16. Sedicesimo Atto

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VARCHI DI LUCE


«Com'è andata la tua giornata?»

La classica, dolce domanda che il marito di turno poteva rivolgere alla propria moglie, o viceversa. Kristen strinse con forza il ricevitore, le labbra serrate, il cuore che minacciava di fuoriuscirle dal petto. Non aveva messo proprio niente sotto i denti, ma, d'altra parte, non aveva un briciolo d'appetito.

«Non mi posso lamentare», gli rispose, cercando di non lasciargli trapelare quanto fosse agitata. «La tua, invece?»

Dall'altra parte un sonoro sospiro. «Vorrei tanto essere lì con te. Non avrei mai creduto che il direttore si sarebbe messo in testa di imporre la mia presenza qui in ufficio fino a tarda ora. Certe volte, manderei proprio tutto al diavolo e, pur di non lavorare più qua dentro, tornerei perfino tra i banchi d'università.»

A studiare ciò che ti appassiona davvero, completò Kristen nella sua testa. «Si vede che sei un geniaccio della finanza», cercò di tirarlo su, lasciandosi scappare un sorriso malinconico. Anche a lei sarebbe piaciuto averlo tutto per sé, e non soltanto per quella sera. Nonostante il tempismo – a suo dire perfetto – del suo capo. Era molto meglio che stessero lontani. «Si fida di te», proseguì. «E di questo dovresti esserne fiero.»

«Lo so. Però, nonostante tutto, continuo a sentirmi inadatto. In barba alla mia esperienza sul campo.»

«Questo succede perché non hai ancora realizzato il tuo sogno. Ma sono sicura che ci riuscirai. Non smetterò mai di ripetertelo.» Soltanto in quel momento, Kristen si accorse di quanto le sue parole suonassero fuori luogo. Anche se dovrò pur smetterla, un giorno, si corresse, non avendo però la forza di dirlo a voce alta.

«E io non mi stancherò mai di sentirtelo dire. Grazie di cuore, Kris. In mezzo a tutto questo buio, tu sei quella luce che non mi sarei mai aspettato di trovare in fondo al mio tunnel.»

A Kristen scesero giù un paio di lacrime. E tu avresti potuto essere la mia.

«Kris? Ci sei ancora?»

«Sì, ci sono», borbottò lei, ancora incredula per le parole che gli erano uscite di bocca.

«Scusami tanto, forse sono stato troppo sdolcinato. Volevo solo dire che—»

«Non devi scusarti, anzi», gli rispose Kristen, continuando a piangere in silenzio. Lei, per Marcus, era stata veramente la sua luce? «Hai... hai già cenato?» gli domandò, incapace di ricambiare appieno quella forte affermazione.

«Ho mangiato un misero panino al formaggio, sì. Tu?»

«Io non ho mangiato ancora nulla.» E non penso che lo farò.

«Be', direi che è quasi ora. Il mio capo sta per rientrare, comunque, quindi ti devo lasciare. Ah, ti devo dire un'ultima cosa...» Per un momento, calo il silenzio. Un silenzio che sembrò durare un'eternità.

Kristen trattenne il fiato senza volerlo.

«Purtroppo, domani stesso dovrò partire per Amburgo, e ci dovrò rimanere per quasi una settimana. Sempre per lavoro. Il mio capo si è messo in testa di finanziare una campagna promozionale, e io devo assolutamente esserci per supervisionare il lavoro. Parole sue. Ho provato a oppormi, ma puoi intuire com'è finita.»

Brivido CaldoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora