7. «Davvero simpatico.»

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Chris

Di solito, il giorno più ansioso della settimana era sempre stato il lunedì.
Quella settimana invece fu il martedì, per via del compito di matematica che stavo aspettando di fare da un mese.
In genere non ero mai stato una persona ansiosa quando si trattava di verifiche, esposizioni, eccetera, infatti ero abbastanza sicuro di me stesso; ma ultimamente c'era qualcosa che mi disturbava.

Siccome il giorno prima Hartmann non era venuto a scuola, avrei preferito che avesse saltato di nuovo, ma purtroppo per me, non fu così. Il biondo varcò la soglia della porta con tutta la calma del mondo insieme al suo amico, salutando la prof e prendendo poi posto.

Mi sentivo come se avessi dovuto fare più del solito, che già era tanto, visto quanto mi impegnavo ogni volta.
Alla Roy funzionava così: chi otteneva il voto più alto della classe in una verifica, aveva un punto in più sulla bacheca. L'alunno che alla fine del trimestre accumulava il maggior numero di punti, otteneva il titolo di "studente perfetto", e anche quell'anno, quel titolo doveva essere mio.

La professoressa separò i banchi, e dispose gli alunni in modo più o meno omogeneo. Quelli che di solito avevano risultati più bassi, vennero posizionati in prima fila, e i più bravi il contrario.
Vennero distribuiti i fogli ad ognuno, e la docente diede il via per iniziare a svolgere il compito.
D'istinto, lanciai un'occhiataccia al principino, che ricambiò con un' espressione confusa.

Dopo aver svolto i primi tre problemi, il mio cervello si bloccò per un momento. Il quarto quesito sembrava non avere risposta. Mi guardai intorno, e per fortuna, sembrava che neanche agli altri stesse tornando.
Andai avanti, feci prima il resto degli esercizi, e alla fine tornai su quel dannato problema.

Dopo aver fatto i calcoli probabilmente quattro volte, riuscii finalmente a trovare il risultato giusto.
Tirai un sospiro di sollievo.

Sentii il mio sangue arrivare al cervello, quando vidi Hartmann alzarsi per consegnare il suo compito prima di me, ma per fortuna, anch'io avevo appena finito. Di fretta, raggiunsi la cattedra, e mi ritrovai ad appoggiare il mio compito sul piano contemporaneamente ad Alexander.

Un sorrisetto laterale che sapevo fosse stato provocato da me, spuntò sul suo viso, anche se non mi stava guardando.

«Ragazzi.» Richiamò la professoressa, «Siccome abbiamo un'altra ora e quasi tutti avete dato il compito, direi che posso anche iniziare a correggerle adesso. Nel frattempo vi darò degli esercizi da fare e alla fine dell'ora vi comunicherò i risultati.»

La professoressa Suarez era da fare santa, nessun docente aveva mai corretto dei compiti così presto. Per quanto potesse essere severa, lei era l'unica a rispettare con tanta precisione, e addirittura anticipo, i tempi.

«Chrissino mioo...» Mi richiamò il biondo, posizionandosi con la sedia davanti a me e Will, per far sì che fossimo tutti l'uno di fronte all'altro.

«Ale, quale esercizio non ti torna?»

«Tutti.» Piagnucolò.
Mi passò il suo quaderno come se me lo volesse regalare.
«Penso di averne fatto bene solo uno, il trentaquattro.»

«Ale, quell'esercizio in particolare ha il risultato giusto accanto. L'hai guardato, vero?» William scrutò il foglio.

«Sì, certo! Viene cinquecentoventicinque!»

«Ma che- Leggi qui!» Indicai il risultato corretto.

«Oh... fa duecentosedici.»

«Certo che fa duecentosedici.»

«E perché a me non è venuto duecentosedici?? Dai mi ci sono impegnato!» Piagnucolò ancora.

«Su, svolgilo da capo.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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