6. Scusa, ti amo

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Il primo a svegliarsi la mattina successiva fu Simone. Era ancora abbracciato a Manuel, ma durante la notte era passato da poggiare la testa sulla sua spalla al suo petto. Sorrise leggermente e cercò di staccarsi, solo allora notò che Manuel nella notte aveva ricambiato il gesto. Chiuse gli occhi e si godè l'affetto.
Simone era sempre stato un ragazzo che amava l'affetto e, appunto, quell'affetto non gli stava dispiacendo anche se non c'era nessun sentimento romantico dietro.

Dopo poco, però, sentii dei passi andare verso il salotto. Sapeva che non sarebbe riuscito a staccarsi in tempo, quindi fece finta di dormire sperando che non fosse suo padre o Mimmo. Ma dopo poco sentì la voce di Dante. Si strinse a Manuel, nella speranza di sparire, anche se così non fu.

Manuel si svegliò dopo una mezz'oretta, guardò Simone e gli scompigliò i capelli nel tentativo di svegliarlo. L'altro ragazzo aprì gli occhi e si mise seduto.
«Buongiorno» lo salutò Manuel.
Simone ricambiò il saluto e poi si guardò intorno e fece un sospiro quando non vide nessuno in giro. Manuel lo guardò, non capendo cosa stesse preoccupando l'amico.
«Tutto apposto, Simò?»
«Si, no... e che prima avevo sentito la voce di mio padre.»
«Cazzo - sussurrò portandosi una mano sul volto, - che imbarazzo.»
Simone si guardò i piedi e annuì in silenzio, poi si alzò in piedi e iniziò a preparare la colazione per tutti: caffè, latte, succo e da mangiare biscotti, frutta e fette biscottate.

Dopo poco scese Dante, i due ragazzi lo salutarono ma lui non ricambiò. Allora Simone iniziò a preoccuparsi e, appena finito di preparare tutto, scappò dalla stanza. Si trovò in corridoio e si diede uno sguardo intorno, in camera sua dormiva Mimmo e andarci voleva dirgli spiegare la situazione che non era un'opzione, allora si infilò in camera di Manuel. Si sedette sul letto e portò una mano alla bocca, iniziando a mordersi le unghie mentre la gamba destra gli tremava.

Suo padre li aveva visti, adesso ne aveva la certezza.
Mentre era perso nei suoi pensieri gli occhi gli si fecero lucidi all'immagine di un'altra sgridata dal padre. Quasi iniziò a piangere quando la voce di Anita attirò la sua attenzione.

«Oh, buongiorno Simone. Hai visto Man-» ma vedendo gli occhi lucidi del ragazzo si fermò e gli si avvicinò.

Simone la guardò e si asciugò le lacrime con la manica della maglia del pigiama. La donna gli poggiò, delicatamente, una mano sulla spalla e lo accarezzò lentamente. Stettero così un paio di minuti prima che il ragazzo si decise a parlare.

«Ho fatto un casino, l'ennesimo. - Gli occhi gli si ri-fecero lucidi. - Non riesco mai a fare niente di buono, mai una volta.»
«Ma che dici Simone, cos'è successo?» gli chiese preoccupata.
«Ieri ho fatto pace con Manuel dopo mesi che quasi non parlavamo, tra uno scherzo ci siamo addormentati sul divano ... abbracciati. Ma papà ci ha visti e stamattina non ci ha salutato.»
Anita, senza dire nulla, lo tirò in un abbraccio. Simone, dopo poco, si lasciò andare e iniziò a piangere in silenzio.

Il rapporto con anita era strano, non c'era una parola che spiegasse davvero il suo rapporto. Per Simone, Anita era un porto sicuro. Sapeva che l'avrebbe sostenuto e che ci teneva a lui, ma non era un rapporto familiare. Non avrebbe saputo come descriverlo se non dicendo che Anita era uno dei pochi punti sicuri della sua vita.

Simone ruppe l'abbraccio, si asciugò le lacrime e guardò la donna. Sussurrò un flebile «grazie», che venne ricambiato con sorriso.

Entrambi, poi, tornarono in cucina, dove si erano riuniti tutti. Ognuno si sedette al proprio posto, Simone era vicino a Mimmo. Il ricciolino lo salutò con un sorrisino sulle labbra, pronto a formulare un discorso per chiedergli scusa dopo aver mangiato, ma l'altro gli rispose con un freddo "ciao".

Simone non capì il perché, ma la risposta più semplice che il suo cervello poteva formulare alle otto di mattina era che il biondo se la fosse presa per essersi dovuto prendere la colpa della rissa.

Per Sempre Insieme - SimmoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora