Capitolo 6

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Mentre si preparava per uscire, Ferro udì bussare alla porta della sua camera, motivo per cui esclamò: "Avanti".

La porta si aprì rivelando un Simone stranamente allegro che gli disse: "Hey sto andando a scuola... muoviti che così ti do uno strappo".

"Nun sai guidà, lascia stare" rispose Manuel con tono piuttosto serio.

Il più alto alzò gli occhi al cielo e rispose: "Ma smettila... muoviti piuttosto; ti aspetto giù". A quel punto il ragazzo procedette ad allontanarsi dalla stanza, ma si fermò sentendo le parole dell'altro.

"Nun ce vengo co' te Simò"

"Senti: io ci sto davvero provando a essere gentile con te, se anche tu lo facessi non sarebbe poi così male. È solo uno stupido viaggio in moto verso scuola, niente di che" pronunciò Simone, sforzandosi di mantenere un tono quantomeno pacato.

"Grazie, ma declino l'offerta" ripetè per l'ennesima volta Manuel, già stufo di quella conversazione.

"D'accordo. Sei davvero uno stronzo comunque, lasciatelo dire" sputò acido il corvino.

"E tu insopportabile quando insisti"

A quel punto Balestra assottigliò lo sguardo, si avvicinò maggiormente all'altro egonfio di rabbia sbottò: "Bhe non so se l'hai notato, ma ora viviamo insieme e ciò significa che mi tocca vederti 24 ore su 24... e nonostante io abbia odiato quest'idea di merda fin dal primo momento in cui mio padre l'ha proposta a tua madre, ho dovuto farmela andar bene. Ho seppellito l'ascia di guerra e ho deciso di provare a essere gentile con te visto che condividiamo quasi l'intera giornata, ma niente: Manuel stronzo Ferro proprio non ne vuole sapere di collaborare".

"Va bene ora però ascoltame te - enunciò il castano posandogli, non molto delicatamente, un dito sul petto - nessuno t'ha chiesto de fare il buon samaritano okay? Quindi nun venirme a rompere er cazzo, hai capito? Nun lo voglio il tuo passaggio de merda perchè nun devo andare a scola. Ora levate dai cojoni che t'ho visto solo da 5 minuti e già nun te sopporto più".
Successivamente si spostò, tirando una spallata a Simone, per recuperare le scarpe in un angolo della camera.

"Che vuol dire che non vai più a scuola, Manuel?" domandò Simone allarmato.

"Esattamente ciò che significa" rispose Ferro mentre si infilava le scarpe. Dopodichè uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle, lasciando Simone solo.

- ♡ -

"10 minuti di ritardo per colpa di Simone... mo' questo me fa er culo sicuro" borbottò Manuel entrando nel ristorante di Ettore.

Ma ancor prima de Simone è colpa di mia mamma che m'ha convinto a lavorà in sto posto de merda co' sto coglione pensò il ragazzo mentre il proprietario del locale, dopo un caloroso benvenuto, gli stava spiegando brevemente cosa avrebbe dovuto fare.

"Tutto chiaro allora?" domandò Ettore con un gran sorriso, mettendo una mano sulla spalla del giovane.

"Sese" rispose Ferro che del monologo del suo capo aveva capito poco o nulla perchè troppo impegnato a maledirlo.

"Buon lavoro allora" lo congedò l'altro prima di allontanarsi.

Il ragazzo iniziò dunque il suo nuovo lavoro di cameriere. Impiegò l'intera mattinata a sistemare la sala per poi accogliere i clienti che si presentarono da mezzogiorno in poi.

Andò tutto abbastanza bene: non era il suo lavoro dei sogni ovviamente, ma era meglio di dover passare le ore sui banchi di scuola.

A poco meno delle 15:30, orario di chiusura del ristorante, si verificò però un problema: Alice.

Era la fine. I suoi colleghi stavano infatti finendo di riordinare le ultime cose e avevano lasciato a lui il controllo della sala.

Dopo aver maledetto quel posto, Ettore, sua madre e sè stesso, prese un respiro profondo e si avvicinò alla donna per accoglierla.

"Oh Manuel - sorrise - non sapevo lavorassi qui".

"Già comunque stavamo chiudendo..."

"Lo so, ma ho avuto dei problemi e questo è il primo ristorante aperto che ho trovato. Perfavore Manuel potresti farmi fare qualcosa? Qualsiasi cosa andrà bene, ma ti prego; poi ho una riunione di lavoro e non ho tempo di tornare a casa".

Il giovane si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo e sbuffò: "Vedo cosa posso fare..."

"Grazie" gli sorrise nuovamente Alice.

Venti minuti più tardi il ragazzo tornava con un piatto di carbonara per la quale aveva dovuto pregare lo chef per almeno 2 minuti.

L'architetta accolse l'arrivo di Manuel con il suo piatto di pasta, con un: "Sei un tesoro" dopodichè iniziò a mangiare.

Pagò il suo pranzo e, prima di andarsene, ringraziò nuovamente Ferro, offrendogli una mancia.

"Non li voglio i tuoi soldi - disse pacatamente il cameriere, scostando la mano della donna - mi basta non vederti mai più qui dentro".

Alice finse di non essersi offesa e si mise in tasca il denaro.
"Sempre un po' stronzo, ma più bello devo dire. Ora devo andare, ciao." si limitò a dirgli prima di allontanarsi.

L'altro la guardò uscire dal locale senza proferir parola: la odiava ancora.

Un professore 2 | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora