13.

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┌───────────── •✝︎• ────────────┐«So I don't fear shit but tomorrow»Sucker for pain └───────────── •✝︎• ────────────┘

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«So I don't fear shit but
tomorrow»
Sucker for pain
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«Aramis?»

Il sollievo che provai quando sentii la sua voce dopo tutto quel tempo mi sciolse un po' i muscoli delle spalle. Anche Alexander sembrò rilassarsi, appoggiando la schiena al muro.

Eravamo nello studio del suo appartamento, asettico e privo di vita come tutto il resto della casa. Vicini alla finestra con le serrande quasi del tutto chiuse, visto che era la zona in cui c'era più campo, fissavamo il telefono con le orecchie aguzze.

«Killian, fratello, come stai?» dissi subito. Era la prima volta che lo sentivo da quando l'avevano chiuso dentro il carcere e mai quella voce da cretino mi era mancata così tanto.

«Sto bene, ma ora non iniziare con le tremila domande del cazzo», rispose brusco e a tono leggero.

Io e Alexander ci guardammo negli occhi e un breve sorriso ci sfuggì dalle labbra.

Per quanto non lo desse a vedere, nascondendo tutti i sentimenti dietro una maschera imperturbabile, doveva mancargli davvero. Doveva provare come me quel vuoto che sentivo nel petto. Avrei dato tutto per infuriarmi ogni volta con lui per i casini che creava.

Colletti ecclesiastici tagliati, ostie finite, il vino della chiesa completamente scolato nella sua pancia e candele spezzate. Killian era davvero creativo quando doveva darmi fastidio. Veniva a provarci con le catechiste più giovani. Una volta aveva persino convinto una suora a perdere le vesti perché lui era il Messia e se non gli avesse fatto un pompino il mondo sarebbe finito.

Come diamine facesse, proprio non lo sapevo.

«Invece sì e tu risponderai altrimenti vengo lì a darti delle sculacciate», dissi fingendo un tono da duro.

Lui rise. «Probabilmente sarò io quello a farti il culo, vecchietto».

Appena sentii quella frase ripensai a quella dea orientale che era proprio dall'altro lato del pianerottolo. Quei due sarebbero andati d'accordo. Forse non si erano neanche mai parlato più di tanto, lui odiava andare in quel locale notturno, me lo diceva ogni volta, e quindi era probabile che avessero parlato solo una o due volte.

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