CAPITOLO 14

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Jeongin pov's

Anche se avevo la mente annebbiata dal piacere, udii distintamente ogni parola. In particolare ce ne furono due che mi provocarono un tuffo al cuore. Per sempre.
Non ero mai stato il tipo  che voleva una bella casetta, i canonici due figli, un maschio e una femmina, e un cane. La mia azienda mi dava tutto ciò di cui avevo bisogno e mi andava bene così. Specialmente dopo Jake.
Però una parte di me si rendeva conto che Chan  aveva sempre voluto qualcosa di più di quello che ero disposto a dargli. Non sarei dovuto andare a letto con lui, ma l’avevo fatto, perché lo desideravo. Perché non cedere all’attrazione reciproca sarebbe stato più difficile.

Perché anche tu volevi di più.

Chiusi gli occhi sotto la benda, per la prima volta contento di avere qualcosa dietro cui nascondermi, perché il desiderio mi faceva sentire vulnerabile, scoperta.
No, non volevo di più. Non l’avevo mai voluto. Giusto?
Però non potevo negare che mi piaceva come mi guardava. Lo vedevo quando eravamo in concorrenza per un contratto. Quando cenavamo insieme. Quando mi fissava da sopra l’orlo del bicchiere, oppure mentre era dentro di me. Quando mi seguiva con lo sguardo mentre andavo via…

Intenso. Concentrato. Il suo era lo sguardo di un uomo che sapeva ciò che voleva ed era deciso a ottenerlo.

Sì, mi era piaciuto. E inconsciamente sapevo anche che non si sarebbe mai accontentato di un’unica notte ogni tre mesi, che si sarebbe opposto ai miei sforzi di mantenere le distanze. Che avrebbe abbattuto le mie barriere. Che mi avrebbe bloccato e preso. Conquistato.
E volevo che lo facesse. Perché non mi sarei mai accontentato di un uomo che non fosse forte; era ciò che mi aveva messo nei guai la prima volta, purtroppo.

«Allora?» m’incalzò Bang chan, facendomi ansimare con le dita tra le mie cosce. «Mi darai quello che voglio? O hai troppa paura?»

«Non ho paura» replicai, senza fiato, muovendomi contro la sua mano.

«Sai che non sono come lui» disse lui a voce bassa, infilandomi un dito dentro per poi ritrarlo. «Sai che non ti farei mai del male come ha fatto lui.»

Ne ero certa. Bang chan era mille volte meglio di Jake. Però qualcosa mi tratteneva dal cedere, e insisteva per farmi opporre e provocarlo.

«Sì, certo. Dicono tutti così.»

Lui si bloccò, poi si staccò completamente da me. Feci un respiro profondo, avvertendo una pressione palpitante tra le gambe, Avevo esagerato? Se n’era andato? Mi girai sul letto, voltando la testa. «Chan?»

Qualcosa mi sfiorò le dita legate. Non sapevo se era una fiamma o ghiaccio, ma mi provocò una sensazione intensa, quasi dolorosa. Chiaramente non era andato via.

«Dio» trasalii. «Che cos’era?»

«Ti fidi di me?» Una domanda difficile, netta e decisa.

«Perché? Che cosa vuoi fare?»

«Ti fidi di me?»

Volevi provocarlo. Ecco il risultato.

Strizzai le palpebre. Avevo l’impressione che dire di sì non significava solo affidargli il mio corpo, ma molto di più. Però lo dissi ugualmente.

«Sì» risposi con voce strozzata. «Mi fido di te.»

Amami ancora.. (omegaverse)| JEONCHAN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora