TW: Uso di droga
La sveglia cominciò a suonare, era il primo giorno di scuola, ma io non ero così tanto entusiasta, mi sentivo come quando da bambino i tuoi ti obbligavano ad andare a giocare con gli altri bambini del tuo quartiere, e tu non avevi altre possibilità, se non quella di rispettare ciò che dicevano. Mi alzai di scatto e colpì con la testa la mensola che si trovava al di sopra del mio letto, sono sicuro che fra qualche anno quel mobile mi ucciderà. Sfortunatamente gli unici a venire al mio funerale sarebbero i miei due fratelli e mia madre, dopotutto il numero dei miei amici è paragonabile al numero delle persone con una quantità di neuroni maggiore a 2 in quella fottuta scuola nella quale devo andare, per non passare il resto della mia vita a pulire pavimenti, o a starmene sotto il controllo di un essere lurido con il desiderio di mettermelo in culo mentre lavoro. Questa descrizione mi ricorda troppo il mio patrigno, ogni volta che guarda delle ragazze che passano per strada e che avranno all'incirca la metà dei suoi anni, lui comincia a sbavarle dietro, manco ho quella reazione io quando vedo uno sconto gigantesco al MC Donald's.
Andai in bagno, mi preparai, e mi vestii con i primi vestiti che trovai nell'armadio, corsi fuori da casa salutando mia madre che mi augurò buona fortuna e mi incamminai verso quella merda di posto. Arrivato osservai tutte le persone da testa a piedi, tutti avevano un loro gruppo di amici, ed io ero lì, solo, a guardarli con una faccia disperata.
Controllai che materia avevo alla prima ora, e mi diressi subito in classe, subito la professoressa cominciò a spiegare, io mi chiedo di che problemi possa soffrire una persona per spiegare subito al primo giorno di scuola, intanto in classe la gente parlava, mentre io ero lì a pensare con chi provare a stringere un'amicizia e senza risultare strano. Finita la lezione andai in palestra e cominciai a giocare un po' da solo a basket.
Un ragazzo da dietro mi sorprese mentre tirai al canestro, cominciò subito a presentarsi e io feci altrettanto. Era un ragazzo alto, più o meno una ventina di centimetri in più di me, aveva dei grandi occhi nocciola e dei capelli ricci, la pelle era scura, lungo il braccio aveva una cicatrice che gli percorreva tutto l'arto fino ad arrivare alla parte anteriore della spalla, poi il suo volto era decisamente allegro, evidentemente la sua giornata era andata diversamente dalla mia.
Si chiamava Jason, io gli dissi che mi chiamavo Edoardo, e lui mi chiese da dove provenivo perché non aveva mai sentito questo tipo di nome, io risposi dall'Italia, e lui subito mi sorrise e aggiunse che adorava quel paese, desiderava tanto andarci.
Oltre a delle brevi presentazioni di noi stessi, ci scambiammo pure i numeri di telefono e mi invitò per fino ad una festa, questa sera, a casa sua.
Io subito accettai e lui ricambiò con un sorriso, dopo mi salutó e se ne andò uscendo dall'uscita secondaria dell'edificio.
Finita scuola andai dritto a casa, raccontai la giornata a mia madre e lei si sorprese perché era da molto che non parlavo con qualcuno e oggi accadde. Andai in camera mia, e mi sdraiai sul letto, in certi momenti urlavo dalla gioia perché non vedevo l'ora che fosse sera, per andare alla festa e vedere Jason, in altri momenti scoppiavo a piangere perché cominciavo a farmi mille paranoie sul fatto che andando là non avrei saputo cosa dire, non avrei saputo cosa fare, e oltre a ciò Jason non era lì per stare solamente con me ma era lì per stare con tutti gli altri, e cominciai a pensare che io sarei rimasto lì, fermo in un angolo della casa, ad aspettare il termine della festa e dirigermi verso casa mia con le lacrime agli occhi.
Ormai mancavano solo sessanta minuti all'inizio della festa, io intanto mi lavai e mi vestii, mi misi addosso dei vestiti di qualche taglia più grossa di me, scesi le scale, uscii di casa e salì in macchina. Mia madre mi portò fino davanti casa di Jason, appena parcheggiò mi guardò dritto negli occhi, mi diede un bacio sulla fronte, e mi disse che se fosse successo qualcosa avrei dovuto chiamarla immediatamente, mi disse che potevo rimanere lì anche fino alla fine della festa, l'importante è che mi fossi divertito.
Uscii dalla macchina, salutai mia mamma, mi avvicinai all'ingresso e suonai, all'improvviso Jason aprì la porta, ci salutammo e mi invitò all'interno dell'abitazione. Ci sedemmo su un divano e lui mi presento ad alcuni dei suoi amici, la prima che presentò fu Dayse, alta più o meno quanto me, capelli lunghi, lisci e biondi, carnagione chiara e occhi verdi. Dopo passò a Scott, classico giocatore di football delle scuole americane, palestrato, alto circa 190 cm, occhi azzurri e capelli sul biondo cenere. Quella dopo si chiamava Eve, aveva dei lunghi e folti capelli rossicci, occhi azzurri, e la sua faccia era ricoperta da lentiggini, era una ragazza di statura media, quindi più o meno alta come me e Dayse.
Dopo le presentazioni Jason e Scott andarono a parlare con altri soggetti facenti sempre parte della squadra di football della scuola, mentre io restai a parlare con Dayse e Eve, scoprimmo che avevamo diverse passioni in comune come il genere musicale, o anche quello riguardante i film, a tutti e tre infatti piace particolarmente il thriller.
Poco dopo Dayse ci lasciò perché doveva vedersi con il suo ragazzo, quindi io e Eve parlammo ancora per un po' fino a quando anche lei dovette andare via.
Appena rimasi solo il mio cuore cominciò a battere notevolmente, cominciai a far fatica a respirare e la musica cominciò a invadermi i canali uditivi, decisi di alzarmi e cominciai a cercare il bagno in preda al panico, sbagliai diverse porte ma alla fine lo trovai, mi chiusi dentro e mi sedetti per terra, poco dopo capii di non essere solo, c'era un altro ragazzo affianco a me che inizialmente non notai per via della vista annebbiata, lui mi guardò e mi offrì una polverina, dicendomi che con questa sarei stato meglio, io mi autoconvinsi e la provai.
I primi secondi non sentii nulla, nei dieci successivi cominciai a sentire delle vibrazioni, e a partire dal minuto successivo il mio corpo faceva fatica a rimanere in piedi, o comunque ci riusciva, ma appena cominciavo a camminare sembrava che mi fossi bevuto una bottiglia intera di vodka, cominciavo a vedere il mondo in un altro modo, non avevo più paura di cosa potessero pensare le persone di me.
Mi stavo divertendo tantissimo, seguivo le persone, ballavo insieme a loro, non mi preoccupavo dei pregiudizi della gente, è come se avessi trovato la pace interiore in pochissimo tempo, e senza sforzi.
Peccato che non durò molto, all'improvviso oltre alla testa, mi cominciò a girare anche lo stomaco, e subito dopo, un getto decisamente disgustoso fuoriuscí dalla mia bocca e decise di atterrare sulla testa di un invitato, lui si girò verso di me e gridò furiosamente, io scoppiai in un mare di lacrime, e cominciai a ripetere numerose volte la parola scusa, all'improvviso tutte le persone mi stavano guardando disgustate, e io decisi di uscire dall'edificio e chiamare mia madre, che percepì dalla mia voce il mio stato d'animo e mandò mio fratello a prendermi immediatamente.
Quando mio fratello arrivò, io salì in macchina, e in pochi minuti mi addormentai, Jake mi sollevò, mi trasportò fino in bagno, dove mi lavò, successivamente mi avvolse in una coperta e mi trasportò fino in camera dove mi addormentai, con il pensiero di aver rovinato una festa al primo amico che io ebbi avuto dopo tanto tempo.
La mattina mi svegliai con il sudore che mi colava dalla fronte, feci diversi incubi questa notte, e la mia voglia di andare a scuola si era abbassata notevolmente, sapevo che appena arrivato a scuola, non avrei avuto il coraggio di guardare in faccia nessun essere vivente, nemmeno le professoresse, che non avevano nessuna idea di quello che fosse successo la sera prima.
Arrivato a scuola Dayse si precipitò su di me, mi prese per il polso, e mi trascinò fino in bagno, a nessuno interessava che quello fosse il bagno delle femmine, nessuno dava importanza al fatto che fossi lì dentro.
Lei subito mi chiese se stessi bene, anche se se ne andò prima quella sera, mi disse che Jason la informò di tutto, non immagino quanto ora possa odiarmi lui, non è cosa da tutti giorni vomitare sul pavimento della casa di qualcun'altro.
Dopo essersi assicurata che io stessi bene, Dayse se ne uscì dal bagno, io aspettai per qualche minuto, presi diversi respiri e a testa alta mi diressi in classe, peccato che all'interno di essa c'era Jason, lui appena entrai mi guardò, anche durante la lezione continuava a fissarmi, e io cercavo di evitare il suo sguardo perché volevo evitare quella discussione, anche perché mi sentivo esageratamente in imbarazzo.
Finita la lezione mi incamminai verso l'uscita della classe, ma lui mi raggiunse correndo, e mi chiese perché lo stessi evitando, risposi che non lo stavo evitando, ma lui continuava a chiedermi spiegazioni, quindi io subito rivelai che mi sentivo in colpa per il fatto di averli rovinato la festa, lui rimase in silenzio, poi improvvisamente cominciò a ridere, subito dopo disse che potevo stare tranquillo, non era la prima volta che una persona stesse male ad una sua festa, e replicò anche con il fatto che anche ad altre tre persone successe ieri la stessa cosa.
Io rimasi in silenzio per dieci secondi, ma all'improvviso cominciai a ridere freneticamente senza motivo.
Ricevetti un messaggio da mia madre che era appena venuta a prendermi in macchina, lo comunicai a Jason e mi girai facendoli un gesto di saluto, successivamente lui mi disse di aspettare, mi girai verso di lui e sorprendentemente mi avvolse in un abbraccio, le sue braccia erano grosse e robuste, il suo busto era appoggiato al mio viso, io arrossii e cominciai a respirare affannosamente, lui mi guardò e mi sorrise.
In quel momento avevo provato qualcosa che prima non avevo mai provato, qualcosa di magnifico, qualcosa che mi sarebbe bastato per continuare la mia insignificante vita con molta più tranquillità.
Lo salutai e lui fece lo stesso, aggiungendo anche di scrivergli appena sarei arrivato a casa.
Dopo una giornata così avrei giurato che non me ne sarebbero capitate più altre di questo tipo.
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Whisper Of Hope (BL)
Teen FictionUn gruppo di adolescenti facenti parte tutti della stessa scuola superiore, che fanno le loro prime esperienze con sesso, droga, traumi passati e presenti, amicizie, amori e abusi.