Capitolo 4.

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Capitolo 4.

Erano già passati due mesi dall'arrivo di Andrew.
La famiglia lo trattava come sei fosse realmente loro figlio.

Quel giorno c'era un sole intenso, che entrava prepotente dalla finestra, per finire sul viso del biondo.
Gli scappò un mugugno infastidito e si coprì gli occhi con la mano.
-Ma porca puttana...- imprecò.

Si alzò dal letto e si trascinò in cucina.
"Buon giorno" dissero tutti felici.
Andrew gli guardò e fece una risatina.
"Come siamo di buon umore!" esclamò.
Si sedette a mangiare.
Quattro fette biscottate, un succo di frutta e la nutella. Non si può desiderare di meglio la mattina.

"Oggi che facciamo? Parco? Spiaggia? Passeggiata?" chiese Samuel, entusiasta.
"Letto...!" borbottò il più grande, ridacchiando.
Il più piccolo lo guardò, rivolgendogli uno sguardo confuso, arrabbiata e anche leggermente triste.
"Ma come? C'è una giornata stupenda e tu vuoi stare a letto?!".
Andrew ridacchiò.
"Il caldo mi rompe le palle..." disse, iniziando a gustare la sua colazione.
"E tu le stai rompendo a me!" sbuffò Samuel.

La conversazione finì. Il biondo non aveva voglia di rispondere.

Era da un po' che un pensiero gli avvolgeva la mente.
Da quanto cazzo è che non rubava?

-Ma che...!? No, cazzo, no! Come ti viene in mente, Andrew?!- pensò, rimproverando se stesso.
Jane lo guardò perplessa.
"Tutto bene, tesoro?"
Il ragazzo annuì solamente.

Sì alzò e se ne andò nella propria stanza. Si vestì.
Semplici jeans scuri e una camicia nera. Forse era troppo elegante.

Poi uscì, di nascosto.
-Andrew, ma che cazzo fai!? Sei un fottuto coglione...- si disse.
Quel sole riscaldava l'asfalto, e sembrava di stare in una sauna.

In quei mesi aveva imparato a conoscere il posto.
Era una piccola città, ma molto sviluppata.
La gente si conosceva tutta, almeno nel quartiere in cui abitava lui era così. Erano estremamente pettegoli, mai fare qualcosa di sbagliato. Gli abitanti sarebbero venuti a saperlo.
Accanto casa sua c'era un'anziana signora.
Sembra assurdo, ma anche se Andrew aveva 17 anni, rimaneva incantato davanti a i suoi racconti e a i suoi pettegolezzi.

Camminò per metà quartiere, senza accorgersene.
A un certo punto inciampò in una borsa.
-Ma che caz...?-.
Si alzò e prese l'accessorio.
Non sapeva perché, ma l'aprì.

Dentro c'erano soldi e altre cose varie.
Le urla dietro di sé, però lo portarono alla realtà.
"Lascia quella borsa, ragazzo!". Il biondo si guardò indietro e poi guardò la borsa. Iniziò a correre, con fra le braccia l'oggetto.

E mai, mai, quel quartiere sembrò così grande. Strade e stradine, vicoli e vicoli ciechi.
-Merda!-.
E correva, correva, quando ad un certo punto vide una stradina, nascosta e molto stretta. Ci entrò.

"Andrew? E tu quando sei uscito? E perché hai l'affanno?"
"Samuel.... ehm... io..." borbottò il più grande, non sapendo che dire.

Samuel vide fuori dalla stradina e riuscì a stento a vedere l'uomo che inseguiva suo "fratello".
"Quell'uomo... cerca te?"
Il biondo annuì.
"Senti, Samuel..." fece un lungo respiro "... Sono un ladro... l'orfanotrofio è servito a poco... ho visto questa schifo di borsa, era a terra... l'ho presa e ho visto all'interno... c'erano dei sodi... e io... beh, puoi vedere com'è andata a finire...".
Il più piccolo rimase di pietra. Lo guardava solamente, con un'espressione tra il perplesso e lo shockato.

"Lascia quella merda, Andrew..." sussurrò.
"M-ma-...."
"Ho detto... lascia quella merda!" urlò.
Andrew spaventato la lasciò cadere a terra.
Samuel lo guardò.
"Mi fai schifo!" mormorò, spingendolo contro al muro.

Eccolo. Quel dolore. Proprio lì, al petto. Sulla parte sinistra.
Poi le lacrime. E i singhiozzi.
Infine le urla.
Aveva perso di nuovo uno dei ragazzi a cui si era affezionato. Questa volta di più di quella precedente.
Steven se lo scordò poco dopo.
Ora, però... non era sicuro di riuscirci.

Lanciò lontano la borsa e corse a casa.
Samuel non c'era.
-Dove cazzo è?!-.

Passarono le ore e lui ancora lo cercava.
Si arrese.
Ormai l'aveva perso. Sarebbe tornato, ma non da lui.

Si addormentò con le guance bagnate. Colpa di un secondo amore lasciato andar via.

Quella notte però qualcuno vegliava su di lui.
Samuel rimase a guardarlo tutta la notte, accarezzandoli teneramente i capelli. E soprattutto, sentendosi soddisfatto quando, anche se inconsciamente, Andrew sorrideva nel sonno, sotto il tocco delle sue carezze.

*Angolo autrice parecchio disagiata*

GIURO CHE ORA URLO!!
Raga!! I capitoli stanno venendo corti, scusate! T.T

Comunque, come sempre vi chiedo di commentare e di dirmi che ne pensate.
Nel prossimo capitolo pensavo di mettere una parte hot. Io vi ho avvisato, poi fate come volete! xD

Alla prossima...
||MoMo.

The love story of a thief.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora