𝐈. 𝐭𝐫𝐨𝐧𝐨𝐩𝐡𝐢𝐥𝐢𝐚

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ormai non ho più nulla. il peso del mondo mi crolla addosso opprimendo i miei desideri e i miei pensieri. sono una quindicenne insulsa e inutile che ha sogni fisicamente irraggiungibili.
mi chiamo giulia. ho un rapporto neutrale con i miei, che sono iperprotettivi nei miei confronti. nonostante studi davvero poco, la scuola non mi dà affatto problemi: ho ottimi voti e una passione sfrenata per il disegno.
sono apparentemente apatica, anche se non è affatto così. da due anni ormai soffro di una profonda instabilità emotiva di cui non tutti sono a conoscenza. ho tante insicurezze: odio me stessa, il mio corpo e la mia persona. ho iniziato a farmi del male da diversi mesi ormai e le mie uniche vie di uscita dalla realtà sono gli anime e la musica.
amo la musica con tutta me stessa. ascoltarla è qualcosa che mi viene spontaneamente, senza nemmeno pensarci due volte. la musica mi culla trasportandomi in un mondo dove ci sono solo io e i miei pensieri. i miei artisti preferiti sono gli arctic monkeys e billie eilish.
per quanto riguarda gli anime, sono una nerd ossessionata. in particolare, my hero academia è il mio preferito.
gli anime mi aiutano a fuggire dalla realtà, dalla vita di merda che conduco e dal continuo desiderio di finirla qui. gli anime, storie perfette che narrano di mondi irraggiungibili, di personaggi con passati travagliati che sanno come farsi desiderare.
ecco, il mio preferito è proprio bakugo, che nonostante non abbia un passato travagliato, non sa come nascondere la rabbia che si porta dentro.

ebbene sì, sono follemente innamorata di bakugo katsuki e questo non fa altro che peggiorare la mia situazione. essere innamorati di qualcuno così fottutamente irraggiungibile è tanto bello quanto doloroso.

lui. il suo corpo. i suoi capelli, biondi e ispidi. i suoi occhi, rossi come cerchi di fuoco. lui cazzo, lui. la sua immagine, impressa nella mente, è qualcosa di incancellabile. una figura fissa, indelebile, che amo così tanto, e che mi fa stare così male allo stesso tempo. perché doveva capitare proprio a me, di innamorarmi di qualcuno che non avrei mai potuto raggiungere?

è una normale giornata di sole. sto andando a scuola a piedi, come al solito. ho le cuffie alle orecchie. sto ascoltando "i wanna be yours" degli arctic monkeys. il mio viso, impassibile, non mostra nemmeno una traccia di sorriso.
in generale, mi rimane facile nascondere le emozioni, tranne la rabbia.
la rabbia, quando c'è, riesce sempre a farsi vedere.
mi appanna la vista e confonde la mente, manipolando le mie azioni. mi altero per qualsiasi cosa e ho quasi sempre reazioni esagerate.
la mia testa è stracolma del pensiero che mi ricollega sempre a lui, a kacchan. a quel fottuto katsuki. a lui e al suo corpo. alla sua voce scazzata e roca. a lui e solo a lui.
i pensieri mi vorticano nella mente, senza darne neanche l'impressione: i miei occhi rimangono vuoti e spenti. non amo affatto sembrare arrabbiata, anche se sono costretta per via del mio carattere. non devo lasciar trapelare neanche un sottilissimo filo di quello che provo. se accade, ci sono sempre loro a puntarmi contro il dito. a insultarmi. a dirmi che faccio la vittima. a imprecarmi contro. a sparlarmi dietro.
loro non sono consapevoli di farmi del male, perché credono che io sia la ragazzina sola che sta bene con se stessa e con la sua musica. ed effettivamente non hanno tutti i torti, ma qualche amico in più non mi farebbe del male, anzi.

entro in classe, sfilandomi le cuffie e appoggiandole sulla base del mio collo. i miei compagni di classe entrano numerosi e si siedono ognuno al proprio posto.
il professore di fisica fa il suo ingresso in classe.
<buongiorno ragazzi, oggi purtroppo la professoressa haruda sarà assente, quindi avrete un ora buca. potete studiare, utilizzare i cellulari: in breve, potete fare tutto quello che volete. l'importante è che non urliate. giacché anche io ho tanto lavoro da fare, vi lascerò fare quello che volete anche nella mia ora.>

appena il professore esce dalla stanza, il chaos si riversa nell'aula. aereoplani di carta volano dappertutto. più della metà dei miei compagni è in piedi.
sembra una di quelle fiere del vino cotto, dove tutti sono ubriachi e non fanno altro che divertirsi. in un certo senso, sono felice per i miei compagni: nonostante tutte le divergenze che ci siano tra di noi, invidio da morire il legame che da anni hanno e che io non sono riuscita a mantenere.
diversi gruppi hanno unito i banchi e c'é un casino che uccide. sfilo il telefono dalla tasca, mi infilo le cuffie e faccio partire la musica, che mi inebria piacevolmente. prendo lo sketchbook giallo che tengo nello zaino e afferro la matita, abbozzando bakugo, quel ragazzo tanto arrabbiato quanto eroico. tiro linee su linee, fino a che la sua figura perfetta emerge sulla pagina bianca del mio quaderno. l'ho disegnato così tante volte che ormai conosco a memoria ogni singolo angolo del suo corpo. disegnarlo è l'unico modo che ho per averlo - in qualche modo - accanto a me.

leggo dei messaggi sullo schermo del cellulare: vengono dal gruppo dello sci club. in quel gruppo ci sono ragazzi della mia età che però sono molto infantili. capita spesso quindi di ritrovare messaggi completamente casuali mandati per far ridere o infastidire. infatti, a rompere il cazzo ce la fanno benissimo.
<luigi, non rompere i coglioni> scrivo io rispondendo a uno spam di sticker.
<stai zitta> ricevo come risposta.
<oh no, che paura! e adesso che faccio?> lo provoco.
<tagliati, emo del cazzo.>
ahia, tasto dolente.
arrivano decine di messaggi che rimproverano luigi.
<un semplicissimo vaffanculo luigi, per avermi fatto sentire una merda più del solito. grazie.> rispondo.
"non fai più parte di questo gruppo".

tutto quel vorticare di pensieri e rancori mi fa accasciare stanca sul banco. mentre i miei compagni fanno rumore, io sono qui, abbracciata a me stessa, mentre ascolto i nirvana a tutto volume. mi accorgo che la manica della felpa mi scopre il braccio: diversi tagli che mi sono fatta ieri sera risaltano notevolmente: ho l'intero braccio rosso.
quando il taglierino entra a contatto con la mia pelle sento un senso di espiazione, come se il dolore che mi provoca potesse liberarmi dai miei errori e farmi scappare dal mondo reale. ultimamente, però, mi sto abituando ai tagli: questo mi spinge a farne sempre di più per provare di nuovo quella sensazione di libertà.
mi ricopro subito con la manica, sperando che nessuno li abbia visti.
socchiudo gli occhi, sperando di cadere nel sonno più profondo.
i sogni mi hanno sempre affascinata. sono scenari che la nostra mente crea per distrarre il cervello mentre il corpo dorme. sono immagini assurde, contorte e perverse, che tuttavia celano significati
nascosti.
un giorno di qualche anno fa lessi che la maggior parte dei sogni viene dimenticata dopo un'ora dal risveglio. infatti, da allora, mi appunto sempre i sogni che faccio.
questa mia attrazione verso i sogni mi spinge a dormire spesso, come in questo momento, per esempio.
prima che possa addormentarmi, la mia mente si riempie nuovamente di quella disarmante consapevolezza: kacchan non c'è. e non ci sarà mai.
perché doveva capitare a me?
delle lacrime calde mi rigano il viso, bagnandomi l'orecchio e inumidendomi ciocche di capelli scuri.
<vorrei tanto averti qui con me adesso, idiota...>

~ about me ~
so che nessuno leggerà questa storia, ma non importa. va bene così. amo scrivere, e non mi interessa avere l'approvazione degli altri per dimostrarlo.
ps. la tronophilia (tronofilia in italiano) è il provare affetto o sentimenti veri e propri verso personaggi immaginari: è letteralmente il sinonimo di fittosessualità.

𝐖anna 𝐁e 𝐘ours | 𝘬. 𝘣𝘢𝘬𝘶𝘨𝘰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora