CAPITOLO 6

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Jeongin pov's

Le sue parole mi riecheggiarono più volte in testa. Voleva di più?
Dai, lo sai che è così. Però non volevi vederlo.
Forse sì, lo sapevo. E forse avevo ignorato l’espressione dei suoi occhi quando mi guardava. L’ultima volta in cui eravamo stati insieme, quando mi ero alzato dal letto la mattina dopo mi aveva preso la mano come per trattenermi. E mi aveva abbracciato forte quando mi aveva salutato con un bacio.
Forse non avevo voluto accorgermi della stretta al cuore che avevo avvertito e della sensazione di desiderare quello che avevo letto nei suoi occhi. Così possessivi, che mi volevano. Che volevano me.

Rabbrividii, e non per il freddo, nonostante fossi nudo.
La benda che aveva in mano rappresentava una promessa e una minaccia. Se l’avessi messa sugli occhi non avrei visto quello che faceva. Avrei dovuto fidarmi.
Ma avrei potuto farlo dopo Jake? Dopo la mia infanzia difficile e tutto l’impegno che avevo profuso per essere dov’ero ora? Mi era difficile fidarmi, lo era sempre stato, però era ciò che mi chiedeva. E io volevo concedergli la mia fiducia.
Chan mi guardava impassibile

«Che cos’altro vuoi?» dissi, in parte volevo saperlo, in parte no.

«Tu che dici?» Mi trafisse con i suoi occhi ardenti. «Voglio tutto.»

Deglutii e distolsi lo sguardo, puntandolo di nuovo sulla benda. Avevo il cuore in gola. Dargli tutto… Con Jake non avevo voluto farlo. Ma con Chan era diverso e… Dio, sarebbe cambiato tutto tra noi.

Come fa una benda a darti tutto?» dissi, tentando di buttarla sullo scherzo. Però la battuta cadde nel vuoto, nel silenzio della stanza.

Chan scosse la testa. «Il punto non è la benda, è che tu ti fidi di me, I.N»

Ah, ecco. Era come uno di quegli esercizi sulla fiducia che facevo fare ai miei dipendenti durante il training. Come buttarsi all’indietro, sicuri di essere sorretti dalla persona alle proprie spalle.

Avevo sempre affidato a Chan il mio corpo. Ma non ero sicuro di volergli dare altro.

«Vuoi che decida io per te?» mi chiese dopo un breve silenzio.

Avevo il respiro corto. Ero invaso dal timore. Non avevo paura di lui, né della benda, ma di quello che comportava dargli ciò che mi chiedeva.

Però non ero mai stato un vigliacco.

«Mettimela tu» lo invitai con voce roca.

Nei suoi occhi  si accese un lampo. Strinse la benda e si avvicinò mentre io mi bloccavo. Mi girò intorno, incombendo su di me, così alto, possente e muscoloso, avvolgendomi con il profumo dolce  e con il calore del suo corpo.

«Alza la testa» mi ordinò.

Obbedii, e la seta rossa mi coprì gli occhi mentre legava la benda. Fui percorso da un brivido e sentii le ginocchia malferme. Non avere più la vista rendeva precario il mio equilibrio.

Il suo respiro all’orecchio mi fece provare un altro brivido quando sussurrò: «Ora fai quello che ti dico»

Amami ancora.. (omegaverse)| JEONCHAN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora