8. 𝒯𝒾𝓂𝑒 𝓉𝑜 𝓇𝑜𝓁𝓁 𝓉𝒽𝑒 𝒹𝒾𝒸𝑒, 𝓎𝑜𝓊 𝓀𝓃𝑜𝓌 ℐ'𝓂 𝓉𝒽𝑒 𝓉𝓎𝓅𝑒

2.7K 174 411
                                    



*****
~*☽ ☥ ☾ *~
******

Dovrei chiedere scusa a me stessaper aver creduto sempredi non essere mai abbastanza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Dovrei chiedere scusa a me stessa
per aver creduto sempre
di non essere mai abbastanza.

A.   Merini



🌘🦋🌒





Non c'è che dire, Esrik ha toccato la leva giusta per spingermi ad agire, per spingermi a seguirlo oltre quella terrificante porta

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.






Non c'è che dire, Esrik ha toccato la leva giusta per spingermi ad agire, per spingermi a seguirlo oltre quella terrificante porta.

Muovo veloce gli ultimi passi che mi rimangono da fare prima di incontrare la scalinata. Salgo in fretta i cinque gradini di pietra e sono dentro.

D'istinto mi guardo attorno, non so il motivo, o forse sì...

Tra queste mura infestate di crudeltà sono sempre stata abituata a guardarmi le spalle, ma adesso mi rendo conto che non ce n'è bisogno. È da quando ho diciotto anni che non metto piede qui dentro, perciò anche il resto dei miei così detti "fratelli" devono aver fatto lo stesso, e non potranno più spaventarmi facendomi scherzi odiosi.

Il mio corpo si tende in un ammasso di brividi al pensiero di quando mi fecero trovare una vipera nel letto. La ricordo ancora, aveva la testa triangolare. Non si muoveva, sicuramente doveva essere morta.

Guardo Axel di fronte a me. Sta camminando per il lungo e stretto corridoio.

Ormai da quando ha staccato la musica dalla macchina ha smesso di sorridere. Un nuvolone grigio dev'essersi abbattuto su di lui.

Gli sto facendo del male a portarlo qui. E anch'io non sto così bene.

La casa è sempre la stessa, arredata con mobili marrone scuro. Vecchi e rotti. Scorgo il divano nella sala grande, ingrigito negli anni. Le pareti sono rivestite ovunque con la stessa carta da parati. È celeste e in alcuni punti è talmente lisa che si sta staccando. Si vedono i riccioli agli angoli e mi viene una gran voglia di tirarla via e farla a pezzi.

Ogni ricordo che ho nella casa degli orrori ha come sfondo questa carta da parati celeste con un motivo di primule viola e lilla che si susseguono in rampicanti. Un motivo che si ripete all'infinito. Sia nel reparto giorno, sia al piano superiore, dove c'era la camera da letto che condividevo con altre tre ragazze.

OMBRE D'EGITTO 1, il mistero del fiore di loto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora