3. «Ma a me non interessa niente di lui.»

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«IN CHE SENSO SI È CANDIDATO COME RAPPRESENTANTE DI CLASSE?» Sbottai.

«Sta' calmo, Chris.» Disse Will, nell'intento di farmi capire che non era una situazione tanto grave, tenendosi la fronte con una mano, «Non sembra un tipo irresponsabile. Secondo me ci sa fare.»

Ale stava tutto spaparanzato sul divanetto della biblioteca, sorseggiando del tè freddo al limone.
«Già, ha ragione... dai Chri, prendila con leggerezza.»

«No!» Esclamai, facendo sussultare il biondo. Di conseguenza la bibita gli andò di traverso e iniziò a tossire rumorosamente.
«Non mi importa se può essere un bravo rappresentante. Non lo voglio intorno!»

Il sorvegliante della biblioteca ci riprese; non si potevano consumare cibi e bevande, e soprattutto parlare ad alta voce. Ci scusammo subito.

«E comunque, ti stai facendo subito problemi quando non è neanche scontato che lo votino tutti.» Disse Will.

___

E invece lo votarono tutti.

«...»

«...»

«...»

«Uhm...»

«Avete visto? VISTO!?» Chiesi.
«Che vi avevo detto? Capite questo cosa significa? Che dovrò collaborare con lui per tutto l'anno scolastico.» Il mio volto assunse un espressione drammaticamente disperata.

«CHRIS! LA STAI PRENDENDO IN MANIERA TROPPO TRAGICA.» Intervenne Will. «Magari è una cosa positiva. No sul serio, potreste conoscervi meglio e diventare amici.»

In effetti non aveva tutti i torti. Io Ander non lo conoscevo affatto.

«Lo stesso vale per il discorso del karate, anche quella potrebbe essere una possibilità per conoscervi.» Concordò Ale.

«Ma a me non interessa niente di lui.» Sospirai.

_____

Ander

«Cavoli, già iniziano con le feste.», disse Diego guardando il cellulare, «Voi che fate? Venite?»

Lukas, un nostro compagno, aveva invitato tutta la classe - e non solo - alla sua festa di compleanno che si sarebbe tenuta a casa sua.
Era un tipo abbastanza strano: simpatico, eh, ma molto egocentrico. Stravagante, e a volte il suo carattere era un po' invadente.
Insomma, non era fatto per le persone timide e riservate.

«Se mi accompagni tu, sì.» Rise Seb.
«Ho zero voglia di prendere i mezzi per arrivare alla villa di Lukas.»

«Ora che ho la moto ti accompagno dove vuoi, darling.»

Dopo aver compiuto diciotto anni, Diego si era preso una moto davvero bellissima, e amava sfoggiarla davanti a tutti.
E sì, Diego era più grande di me. Mi aveva spiegato che fino a qualche anno prima, alla Roy c'erano classi di età miste. Ma con il tempo il numero degli studenti è aumentato, quindi non se ne è più avuta la necessità.

Parlando delle età dei miei amici, una cosa che mi sorprese fu che Beca era più piccola. Aveva un anno in meno perché aveva fatto la primina, ma non si notava affatto.

«Io non ho idea di quale autobus prendere.»
Dissi.

Le strade, suppergiù le avevo imparate, ma i mezzi io non li avevo mai saputi prendere, neanche in Germania. Era proprio un mio problema. Mi confondevo sempre e non era raro che mi perdessi. Ecco perché ero abituato a farmi sempre accompagnare da qualcuno.
A dire il vero, mentre ragionavo su questo fatto mi venne un dubbio, e pensai che forse non ero abituato ad essere accompagnato perché non sapevo prendere i mezzi, ma - al contrario - non sapevo prendere i mezzi perché ero abituato ad essere accompagnato.

«Non ti preoccupare, tu vieni insieme a me.» Disse Beca, sistemando la sua mora coda di cavallo, il tutto accompagnato dal suo sorriso delicato ma smagliante.

Suonò la campanella che segnava il riprendere delle lezioni, e mi diressi verso l'aula di recitazione insieme a Seb, che frequentava il corso con me.
Nel mentre, mi chiesi se anche il ricciolino dell'ultima fila sarebbe andato a casa di Lukas. Non sembrava un tipo da feste, e sinceramente neanche i suoi amici. Quindi pensai che non ci sarebbero andati.

Ma volevo troppo capire perché gli stessi così antipatico.
E magari chiarire la situazione, parlandogli.

José Maria, o Chema, il nostro insegnante di teatro, ci spiegò che avremmo dovuto preparare presto lo spettacolo di fine anno.
Del copione però, non ne eravamo ancora a conoscenza.

Ad ogni modo, sentivo già che sarebbe venuto fuori un bel lavoro, data la bravura del professore.
Ero felice di avere questa sensazione, perché io, sul teatro ero abbastanza serio.

Amavo recitare, frequentavo un corso di teatro anche prima di arrivare alla Roy. Mi faceva sentire libero e spensierato. Inoltre, interpretare ruoli completamente diversi dalla mia persona mi aiutava a vedere più punti di vista, mettendomi nei panni del personaggio che interpretavo, e non solo.
Mi era stato utile anche per aprirmi con le altre persone, e riuscire a parlare in pubblico - cosa che prima mi veniva molto difficile.

Fortunatamente adesso avevo Seb a farmi compagnia, e questo mi dava più sicurezza dato che lui, a differenza mia conosceva già i membri del gruppo.

«Ander? Ci sei?» Mi richiamò il professore, notandomi distratto.

«Sì, certo. Mi scusi.»

Tornai alla realtà, e ripresi a concentrarmi sulla lezione, non curandomi dei miei pensieri.

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