Quando mancano ormai poco meno di cinque chilometri al traguardo Martins cede, perde contatto e Fausto risponde scattando immediatamente.
Vuierav lo segue subito, evitandomi agilmente, ma il passo dell'italiano è troppo potente e quindi anche il francese, bruciate le sue energie, procede a passo regolare mantenendo un buon ritmo. Io sono terzo ma all'ultimo chilometro di questa possente salita accelero il passo per rubare secondi di bonus preziosi a Vuierav che non riesce a reagire ed arriva terzo.
Fausto sul podio esulta, è primo con la maglia gialla ben salda sulle sue spalle, ha 1'50'' da Vuierav e 2' da me, gli altri tutti staccati di almeno 2' rispetto al mio terzo posto.
Finiti i festeggiamenti Fausto viene da me con un vistoso sorriso stampato sulla faccia.
"Grande lavoro ragazzo!"
Mi dice dandomi una pacca sulla spalla.
Non è mai stato una persona espansiva o un chiacchierone e questo non fa altro che rendere ancora più speciali le sue parole.
Sono felice e mi sento appagato.
Anche se sono esausto e desidero solo potermi fare una doccia e andare a letto a riposare, sento qualcosa dentro di me che grida in maniera euforica e che vorrebbe festeggiare ancora.
Reprimo quelle strane voci e torno a concentrarmi sul momento presente e sugli obiettivi che la squadra deve raggiungere.
La sera riesco ad addormentarmi quasi subito nonostante la mente sembri non fare altro che fantasticare.
Passano i giorni e passano le tappe ma la classifica generale rimane praticamente invariata. Le squadre dei favoriti alla vittoria finale si studiano attentamente in attesa di potersi dare battaglia là dove il gioco diventa davvero duro, dove i polpacci mordono e le gambe si sgretolano: sulle montagne...
La mattina dell'undicesima tappa di questo meraviglioso Tour parte da Pau per arrivare a Cauterest Vallèe de Saint Savin dove ci aspettano 5 G.P.M. in cui però gli ultimi due sono il Col D'Aspin, una salita di quasi dodici chilometri ed il famosissimo Tourmalet con i suoi diciassette chilometri ed una di quelle pendenze che ti fanno sembrare di salire direttamente in paradiso.
Sembra incredibile ma i primi cento chilometri, sui circa centonovanta totali, passano in tranquillità con risa e scherza all'interno del gruppo.
Non ci vuole molto però prima che una fuga di 10 corridori prenda il largo ed accumuli 10' di vantaggio sul resto del gruppo.
Fausto ci dà indicazioni di lasciar stare fino a che non giungiamo all'imbocco del Col D'Aspin, a questo punto tutta la squadra italiana si mette al comando del gruppo principale iniziando a fare un po' di selezione fino a ridurlo ad un drappello di soli dieci uomini. Tuttavia, i quattro fuggitivi hanno ancora 6' di vantaggio quando mancano ormai una ventina di chilometri al traguardo.
Il gruppo maglia gialla era stato decimato dalla nostra iniziativa e ormai rimanevamo solo in pochi: Fausto, io, Vuierav, Martins ed alcuni gregari.
Sul Tourmalet scatta Richard Allen, uno del gruppo di testa, che fa il vuoto dando 3' ai suoi ex-compagni di fuga e mantenendone 5' da me, Fausto e gli altri.
Ma la vera battaglia si infiamma quando Martins fa uno scatto profondo trascinandosi dietro Fausto, Vuierav ed io. La situazione è tesa ed iniziamo a guardarci l'un l'altro nel tentativo di capire quanta energia resti nei serbatoi dell'avversario solo dalla sua espressione o dai suoi movimenti.
Io mi giro e vedo Fausto un po' provato.
"Tutto bene Fausto?" gli chiedo preoccupato.
"Si, tranquillo ragazzo. Mettiti in testa e rallenta un po' il ritmo" mi dice ansimando.
Eseguo all'istante e dò una serie di pedalate decise per potermi mettere davanti al francese Vuierav e dettare l'andatura del gruppetto.
Certe volte ritengo che la barriera linguistica sia una vera fortuna, poter parlare delle strategie ad alta voce senza che nessuno degli altri capisca nulla, penso sorridendo.
Mancano solo cinque chilometri e quando mi volto per controllare la situazione mi accorgo che Vuierav non c'è più.
"Che fine ha fatto il francese?" chiedo a Fausto boccheggiando.
"Gli è successo qualcosa alla bicicletta se non ho visto male..." mi risponde lui con un velo di incertezza.
Sarebbe il momento buono per scattare ma Fausto resta fermo sulla mia ruota trascinandosi dietro il belga Martins.
Non sapevo se il suo fosse un gesto di sportività nei confronti del rivale oppure solo una questione di preservare le energie. Io lo interpretai come un grande gesto di autentico spirito sportivo: non se la sentiva di accumulare vantaggio a causa di un problema meccanico di un suo avversario.
Ad ogni modo la tappa si concluse in modo lineare con la vittoria di Allen in solitaria all'arrivo di Cauterest Vallèe de Saint Savin.
Chiaramente la classifica generale cambiò e si registrano nuovi distacchi. Il primo posto rimase a Fausto, io passai al secondo con un distacco di 2', al terzo posto salì Richard Allen con 5' da Fausto, al quarto posto Martins a 5'30'' ed al quinto, con la delusione dei francesi, un esausto Charles Vuierav che, per colpa di un guasto al cambio, aveva accumulato ben 7' dal primo posto.
Al rientro in albergo ci ritiriamo nelle nostre camere per poterci lavare dalle fatiche della giornata prima di scendere per cenare tutti insieme.
Ci sono enormi tavolate piene di uomini che ridono e scherzano tra di loro, quegli stessi uomini che fino a poche ore prima si davano battaglia sulle selle dei loro destrieri.
Mentre mi dirigo al tavolo urto per errore un uomo e per poco non gli faccio rovesciare il suo bicchiere di vino rosso.
È Vuierav che, appena mi vede, mi dice qualcosa in francese che non capisco.
"Pardon..." borbotto io imbarazzato cercando di scusarmi.
Lui mi sorride e mi dice altre cose di cui capisco solo 'table' e 'manger' perché sono simili all'italiano.
In ogni caso non mi fu difficile capire che mi stava invitando a mangiare vicino a lui dove, peraltro, c'era anche Fausto che rideva e scherzava con Martins parlando in un francese che a me sembrò decisamente molto fluente. Dopo un iniziale momento in cui mi sentii completamente estraneo a ciò che sentivo mi girai verso Vuierav.
Il mio francese fa schifo ma, con un po' di imbarazzo, provo a parlargli arrancando un paio di parole francesi miste a quelle in italiano ed utilizzando una notevole gestualità delle mani per far capire i concetti che cercavo di esprimere.
"Gie suì desolé per oggi..."
Lui mi rispose ma io non capii una singola parola, perciò, mi limitai ad annuire mantenendo un'espressione neutra.
"Cav è vu fe?" gli chiedo mimando la bicicletta e sforzandomi di mettere in fila le parole giuste.
Lui sorrise di fronte ai miei sforzi e forse riuscì anche a capirmi perché rispose cercando di farmi comprendere ciò che diceva accompagnando le parole ai gesti.
"No comprend..." gli dissi scuotendo il capo ed aprendo leggermente le braccia all'infuori.
Lui rise e poi disse qualcosa a Fausto che ci guardava ridendo.
"Dice che ha avuto un problema al cambio e che ha impiegato un bel po' prima di poter ripartire" mi tradusse lui.
"Ah...capisco, desolè messier Vuierav" gli dissi cercando di fargli capire che mi dispiaceva.
Lui rise ancora, forse aveva già bevuto o forse era solo una persona molto più allegra di quello che pensavo...
Mi parlò di nuovo ma stavolta più lentamente.
"Dice che son cose che capitano e di non preoccuparti, dice anche che sei molto gentile" tradusse subito Fausto.
Io gli sorrisi facendo un piccolo inchino di ringraziamento con il capo e lui mi scompigliò tutti i capelli accarezzandomi la testa come si fa con un cane o come gli adulti sono soliti fare con i bambini. Mi sentii piccolo ed un po' imbarazzato in quel momento, però aver parlato con un corridore esperto come lui mi fece sentire bene; anche se non avevo capito praticamente niente di tutto ciò che mi aveva detto...
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La Bicicletta per la Vita
General FictionUn ragazzo di 25 anni vive il suo sogno, dopo aver vinto il Giro d'Italia si ritrova in Francia per correre la corsa più importante del mondo. Il corso degli eventi lo porterà ad avere l'intero peso di una nazione sulle proprie spalle, ma i suoi pen...