Non le era mai capitato di vivere quel silenzio imbarazzante che si crea quando non si sa che dire. Perlomeno, non era mai stata lei a crearlo, di solito era lei quella che spezzava la tensione o che evitava questi momenti.
Quella volta però non le veniva nessuna parola da dire, né voleva farlo. Era stato lui a chiedere un confronto, quindi lei sarebbe stata ferma ad aspettare che lui iniziasse a parlarle.
Era comunque a disagio, non le piaceva trovarsi in una situazione del genere ed odiava stare sulle spine.
Il letto di Ayle, stranamente ordinato e rifatto, era comodo, in contrapposizione al suo sentire. Giorgia si era seduta lì non appena entrata nella stanza, e non si era minimamente mossa da quella posizione. Picchiettava i piedi per terra, producendo un ritmo di una musica che non conosceva neanche lei.
Joseph la guardava attentamente, seduto sul mobiletto, proprio sotto al letto di Giovanni.
Si odiava per essersi comportato così. Ogni volta che lo faceva si malediva, ma puntualmente lo faceva di nuovo. Sapeva di ferire le persone a cui teneva, si era accorto che Giorgia ci fosse rimasta male del suo atteggiamento e si odiava per questo.
Era un difetto che tutti gli avevano sempre recriminato da quando era piccolo, ma era l'unico modo che lui conosceva per proteggersi e per sfogarsi. Non si trattava di essere codardo o egoista, semplicemente quando stava male aveva bisogno di isolarsi, dimenticandosi di tutto e di tutti.
Non a caso, aveva pensato molto a come risolvere la situazione durante la giornata; si era quasi preparato un piccolo discorso da fare, così che potesse evitare di impappinarsi. Fu comunque inutile, una volta davanti a lei non sapeva neanche più da dove iniziare.
«Ammazza come sei silenziosa oggi.» commentò il ragazzo, smorzando anche solo di poco la tensione che si era creata fra loro due.
«Sto aspettando te.» ammise lei, con un tono dolce e pacato.
Giorgia era tutto tranne che una persona ottusa, era convinta che se Joseph avesse tutta quell'urgenza di parlarle evidentemente era importante. Aveva aspettato il giorno intero per un confronto, quindi avrebbe ascoltato con attenzione tutto ciò che il cantante aveva da dirle.
Decisamente rincuorato dalla tranquillità della ballerina, il romano si decise a prendere coraggio. Era giusto che iniziasse a parlare: era stato lui a cercarla e voleva risolvere con lei dal profondo del cuore.
«Senti mi dispiace da morì per essermi comportato così ieri ed anche per averti ignorata tutto oggi. Non avrei dovuto sbatterti una porta in faccia e risponderti in quel modo.» mormorò, dondolando le gambe per cercare di scaricare un po' di tensione. «Scusa, non so neanche da dove partire...»
Non sapeva cosa gli stesse succedendo, ma non riusciva a tirare fuori altre parole. Si bloccava, al solo pensiero di doverle raccontare il motivo per cui era così chiuso ed introverso gli veniva il voltastomaco. Non voleva rovinare ciò che stavano costruendo, non voleva intristirla né tantomeno sapeva se voleva sentirlo.
Aveva sempre avuto la paura di non essere abbastanza interessante, e in quell'esatto momento temeva che a lei non importasse, come se lui non fosse abbastanza.
«Jo, non c'è fretta.» disse lei, per poi aggiungere proprio ciò che aveva bisogno di sentire. «Io sono qui.»
Si sentì sollevato, quelle parole l'avevano rincuorato. Percepì un calore avvolgente nel petto, quella sensazione di conforto gli fece dimenticare per un solo attimo di tutte le paranoie che si era fatto a causa di quella situazione. La guardò negli occhi, osservandola con gratitudine. Era sì una frase semplice, ma era tutto ciò che gli serviva in quel momento, così che potesse aprirsi un po' di più con lei.
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VENTO E FUOCO | Holden
Fanfiction«Sei un cazzo di uragano, Giò. Ogni volta che stai qui sconvolgi tutto attorno a te, compreso me...»