Passarono i giorni, provai a seguire il ritmo universitario anche se non ne avevo voglia, lo facevo soltanto perché era l’unico luogo dove sapevo di poter vedere Martina.

Feci amicizia con Giusy che era molto amica di Marco. Ma il mio unico obiettivo era Martina, cercavo di corteggiarla perché avevo capito che le piaceva ma non ero molto pratico di queste cose, non sapevo essere gentile e non mi venivano spontanei dei gesti d’affetto.

Sembrava che tutti i miei sforzi non servissero a nulla. Un giorno le comprai dei fiori, un mazzo di rose rosse perché mi ricordavano lei e perché sapevo che venivano apprezzati dalle ragazze.

«Non mi piacciono i fiori!» esclamò appena li vide.
«Cosa? Perché?» le chiesi stupito, piacevano a tutti.
«Mi mettono tristezza, sono così belli ma dopo poco appassiscono, sono effimeri e non fanno altro che ricordare la caducità della vita» rimasi scioccato da quella frase, di solito quando parlavo con i miei amici ero io quello pessimista.

«Ma io come potevo saperlo»

«Lo so, tu non hai colpa stai semplicemente copiando tutti i cliché possibili per corteggiare una donna» disse con asprezza ma vedendo che ci ero rimasto male continuò:«Però mi piacciono queste attenzioni che mi riservi, mi piace che, mentre che stai parlando con le altre mi guardi appena ti passo davanti, mi piacciono questi pensierini che mi fai. Dai ormai che li hai comprati li prendo, almeno all’inizio sono belli»

Prese i fiori e stava per andare via ma io la fermai.

«Aspetta, ti piacciono i cioccolatini almeno? Visto che sono un altro cliché?» le chiesi.
Lei rise.
«Si quelli mi piacciono e sono anche banale, i miei preferiti restano sempre i Kinder anche se mi piacciono di tutti i tipi» fu il mio turno di ridere.

«Domani te li porto» e così feci. Lei rimase molto contenta.

«Scusami ma io ho bisogno di uscire con te! Capiresti che sono una persona fantastica e amabile» le dissi.
«Pensi di comprarmi con dei cioccolatini?» mi rispose ridendo.

«No ma io non so più che fare mi arrendo te lo dico prima, dammi un indizio, cosa vuoi che faccia?»

«Mi piacciono le canzoni»

«Mi dispiace ma non so scriverle, a quest’ora te ne avrei già scritte mille» lei scoppiò in una fragorosa risata.
«Ma no scemo intendo che mi piace quando me le dedicano» mi rispose continuando a ridere.

Tornai a casa sconsolato, non sapevo quale canzone dedicarle, erano veramente tantissime e non avevo idea dei suoi gusti in fatto di musica.

Decisi di puntare su dei gusti classici, sicuro che gli sarebbero piaciute, le dedicai Piccola stella di Ultimo e La musica non c’è di Coez e gliele inviai per messaggio.

Mi rispose dopo poco:” Brani scontati e banali, sai quanti ragazzi mi hanno dedicato queste canzoni? Non ne hai idea! Mi aspettavo di più da te”. 
Colpito e affondato.

Da una parte aveva ragione non mi ero impegnato abbastanza, avevo scelto le prime canzoni che mi erano venute in mente, dall’altra poteva evitare di essere così stronza, erano canzoni bellissime e io erano giorni che cercavo di impegnarmi.

Fui tentato di chiedere consigli al mio amico Marco come facevo sempre ma preferì evitare, conoscevo già la risposta. Secondo lui, mi stava solo prendendo in giro.
E poi quando stavo male o dovevo ragionare preferivo stare da solo.

Effettivamente aveva ragione Marco, c’erano dei momenti in cui mi sembrava di perdere solo tempo con lei ma continuavo a provare perché con Martina mi era successa una cosa stranissima, quando parlavamo non sentivo più il peso del mondo addosso, con la sua vitalità riusciva a farmi stare bene.

Amore Di Piombo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora