali. Pareva non sapere come continuare la frase, come se l'annuncio che doveva comunicare fosse troppo pesante anche per un esperto. «La siringa ha perforato il rene sinistro ed è entrato di cinque centimetri nel corpo della ragazza.»

Il silenzio calò nella stanza. «Un rene?» Sussurrai io tra me e me, non ero mai stato così male per un'altra persona. Era strano come mi sembrasse di tenere più alla sua vita che alla mia. Anche se l'avevo tradita poche ore fa. Mi misi le mani tra i dread, che avevo sciolto per via di un mal di testa pungente ovviamente causato dallo stress e dall'ansia. Sentii la mano di mio fratello sulla mia spalla. Tutti i suoni nei dintorni erano finiti in secondo piano, sentivo solo un brusio mentre pensavo a come Elisa sarebbe potuta morire in poco.

Riuscivo vagamente ad avvertire la voce di mio fratello parlarmi, ma non distinguevo le parole, non capivo ciò che stava cercando di dirmi. «Tom!» Questo però lo sentii. Mi risvegliai dalla mia "trans", «Tom, rispondimi. Dai!» Insisteva scuotendomi. «Che cosa c'è?» Raddrizzai la schiena e mi girai verso di lui. «Cos'hai di così importante da dirmi?» Ero seccato, e spaventato. «Stai bene?» Questa domanda mi fece incazzare ancora di più. Volevo urlargli addosso, ma mi contenni. «No, Bill. Non sto bene. Ti sembra che io stia bene?»

«Bhe, stavi molto bene quando sei andato a casa di Linda. Vero?» Come cazzo lo sapeva? E poi non avevo fatto nulla di male. Lei mi aveva tradito per prima con una scusa terribile. «Mi ha tradito lei. Non è colpa mia.» Mi giustificai. «Non ti ha tradito, idiota! Era un suo amico, e tra l'altro, pensi che se ti avesse tradito tu saresti passato dalla parte della ragione facendo la stessa cosa?» Aveva ragione, ma io ero fin troppo orgoglioso per ammetterlo. Mi rigirai e continuai a fissare il pavimento. «Non puoi ignorarmi, e sappiamo entrambi che questa cosa uscirà fuori... Prima o poi.»

La nostra conversazione finì là. Notai con la coda dell'occhio il padre di Elisa dirigersi verso la sala dove si trovava, mi alzai velocemente e lo raggiunsi. «Dove sta andando?» Chiesi, «Elisa può ricevere visite anche se è incosciente, massimo due persone. Francesca non se la sente di vedere sua figlia.... Così. Perciò vado io, vuoi venire?» Annuii e ci incamminammo. Stanza 483, era la stanza della mia ragazza. Vidi il padre di Elisa esitare prima di aprire, l'avrei fatto anche io. Non sapevamo in che condizioni si trovava, né se potevamo avvicinarci più di tanto.

Aprì la porta, al centro della stanza un lettino dell'ospedale cullava la figura pallida di Elisa. «Amore...» Sussurrò il padre avvicinandosi. Aveva un paio di cateteri attaccati al polso, e da sotto le coperte usciva un altro tubicino, probabilmente attaccato al rene. Per non urtare il filo ci mettemmo alla sua destra, le presi la mano. Era fredda, sembrava morente. Sapevo che non sarebbe finita così, no, non poteva finire così. Vederla così mi faceva venire il voltastomaco. Non per il disgusto in sé, ma per la tristezza e il senso di colpa. «È davvero colpa tua, Tom?» Ripeteva una vocina fastidiosa nella mia testa. «Cosa è successo? È andata a drogarsi a causa tua? Ora sta male per te?» Notai il ciondolo che le avevo regalato scivolarle lungo il petto.

Non volevo piangere, ma non riuscii a farne a meno. «Amore, se mi senti... Sii forte. Starai bene, te lo prometto.» La rassicurò l'uomo accarezzandole la mano. Il dottore che era venuto a chiamarci ci fece uscire dalla stanza poco dopo. Ritornammo dagli altri e appena Bill mi vide corse da me. «Allora, come sta?» «Non saprei... Bene, suppongo. Ma vedere com'è messa in questo momento è un po'....» Non trovavo le parole, non mi sentivo completamente "lucido". Ero scosso. Si, totalmente scosso. Bill mi tirò una pacca sulla spalla. «Andrà tutto bene.» Mi rassicurò. «Si... Tutto bene..»

[...]

Passarono due giorni, Elisa era ancora in ospedale. Nel giro di una settimana le vacanze sarebbero finite, niente più feste, divertimento, quella sensazione di libertà mentre, con la moto, sfrecci lungo le vie di un paesino con i vecchi che ti urlano che sono le tre di notte. Non ero più spensierato, avevo un peso che mi spremeva il cervello: «Elisa come sta?». Avevo chiamato i suoi genitori svariate volte chiedendo di lei, domandavo come stasse, se avessero notizie, quando si sarebbe sentita meglio, ma l'ospedale non li informava. "Signori, vostra figlia si riprenderà." Era l'unica cosa che gli dicevano in ripetizione.

Eravamo tutti preoccupati, però sapevo che sarebbe finita bene, in un modo o nell'altro. Le mie giornate continuavano monotone, andavamo alle prove per la band e lavoravamo su nuovi pezzi. A breve quello sarebbe stato il mio unico impegno, perché, fortunatamente, a Marzo, avrei dato gli ultimi esami per finire la scuola. Andavo ancora in seconda superiore, però era la cosa migliore per la carriera mia e di Bill. Dovevo ancora dirlo a Elisa, e speravo di farlo il prima possibile, anche se non sapevo quando avrei potuto farlo.

[...]

Il mio telefono squillò disturbando il mio sonno. «Ma che cazzo di ore sono?...» Mi domandai controllando l'orologio, che segnava le sei del mattino. Risposi ed una donna parlò, «Ciao Tom.» Riconobbi la voce. «Ciao Francesca.... Perché mi hai chiamato?» «Si tratta di Elisa, è sveglia.» Spalancai gli occhi nel più totale stupore, «Oddio.... Posso venire?» Chiesi, volevo vederla a tutti i costi e sarei andato anche se mi avesse detto no. «Ora? Sono le sei, è prestino... Però si, puoi venire.»

«Ok, arrivo. Ciao..» Non ci volevo ancora credere, saltai giù dal letto in fretta e furia e mi misi le prime cose che trovai sul pavimento della mia camera disordinata. Mi mancava, non vedevo l'ora di vederla di nuovo. Mi mancava la sua voce, i suoi fianchi, i suoi occhi, il suo modo di fare così innocente.... Presi il mio skate e scesi piano le scale per non svegliare nessuno. Mi fiondai fuori dalla porta e salii sullo skate, sfrecciando il più veloce possibile verso l'ospedale.

Quando arrivai davanti all'edificio mi misi i miei occhiali anti-paparazzi,  sistemai il cappuccio della mia felpa sulla testa e facendomi coraggio entrai. Scorsi un infermiera intenta a compilare dei fogli, ma vista l'urgenza non mi preoccupai del fatto che era impegnata. «Salve, mi scusi, dovrei vedere una paziente. È molto urgente.» La ragazza rimase con il capo chino sui suoi fogli e non mi degnò di uno sguardo. «Mi dispiace ma sono impegnata in questo momento, chieda a-» Alzò finalmente lo sguardo, ne approfittai e tolsi gli occhiali.

«OH MIO DIO! Tom Kaulitz, scusi la mia insolenza, mi dispiace davvero. Mi segua.» Mi sentì un attimo spaesato. Le persone cambiano punto di vista su di te così in fretta.... Mi portò al terzo piano, mi fece entrare nella sua stanza in comune con altri due pazienti, e lì vidi i suoi genitori seduti su delle sedie. «Oh, Tom, caro. Vi lasciamo soli?» Domandò cortesemente la madre di lei. Annuii ed uscirono tutti compresa l'infermiera. «Elisa...» Aprì lentamente gli occhi, penso stesse riposando.

«Tom?...» Dal suo tono di voce sembrava esausta ed aveva una voce rauca. «Si, sono io. Come stai?» «Potrei stare meglio, ovviamente. Ma sto guarendo. Perché sei venuto a trovarmi?» La domanda mi spiazzò, ma me lo sarei dovuto aspettare. Lei era rimasta al litigio, e non sapeva nemmeno del tradimento...

Spazio autrice

Heyy!!!! Ditemi cosa pensate di questo nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto.💕

Inoltre, nei prossimi capitoli tenetevi forte che scoppierà un casino.🥰

Un Kuss.💋

Ciondolo- Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora