Parte 1

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Era un caldo pomeriggio d'estate, io avevo da poco compiuto nove anni, ed ero con i nonni.

In quei periodi passavamo tanto tempo davanti al televisore per poter seguire il Giro d'Italia.

Vedevo quegli uomini in sella alla loro bicicletta scalare la montagna grondanti di sudore cercando in ogni momento di staccare il proprio compagno di fuga per vincere solitari.

Li vedevo stanchi e doloranti ma, nonostante tutto, vogliosi di continuare per poter dire di aver vinto al Giro d'Italia.

Qui nacque la mia passione.

Dieci anni dopo correvo in una squadra di dilettanti nell'attesa di diventare professionista...

Mi ricordo con gioia la mia prima vittoria: era una tappa ad Arezzo...

Ero con un gruppetto di quattro fuggitivi all'inizio del Valico della Rassinata, avevamo una quindicina di minuti di vantaggio sul gruppo, che procedeva a passo sostenuto.

Al secondo gran premio della montagna eravamo rimasti solo in due. Il mio compagno di fuga, tale Raffaello da Messina, scattò per tentare di lasciarmi indietro; era un tipetto particolare eh.

Ricordo che io fui colto di sorpresa e diedi subito una potente spinta al pedale, quasi d'istinto, provocando lo stacco della catena che mi costrinse a fermarmi.

Scesi rapidamente e la rimisi in sesto da solo con pochi, abili tocchi.

Una volta rimontato in sella il mio ex compagno di fuga aveva acquistato almeno 1' di vantaggio.

Io, decisamente alterato per quello sfortunato inconveniente, ricominciai a scalare a passo svelto.

Ovviamente fu Raffaello da Messina a vincere quel G.P.M. ma io, tra salita e discesa, avevo recuperato diverso tempo ed ero secondo di soli 10''.

Quando arrivò il brevissimo tratto di piana riuscii a raggiungere il mio rivale che era evidentemente più stanco di me tanto che riuscii a batterlo addirittura in volata, proprio io che sono uno scalatore.

Grazie a questa vittoria passai professionista...

"Quindi è così che è passato professionista?" chiese il giornalista.

"Si..." risposi.

"Ora che ha già vinto un Giro D'Italia a 25 anni a cosa punterà per il resto della stagione?"

"Beh, non nascondo il fatto che andrò al Giro di Francia...è una corsa estremamente prestigiosa e sarà un vero onore potervi partecipare nella delegazione dell'Italia" risposi visibilmente orgoglioso e forse anche leggermente imbarazzato.

"Viene automatico dire che lei punterà a vincere per poter fare l'accoppiata Giro e Tour come Coppi nel '49..." disse il giornalista con aria di provocante sicurezza.

"Io direi che invece è il caso di volare bassi... vi ricordo che è una cosa che non è riuscita a tanti grandi del passato, ed io non sono uno di loro..." dissi tranquillamente, "inoltre, mi pare che lei stia mancando di rispetto a colui che sarà il capitano della squadra, io lo aiuterò a vincere come è giusto che sia..." continuai infastidito.

"A questo punto arriviamo proprio a lui: Fausto Gallazzi, il capitano della squadra italiana. Qualcuno lo ha definito come l'unico ostacolo al nascere della vostra stella, come il vostro nemico nonché colui che tarpa le ali al vostro successo; il vostro parere?" disse un altro giornalista con tranquillità.

Io rimasi allibito di fronte a certi discorsi.

"Ma state scherzando o cosa?! Vi rendete conto di quello che dite?!" dissi alzando la voce.

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