Capitolo 1.

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Capitolo 1.

Nell'auto risuonava un canzone a tutto volume. Canzone di cui Andrew non sapeva il nome.
A mala pena sapeva il testo.

Andrew aveva 13 anni.

"Per favore... abbassa!" disse sua madre.
Il padre la guardò per un secondo, poi guardò lo stereo e diminuì il volume, facendo di quella canzone allegra che veniva sparate nelle proprie orecchio un sussurro.
Poi il tempo di fare uno sbuffo infastidito e il ragazzino non riuscì a vedere più niente.
Solo silenzio.

"Mamma...? Papà...?" mormorò aprendo gli occhi.
Di loro nessuna traccia.
La macchina rovesciata accanto a lui.
Si alzò in piedi. Scrutò l'autostrada.
Ancora non si vedevano i suoi genitori.

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Aprì gli occhi, ritornando nel mondo reale.
Erano passati 4 anni da quell'incidente che strappò la vita ai suoi genitori.

La sveglia suonò poco dopo.
"Grazie al cazzo... suoni mezz'ora dopo che mi sono svegliato!" Imprecò contro l'oggetto. Lo spense, senza essere troppo brusco.

Guardò l'ora e si trascinò riluttante fino all'armadio. Prese dei vestiti senza farci troppo caso.
Gli lanciò sul letto e si guardò allo specchio.

-Altra bella notte di merda, eh, Andrew...?- pensò guardandosi.
I capelli biondi tutti arruffati.
Gli occhi color nocciola mezzi chiusi.
Le labbra rosee e carnose secche.

Si girò e andò alla finestra. Guardò il cielo.
Il sole flebile della mattina presto. Il venticello che somigliava ancora di più quella fanfara che aveva in testa.

"Ehi, voi là su! Si, parlo con te mamma, e anche con te, papà! Sapete che siete dei pezzi di merda! Si... quattro anni fa avete abbandonato un bambino di 13 anni! Ma, mamma, dico io... potevi lasciar stare la radio come stava! Che quella canzone era pure bella!"

Sorrise e qualche lacrima gli scivolò sulle guance.
Si accorse subito che stava piangendo e si asciugò quelle gocce salate.
-Ma che cazzo fai, Andrew!? Piangi?- si disse, facendo una piccola risata.

La sveglia suonò di nuovo, facendogli rendere conto che il tempo passava. E che se non si sarebbe dato una mossa avrebbe fatto tardi a scuola, anche se non è che avesse tutta questa voglia di andarci.

Mise i cornetti nel microonde e poi si sedette al divano. Si infilò i pantaloni e giusto il tempo di abbassare la zip che si udì il "bip" fatto dall'elettrodomestico.

Mangiò di fretta e poi si fiondò in bagno, per lavarsi frettolosamente faccia e denti.

Verso le 7:58 era pronto.
Prese lo zaino, vuoto, e corse a scuola.
Cinque noiosissime ore di lezione lo aspettavano.

"Ma che palle!" sbraitò, lanciando lo zaino sul banco.
"Buongiorno anche a te, Smith" rispose la professoressa, già presente in classe.

Andrew la guardò come un bambino guarda gli spinaci.
"Fanculo anche a lei, sa prof?".
La donna rise.
Era da tre anni che gi disprezzava. Il suo linguaggio volgare e le sue frecciatine ormai non facevano divertire i suoi professori.

Il ragazzo se ne fregò altamente della lezione. Fissava il cielo.
-Aiutatemi voi, vi prego!- mormorò tra sé e sé.

13:10.
Le lezioni erano finalmente finite.
Andrew passeggiava tranquillamente per i corridoi.

"Ehi, orfanello".
Il ragazzo si girò.
"Cosa cazzo vuoi? Non ho voglio di litigare. Levati dalle palle" rispose visibilmente irritato, iniziando ad andare fuori.
Venne ore se dal polso.
"Sfigato..." sentì sussurrare alle sue spalle.
Si girò e gli tirò un pugno.
"Vaffanculo!".
Così uscì da quell'edificio.

