C'è qualcosa di perverso e pruriginoso nel lavorare nelle case altrui, si conoscono le abitudini di chi le abita, i contenuti dei cassetti, i segreti di famiglia, e col tempo, queste case si iniziano a sentire come proprie, eppure nulla di cio' che contengono ci appartiene realmente, siamo piuttosto noi ad appartenere loro. Ma forse cio' accade in tutte le case, certo è piu facile appartenere ad alcune dimore piuttosto che ad altre.
Se ci si ferma abbastanza a lungo in salotto, in un momento di silenzio ci si puo' facilmente illudere che non sia il proprio luogo di lavoro, ci si puo' sedere sul sofa', ammirare la carta da parati come fosse propria e immaginare tra quelle quattro mura la propria vita, immaginarsi padroni di tutto, sono certa che mia madre facesse cosi.
Ricordo di averla vista un pomeriggio estivo, attraverso le tende aperte della veranda, mentre si accomodava sul divano, non riposava, si guardava intorno, carezzava i cuscini, sembrava incredibilmente concentrata, come se volesse mettere a fuoco qualcosa attraverso il pulviscolo, che placidamente fluttuava nel cono di luce proveniente dalla finestra.
Non ne ero pienamente consapevole allora, ma rimane tutt'ora un'immagine che mi porto impressa nella mente, lei che posa le pezze, slaccia il grembiule e sfiora i soprammobili con la punta delle dita, lei che annusa i fiori di campo appena recisi e posti nel vaso di cristallo, lei che sceglie un volume dal tavolino lo prende tra le mani e inizia a sfogliarlo, lei che tira su i piedi e poggia le suole sporche su un divano che dovra' smacchiare personalmente, lei che si stravacca posa il libro che non legge e non leggera' mai, lei che si guarda intorno come se vedesse la stanza per la prima volta eppure si comporta come se fosse sul divano di casa nostra, lei che sussulta quando i suoi occhi incontrano i mei che la scrutano curiosi attraverso lo spiraglio delle tende, lei che diviene rigida e improvvisamente nervosa mi manda via in malo modo.
Ora so perché accadde, perché l'avevo vista, perché avevo visto chi era, cosa voleva, ci si sente nudi, in fallo, persino dinnanzi agli occhi di un bambino, io l'avevo vista e non riusciva a perdonarmelo, non lo ha mai fatto, ne allora ne mai.
STAI LEGGENDO
LA CASA SUL VIALE
RomanceMarco e Isabella sono cresciuti insieme, si sono osservati prima con diffidenza, successivamente con morbosa curiosità per anni, vicinissimi ma separati da un confine invisibile che pare permeare tutta la cittadina in cui le loro esistenze sono conf...