Arrivai a casa dei miei genitori nervoso, nella mia vita avevo dato a mio padre e a mia madre già diverse delusioni, una in più non avrebbe fatto differenza cercavo di ripetermi in testa.

«Ciao Riccardo>mi salutò mia madre appena mi vide, si trovava nell’ampio soggiorno che si scorgeva all’entrata di casa a leggere un libro.

«Ciao, dov’è papà?>le chiesi subito, non avevo voglia di stare tanto tempo in casa.
«Nel suo studio perché?>

«Devo dire una cosa a tutti quanti, compreso lui>mia madre mi osservò e sembrò preoccupata anche se cercò di non farlo notare. Con qualche titubanza iniziale si alzò dal divano e andò a chiamare mio padre e mio fratello Luigi.

«Cosa devi dirci?>mio padre era chiaramente infastidito di essere stato disturbato.
«Tranquillo papà perderò solo pochi minuti… ho cambiato facoltà e oggi ho seguito la prima lezione nella nuova>parlai talmente veloce che per un momento ebbi paura che non mi avesse udito.

Ma invece aveva sentito benissimo, il suo viso divenne paonazzo e mi guardò con disprezzo.

«Come hai cambiato facoltà? Ma dove? Con quale?>aveva perso le parole.

«Marketing>dissi solamente.

«Ma sei una completa delusione! Lo sei stato su tutti i fronti, l’unica cosa buona che avevi fatto era stata quella di inscriverti in ingegneria. Ero stato così contento, ricordo di aver pensato:” sicuro non si laureerà prima dei trent’anni ma almeno sarà anche lui ingegnere”. E invece no.  Mi dici che te ne devi fare di una facoltà del genere? Hai già ventisei anni, pensi che io e tua madre ti manterremo a vita? No signore, puoi andare anche a lavare i piatti in qualche locale per quanto mi riguarda così imparerai le buone maniere>urlò, era fuori di sé.

Guardai tutti gli altri, mio fratello era impettito sulla sedia e si notava la sua felicità, ogni volta che commettevo un errore aveva sempre il sorriso sotto i baffi, fiero di essere lui il figlio migliore, quello perfetto.

Mia madre sembrava addolorata, diceva sempre di provare una forte tristezza quando commettevo errori, ricordo ancora diversi anni fa quando mio padre mi diede un ceffone e mi disse:” guarda come riduci tua madre, se continui così la farai morire”.

Aveva sempre detto di amarmi e di essere dalla mia parte, ma quando succedeva qualcosa non riusciva a fare altro che avere espressioni tristi, non mi aveva mai difeso.

«Troverò un lavoro per conto mio tranquillo papà, non ti ho mai chiesto nulla>

«Vorrei capire cosa ho fatto di male per avere un figlio del genere, hai idea di com’è imbarazzante per me andare al lavoro o quando vengono a farmi delle interviste?>

«Mi sembra che finora tu sia stato bravo a fingere che io non esistessi continua pure a lodare Luigi, il figlio perfetto>

«Lo stupido sono stato io che mi sono illuso di qualcosa, quando a sedici anni hai combinato quello che hai fatto dovevo capirlo, non ti laureerai mai, finirai in qualche brutto giro e ti guadagnerai da vivere così>e detto questo si avvicinò e stava per darmi uno schiaffo ma ci ripensò, forse ricordava ancora dieci anni fa quando aveva provato a darmene uno cos’era successo, da allora aveva smesso.

«Vaffanculo papà e a tutti voi>non riuscivo più a stare in quella casa, sembrava restringersi intorno a me, iniziavo ad avere il respiro irregolare. Senza degnarli più di uno sguardo andai via, mi misi a correre finché non arrivai a casa mia, dall’altra parte dell’isolato.

Sentivo caldo, avevo il cuore che mi batteva fortissimo e non riuscivo più a respirare, sembrava che avessi dimenticato come fare.

Mi sedetti a terra, feci un respiro profondo e mi ripetei:” puoi respirare benissimo, è tutto nella tua testa, stai tranquillo”, mi misi a contare lentamente e a visualizzare il mare per tranquillizzarmi.

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