Capitolo 2

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Luce Botticelli

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Luce Botticelli

«Queste cose vorrei dirtele all'orecchio,
mentre urlano e mi spingono ad un concerto,
urlarle dentro a un bosco,
nel vento,
per vedere se mi stai ascoltando

Il rientro a scuola è sempre un evento traumatico.

«Queste cose vorrei dirtele sopra alla tecno,
accartocciarle dentro a un foglio e poi centrare un secchio.
Stasera non mi trucco che sto anche meglio,
voglio vedere se mi stai ascoltando

Non si può negare, e preferiremmo tutti restare all'estate a scaldarci sotto il sole...

«Se mi stai ascoltandooooo!»

...ma la sensazione di rientro con le cuffiette alle orecchie come per dire "Non parlatemi, grazie" quando implicitamente sono un invito a strapparmene una e mettertela tu perché, già le ansie da primo giorno sono troppe, si placano una volta trovata la persona che assieme a te non vuole parlare veramente con nessun altro, e restate ad ascoltare la musica della playlist che all'altra piacerà meno e che la compagnia dovunque placa la mancanza. Perché alla fine sorriderete entrambe al suono della campana finalmente con un carico di calma in più essendone sprovviste all'andata.

E al ritorno? E al ritorno, sul viaggio breve o corto che vi aspetterà in auto o in autobus, avrete fatto una brutta figura, sarete odiati o amati dai nuovi e vecchi professori, e potrete dormire un ultimo pomeriggio perché dopodiché il carico che avevate appena fatto di calma sarà esaurito e verrà sostituito, con un enorme, gigante, plateale, carico di studio.

«Letizia Romagnoli, sei obbligata ad accompagnarmi al concerto.» ci spingiamo a vicenda camminando verso le scale dopo aver finito di cantare, sembrando, o magari pure essendo, delle grandissime vagabonde ubriache che non sanno dove stiano o dove andare.

«Luce Botticelli, se io sono obbligata a venire, tu sei obbligata a pagare.» Ed ecco che qua inizio a rivalutare le mie idee...

«E Lucrezia Rinaldi la lasciamo a casa?» Lù compare all'improvviso dietro la mia spalla facendomi fare sobbalzare fino all'ippodromo di Roma per il concerto e facendomi volare avanti nel tempo per quando ci sarà.

«Scherzi? Devi farle fare un salto del genere sul momento per farla catapultare sul palco.» commenta la biondissima che rimane impalata quando le abbraccio entrambe, necessitando improvvisamente affetto. «No, scherzo. Quel posto serve a me perché lei Calcutta già se lo sogna la notte e lo vede abbastanza, io ho bisogno di saltargli addosso, e nel frattempo anche un passaggio in auto.»

«E per urlare a squarciagola fino a consumarci le corde vocali con me.» dico alla mia ricciolina preferita che ricambia immediatamente l'abbraccio, l'altra agli inizi è anaffettiva, ma poi... tutto cambia. «Ahhhh, quanto mi siete mancate!»

Un'intera estate senza di loro, senza nessuno, è stata un suicidio.

«Ma sentila. Parla lei che sì e no è uscita con noi due o massimo tre volte in un'intera estate.»

Battito PerpetuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora