Capitolo 1

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Circa sei mesi più tardi il processo che avrebbe deciso le sorti per Sbarra e Zucca volgeva al termine, dichiarando i due colpevoli di criminalità organizzata e adescamento di un ragazzo e sottopondendoli dunque a reclusione nel carcere della città.

Manuel, grazie all'aiuto del valido avvocato di Dante, oltre a non aver subito alcuna pena, aveva ottenuto la possibilità di usufruire di un servizio di sportello psicologico completamente gratuito.

Il giovane, in aula, aveva abbozzato un sorriso all'idea che il giudice gli aveva brevemente illustrato, ben consapevole che però non ne avrebbe mai beneficiato.

Nonostante il ragazzo fosse piuttosto sveglio, aveva delle ideologie alquanto arretrate sugli psicologi.

Questo suo antiquato pensiero era poi venuto a galla durante il viaggio di ritorno verso casa a seguito del processo, quando il giovane aveva rivelato alla madre di essersi sentito parecchio offeso dal fatto che gli avessero consigliato, a sua detta, un appuntamento dal dottore dei matti.

Anita, sprofondata nel sedile anteriore dell'auto che Dante stava guidando, era da poco riuscita a farsi scivolare addosso quello stato di irrequietezza che l'aveva accompagnata per tutta la giornata.

Quel giorno si era tolta un peso enorme che alleggiava dentro di sè ovvero quello che il figlio avrebbe potuto finire in carcere, ma ora sapere che lui era lì nel posto dietro al suo la faceva stare bene.

Suo figlio finalmente era libero.

Questo suo senso di tranquillità, però, all'udire la voce del suo bambino sparì completamente, lasciando spazio a un'emozione che stava cercando di reprimere da giorni: la rabbia.

La donna, a seguito della dichiarazione del ragazzo fu infatti travolta da una forte sensazione di sdegno che scaturì in uno scappellotto e in una sfuriata al figlio.

"Ma quand'è che ti sei rincretinito così tanto Manuel? - aveva esclamato, colpendolo - Sti due criminali, la macchina rubata, lo spaccio, Alice e mo' pure sta cavolate? Io non ti riconosco più"

Il riccioluto non aveva nemmeno cercato di controbattere e, incassando il colpo, aveva voltato lo sguardo verso il sedile accanto al suo che era occupato da un Simone che fissava fuori dal finestrino.
Si decise dunque a omologare la sua azione, tremendamente annoiato dal viaggio.

Con un po' più di attenzione, Ferro avrebbe potuto notare che l'amico aveva gli occhi lucidi e non stava realmente osservando il paesaggio, ma quel giorno il ragazzo non era molto attento.

Il giovane Balestra era infatti stato ferito dalle parole dell'altro che, involontariamente, lo aveva definito come un pazzo visto ch'egli aveva avuto degli incontri con uno psicologo a seguito del suo incidente.
Sapeva bene che Manuel non era un campione nel riflettere prima di aprire bocca, ma ciò non affievoliva il peso dell'accusa che aveva indirettamente ricevuto.

L'abitacolo dell'auto fu dunque invaso da un gelido silenzio che si protrasse per una buona mezz'ora fino a quando Dante non si decise a parlare.

"Comunque stavo pensando che tu e Manuel potreste venire a stare da noi per un po'... - in seguito sussurrò in modo che solo Anita potesse sentirlo - Credo che Manuel necessiti di una figura maschile nella sua vita"

Distolse brevemente lo sguardo dalla strada per osservare il volto della donna e poi riprese: "Insomma dopo un fatto del genere mi pare chiaro che entrambi necessitiate di un supporto per rimettervi in sesto, no?"

Ferro aveva assunto una faccia confusa, esprimendo il suo disappunto dicendo: "Ma quale supporto professò? Noi-"

Non riuscì però a terminare la frase visto che Anita sovrastò le sue parole per dimostrare di essere pienamente d'accordo con quella proposta.

"Noi niente Manuel, quello che hai fatto è assurdo. Dico ma te ne rendi conto?"

"Te prego non ricomincià" sbuffò il ragazzo.

"Ma quale ricominciare e ricominciare Manuel?" gli domandò la madre che stava iniziando a perdere nuovamente la pazienza.

Il guidatore decise di sviare il discorso e rendere partecipe suo figlio della proposta: "Simone? Tu invece che ne pensi?"

Il giovane staccò gli occhi dal finestrino per fulminare il padre dallo specchietto retrovisore dell'auto, ma non proferì parola.

Dante trattenne uno sbuffo e "Ascoltami Manuel facciamo così: o vieni a vivere con me e Simone oppure prendi appuntamento con lo psicologo" pronunciò l'uomo fissando il giovane dallo specchietto.

Balestra Junior che, temeva la convivenza con il ragazzo che amava, si girò verso quest'ultimo con occhi che sembravano supplicarlo di scegliere la seconda opzione.

Manuel, che quel giorno era piuttosto distratto, però non vi fece caso e, mosso dal ribrezzo che nutriva per gli strizzacervelli, si vide costretto ad accettare la sua permanenza a Villa Balestra.

Un professore 2 | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora