dodici

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Giorgia aveva sempre amato il suo compleanno.

Le piaceva festeggiare in giro per Trastevere, sbocciando con una bottiglia di spumante con i suoi amici. Le piaceva il messaggio di auguri che suo padre era solito mandarle all'ora esatta della sua nascita, le dieci e diciannove del mattino di un dodici novembre. Le piaceva spegnere le candeline, rigorosamente viola, e mangiare la sua torta preferita del momento. 

Le sue amiche organizzavano sempre un pranzo nella sua trattoria preferita di Roma, vicino Piazza Navona, mentre la sera era dedicata alla sua famiglia, con cui amava festeggiare.

Insomma, il suo compleanno ogni anno era già scritto ed abbastanza prevedibile. 

Quando si era trasferita in Russia, la magia del compleanno era come svanita. Tutto ciò che le piaceva fare era lontano da lei, e non era neanche lontanamente facile imitare i festeggiamenti dei suoi amati. I genitori, i fratelli, gli amici... erano tutti lontani. Non poteva fare ciò che amava con chi amava.

Certo, ai tempi c'era Leonardo che si faceva in quattro per renderla felice almeno quel giorno, ma erano entrambi consapevoli che non era la stessa cosa.

E per quanto fosse felice di essere ad Amici, aveva un po' di malinconia di casa. Erano ormai quattro compleanni che trascorreva e festeggiava senza la sua famiglia e per quanto volesse nasconderlo, le dispiaceva.

Quella mattina si alzò un po' giù di corda, e nonostante tutti gli auguri da parte dei ragazzi, non sembrava esserci verso di scrollarsi quella tristezza di dosso. Gaia passò tutto il tempo possibile con lei, mostrandosi più gentile ed affettuosa del solito, propondendole di aiutarla con l'acconciatura per le lezioni e facendole dei pancakes per colazione. Christian e Salvatore la abbracciarono entrambi con dolcezza, sussurrando quanto le volessero già bene, mentre Valentina la riempì di baci sulle guance. L'unico che non riuscì a vedere fu Joseph, che quella mattina era stranamente scomparso tra tutto il caos, quindi accettò l'invito di Giovanni per andare a lezione insieme.

Non aveva aspettative su quella giornata, non aveva idea del perché, ma era anche abbastanza convinta del fatto che non avrebbe festeggiato. Credeva piuttosto che la produzione le facesse fare una cena con una persona a scelta, spesso promosse da Oreo dopo delle challenge. 

Si allenò con concentrazione, riuscendo a fare dei grandi miglioramenti nei due compiti che doveva svolgere per volere di Emanuel Lo e Todaro, lasciando la testa piena di pensieri fuori dalla sala. 

Tra una cosa e l'altra si era fatto veramente tardi, ed in sala relax non c'era praticamente più nessuno.

«Simo io vado in casetta.» annunciò Marisol al biondo, che si stava tamponando i capelli umidi dopo l'ultima lezione della giornata. «Tu vieni tra cinque minuti, no?» domandò, ma sembrava più che altro stesse dando un'informazione.

«Strana Mari oggi, non pensi?» sussurrò Giorgia, notando poi quanto quella frase le fosse sembrata strana. 

Il biondo sorrise confuso: «Ma no Gio, le sarà uscita male. Era solo una domanda, figurate se mi dice quando posso tornà in casetta o meno.»

La mora annuì, proponendo al ragazzo di rientrare, ma questo le chiese piuttosto di aiutarlo con un passo che non riusciva proprio a fare. I due restarono quindi in sala relax per un altro po', aiutando il ballerino di hip hop con qualche movimento a lui ostile, fino a quando non fu troppo tardi per continuare. 

I romani si incamminarono verso casa, stretti nei loro giacchetti per coprirsi dal freddo della sera, mentre chiacchieravano con leggerezza. Una volta rientrati, Giorgia fu inondata da palloncini ed urla: un'enorme festa di compleanno la stava aspettando. La tavola era imbandita di panini ripieni, pizzette fresche, snacks salati ed anche delle M&M's. Impossibile da non notare era un'enorme torta, con delle candeline che formavano il numero '21', rigorosamente viola.

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