Capitolo 2

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Robin si era seduta nel banco davanti a Simone e Michèle.
Aveva intenzione di evitare Dupin il più possibile e al suo ingresso in aula non gli rivolse nemmeno uno sguardo.
Robin non odiava Jean, lo riteneva solo un insopportabile ragazzino pieno di sé ed era sicura che in quegli anni non fosse cambiato.

Una ragazza bionda entrò in aula e prese posto accanto a Pichon che nel frattempo era diventato tutto rosso.

"Pichon se la starà facendo sotto"  bisbigliò Dupin al suo amico biondiccio.
Robin non badando alla promessa fatta poco tempo prima si girò guardandolo con disprezzo.
Jean non la notò a differenza del suo amico che le rivolse un mezzo sorriso tutt'altro che amichevole.

"Buongiorno, sono la signora Giraud e sono la vostra insegnante di riferimento. Il suo nome signorina?" iniziò la donna, rivolgendosi alla bionda seduta in primo banco.

"Annick Sabiani"

"Dove pensa di essere signorina Sabiani? Crede di potersi sedere con un ragazzo. Prenda le sue cose"
La professoressa Giraud era una donna a vecchio stampo, una di quelle che non riteneva che le ragazze potessero avere le stesse capacità di un uomo.
"Una vecchia con il cervello bacato" pensò Robin.

Annick iniziò a raccogliere le sue quando la professoressa la fermò "Non lei. Pichon, si alzi e si vada a sedere dietro".

"Ma non ci vedrei bene" si lamentò il ragazzo.

"Vada in fondo in fretta."
Il tono di voce della Giraud si era fatto più forte e così Henri dovette ubbidire.
Prese le sue cose e si diresse verso l'ultimo banco accanto ad un ragazzo castano vestito di arancione.

"Brutta giornata eh" commentò il biondiccio facendo uno sgambetto al povero Pichon che inciampò.

Robin non sopportava chi pensava di essere migliore degli altri, soprattutto se questo era un amico di suo fratello.
"Coglione" uscì dalla sua bocca senza nemmeno rendersene conto.

"Signorina Vertier ha detto qualcosa che vuole condividere con la classe?" la riprese la donna.

"No nulla. Mi scusi"

"Sarà meglio. Ora aprite il libro a pagina 12" ordinò la Giraud.

Robin non lo sapeva ma non solo la professoressa l'aveva sentita, pure il diretto interessato che non aveva smesso di fissarla per tutta la lezione.

Così una volta suonata la campanella dell'intervallo è finita la lezione tutti i ragazzi si diressero fuori nel cortile.

"Io sono franco-algerina, i miei genitori abitano in Algeria, io ora vivo insieme a mia zia. Lei é contro l'Algeria, pensa sia solo una scusa per andarsene dalla Francia" cominciò Simone aggiustandosi il vestito.

"E cosa hai intenzione di fare dopo il diploma?" domandò la moretta.

"Penso che andrò ad insegnare là. Mi piace l'Algeria, é casa mia"

Improvvisamente qualcuno prese il braccio di Robin strattonandola all'indietro lasciandole un graffio sul gomito.

"Che cazzo ci fai qui?" sputò acido Dupin spingendola contro la parete. A fianco a lui i suoi due soliti amici.

"Datti una calmata. Mamma e Victor pensavano fosse meglio per me tornare qui a studiare ora che il Voltaire é misto" Alzò la testa in segno di sfida.

speechless // Joseph DescampsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora