"Aspetta che finisco gli allenamenti. Torniamo a casa insieme"
Faccio una smorfia a quelle parole. Una tra le cose che più odio al mondo è passare il pomeriggio ad aspettare che mio fratello finisca gli allenamenti, seduta sugli spalti freddi e duri della scuola. Dopo l'orario delle lezioni non ci è permesso passare tempo il biblioteca se non con un permesso speciale, quindi sono costretta a starmene in campo. Inoltre, Victor è uscito prima per vedersi con Alex e mi ha abbandonato durante il momento più difficile della giornata: l'ultima ora di matematica.
<Parker, allora sai rispondere alla domanda?> alzo lo sguardo ritrovando a fissare la mia professoressa di matematica. È una vecchia zitella frustrata dalla vita che passa il suo tempo a torture i suoi allievi.
<Ehm...> indugio qualche momento, fissando il quaderno nella speranza che la soluzione compari davanti ai miei occhi e improvvisamente una foglietto viene lasciato cadere sul banco, passato dalla persona seduta davanti. Alzo lo sguardo, la professoressa è di spalle, si gira con un'espressione esasperata.
<Parker! Sei sempre distratta...> non la lascio finire di rispondere che leggo il risultato che mi è stato passato. Lei mi osserva stupita e io le mostro un sorriso. Il nostro è un odio reciproco.<Bene...brava. Comunque ritornando a noi...> e da quel momento non la ascolto più. Mi allungo verso Oliver che è seduto davanti a me. Mi sento veramente in colpa a non averlo riconosciuto l'altro giorno nonostante sia seduto davanti a me. Ho notato che abbiamo vari corsi insieme.
<Grazie mille>gli sussurro. Lui si gira appena con la testa.
<Figurati!> e poi ritorna a presentare attenzione. Come faccia a seguire questa vecchia befana non ne ho la più pallida idea. Deve essere un genio.<Alla fine oggi provi ad entrare nella squadra?> continuo a cercare di fare conversazione. Non so se mi ha sentito ma lo vedo appoggiarsi con la schiena contro il mio banco. Sono a pochi centimetri dalla sua spalla.
<Sì, spero solo di non fare una figura di merda> ammette agitato.
<Prova ad immaginarti il coach vestito da ballerina; questo potrebbe calmarti> gli dico. Lui nasconda una risata con un colpo di tosse.
<Scherzi? Mi farai avere gli incubi così>
<Questo non è niente. Il vero incubo sarebbe vedere lei in bikini> rabbrividisco al solo pensiero della pelle rinsecchita della mia prof esposta al sole. Probabilmente i dinosauri erano appena nati ancora quando lei era già così.
<Mi sorprende che non sia ancora andata in pensione. Avrà minimo ottanta anni>
<Seh...centottanta al massimo> deve essere stato il mio tono di voce a divertirlo particolarmente perché si lascia sfuggire una risata. La professoressa si gira fulminandoci con lo sguardo.
<Voi due avete finito di fare salotto? Oppure preferite continuare la conversazione fuori dalla classe?> Oliver si raddrizza imbarazzo da quelle parole, noto le sue orecchie diventare rosse. Per il
resto dell'ora non sento più uscire un rumore dalle sue labbra.<Ehi Oliver, devo andare anche io al campo. Ti va di andarci insieme?> chiedo quando finisce la campanella. Sta riponendo velocemente e in modo confusionario le sue cose nello zaino. È completamente preso dal panico. È bianco come un lenzuolo.
<Con piacere> mi dice, sistemandosi lo zaino su entrambe le spalle; poi ci incamminiamo.
<Non essere così agiato! Anche se non vieni preso non è la fine del mondo> provo a rassicurarlo. Non sono molto brava con le parole e infatti mi rendo conto che forse non ho dato il migliore degli incoraggiamenti.<Hai ragione, però vorrei dimostrare a me stesso di riuscire a farcela. Ho sempre voluto entrare in squadra ma gli altri anni sono stati difficili, perciò vorrei solo non essere più considerato uno sfigato obeso> mi confida, riesco a vedere la tristezza nei suoi occhi a quelle parole.
<Io non ho mai pensato che fossi uno sfigato; anzi per riuscire a capire quello che dice quella befana devi essere proprio un genio. I ragazzi sono cattivi, non devi considerare quello che dicono. Sfogano sugli altri le loro frustrazioni perché non sono in grado di accertarsi per quello che sono> gli dico provando a rassicurarlo. Oliver è un bravo ragazzo e ha anche acquisito più sicurezza in se stesso, prima non mi avrebbe mai confidato una cosa del genere, ma è anche molto fragile.
<Grazie Lily. Scusami se mi sono sfogato con te, quando sono in ansia sono senza filtri>
<Non preoccuparti! Mi fa sempre piacere aiutarti se posso. Tu sei sempre gentile con me> gli dico, non sono sicura che abbia ascoltato le mie parole perché lo vedo osservare vago il campo, sembra stia per farsela addosso. Oso dargli una pacca sulla schiena.
<Faccio il tifo per te. In bocca a lupo!> lui accenna un sorriso.
<Grazie... allora vado> Io gli mostro un pollice in su, poi si allontana. Mi dirigo verso gli spalti, sul bordo dove c'è la pista di atletica ci sono le cheerleader.

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My Fake Lover
RomanceLily Parker è una classica ragazza americana, timida e con pochi amici. La sua caratteristica peculiare è quella di avere quattro fratelli, tutti bellissimi e popolari. Infatti, suo fratello Robin è il capitano della squadra di football della sua sc...