Andrew si fermò davanti qualche negozio.
Stava preparando una strategia. Un piano per rubare ancora qualcos'altro che gli serviva per la casa e un po' di soldi, che iniziavano a scarseggiare.

A un certo punto vide una collana, esposta nella vetrina di una gioielleria di lusso.
Era sicuro fosse un modello maschile.

Ammirò quello serpente raffinato, trafitto da una spada. Su quest'ultima alcune parti erano in oro, mentre sul serpente c'erano piccoli brillantini di colore rosso che rappresentavano il sangue.
Ne rimase incantato.

-La voglio... ora...- borbottò a sé..
Si alzò il cappuccio della felpa e entrò nella struttura, povera di arredamento, ma ricca di gioielli preziosi.
-Fare un colpo qui significa non dover rubare, poi, per... tutta la vita!- pensò Andrew.
Si avvicinò alla vetrina e sfilò lentamente la collana.
Rimase ad osservarla.
Gli si avvicinò una donna.
"Ha bisogno di aiuto, ragazzino?" chiese gentilmente.
Il ragazzo alzò lo sguardo e guardò la donna.
Le disse di stare zitta e fece una serie di gesti: si mise l'indice sulle labbra, poi lo ruotò (stando ad indicare tutto il posto) e infine aprì la mano di colpo, stanno probabilmente ad indicare un'esplosione.
La commessa capì il senso di quelle parole. Si allontanò immediatamente e, di nascosto, chiamò la polizia.

Andrew si avvicinò alla cassa e si mise ancora l'indice sulle labbra, dicendo alla cassiera di stare in assoluto silenzio.
Aprì la cassa e prese centocinquanta euro.

Di colpo si sentì il rumore fastidioso e assordante delle sirene della polizia.
Andrew si avvicinò alla signora che aveva minacciato prima.
"Sei una grandissima puttana, lo sai questo vero?" le urlò contro.

La polizia lo prese e lo costrinse a lasciare sia i soldi che la collana.
Il ragazzo lasciò i soldi e la collana a terra. Era inginocchiato a terra e nel rialzarsi afferrò la collana e se la mise nelle mutande, per poi andare nella macchina della polizia.

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La luce lo accecava.
Subito presero i suoi dati.

"Dove sono i tuoi genitori?"
"A fanculo..." rispose, arrogante.
"Sono serio! Si tratta di un furto, ragazzino! Uno dei mille che hai combinato!"
"Sono morti..." disse, sviando lo sguardo.

La polizia scoprì subito che viveva da solo, anche essendo minorenne.

"La porteremo in un orfanotrofio... dove in oltre le impareranno le buone maniere..." disse il poliziotto.
"Cosa?! Ho 17 anni, cazzo! Non voglio stare con dei fottuti bambini... e tutte quelle sante delle "maestre"... ma vaffanculo, io torno a casa!" urlò brutalmente, alzandosi e facendo per andarsene.

"Non vuoi capire che anche tu hai un problema come quei "fottuti bambini"?" gli disse l'uomo.
Andrew si fermò. Dio, se gli stavano sulle palle le persone che glielo dicevano in faccia. Non voleva sentirlo, lo sapeva.

"Si... lo so..." mormorò.

*Angolo autrice parecchio disagiata*

Bene sono tornata con una nuova storia.
Allora... non so quanto riuscirò a tirare questa storia, ma ho l'intenzione di farla abbastanza lunga.
Probabilmente sarà una storia +18 in futuro, quindi non dite che non vi ho avvertito :). Anche se ancora non lo so...

Comunque... spero che vi piaccia.
Potete commentare e esprimere tutte le critiche, così cercherò di migliorare la storia e renderla più interessante.

Alla prossima...
||MoMo.

The love story of a thief.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora