Ricordo che rimasi a lungo sotto le fronde dell'albero, paralizzato dal freddo e dall' imbarazzo, aspettando che con il temporale scemasse anche la vergogna di quel muto rifiuto.Il modo in cui lei era corsa via...il modo in cu si era stretta le braccia al petto e aveva serrato le piccole labbra in una linea dura.
Quando la vidi avanzare piano sotto la pioggia sentii accendersi dentro di me una scintilla di speranza che mi divampò dentro come fuoco, non riuscii a trattenermi, le sorrisi, l'idea di baciarla era un pensiero che mi smuoveva dentro da settimane, ma non sembrava mai possibile, c'era troppa distanza tra noi, fisica, emotiva. Ma quando la vidi venirmi in contro con quel suo passo militaresco tanto simile a una marcia in quel suo abitino zuppo fui certo di avere una possibilità, lei era venuta li per me mi dissi, ma al minimo accenno di vicinanza la vidi ritrarsi e fuggire via come mi avesse letto nel pensiero, come potesse vedere nitidamente i sogni che popolava dentro di me, fu come ricevere uno schiaffo, mi sentii avvampare dalla vergogna, dal desiderio, dalla rabbia, non si era neppure voltata, mi aveva lasciato li' come un idiota. Dovevo esserlo per correrle sempre dietro a quel modo, dovevo sembrarle patetico.
Rincasai a testa china, zuppo come un pulcino bagnato e già febbricitante.
"Marco! Ma che ti salta in mente per dio!? Sei fradicio"
La voce di mio padre arrivò dallo studio pochi secondi dopo che varcai la soglia di casa, ancora immobile e sgocciolante lo fissai dall' ingresso a corto di giustificazioni plausibili, aveva i piccoli occhiali a mezzaluna posati sulla punta del naso, leggermente aquilino, come il mio, la pipa in bocca e stretti occhi azzurri che mi fissavano, immobili, da sopra la lenti. Appoggiato allo stipite a braccia conserte aspettava una risposta.
"io..io sono uscito e il temporale mi ha sorpreso" farfugliai
"ti ha sorpreso? Il cielo è carico di pioggia da stamattina, ma che hai in testa?" chiese incredulo " Aspetta che ti veda tua madre" aggiunse rassegnato, probabilmente piu' preoccupato della scenata che la mamma avrebbe fatto a lui che per la mia salute
"pa' vado a farmi la doccia" dissi nel tentativo di tagliare corto, sempre poco incline alla conversazione
"Marco" disse serio "ma che succede? Tutto a posto?"
"Mio dio si !" sbottai "mi ha solo beccato l'acqua" dissi salando le scale
"La scarpe !" Lo sentii urlare
Me le tolsi ormai arrivato al pianerottolo e non senza sensi di colpa mi girai a guardare la scia di fanghiglia che avevo lasciato al mio passaggio, bene mi dissi, di bene in meglio.
Mi fiondai sotto la doccia e aperto il getto caldo sentii le membra riprendere vita, chiusi gli occhi e lo scrosciare dell' acqua del sifone mi restitui' l'immagine di lei, immobile sotto la sequoia, il sorriso appena accennato, i capelli incollati al volto che le danno l'aria di un animale selvatico, i suoi piccoli seni, una curva appena accennata sul suo petto diafano, e i suoi capezzoli scuri...duri..sotto la stoffa, dio... il solo pensiero bastò a eccitarmi, il pene duro e eretto quasi mi doleva, ma il ricordo del suo sguardo freddo e scostante di poco dopo bastò a spegnere ogni fantasia, uscii dalla doccia ancora duro e mi gettai sul letto a pancia in su, nudo e senza neppure asciugarmi incrociai le mani dietro la testa e cercai di dipanare la matassa di pensieri ed emozioni che mi si agitava dentro.
Non è neppure bella mi dissi, certo non canonicamente almeno, eppure...ma no, no decisamente non e' bella, perche' mi si e' incastrata nella mente? come una spina, conficcata in profondita' che non riesco a estrarre, perche' non riesco a smettere di pensarla?
Deve essere l'isolameto mi dissi, siamo solo noi due qui, Andrea e' partito per la Francia ed io non so cos'altro fare cosi le orbito intorno, eppure i sogni che faccio, i modi in cui immagino di toccarla, non lasciano spazio a fraintendimenti. Deve avermi fatto una fattura conclusi ridacchiando tra me e me, ripensai a mia nonna che mi diceva sempre che qui al sud le donne usano "ogni mezzo", mi venne da ridere, se fosse stata ancora viva e glielo avessi raccontato' chissa' che razza di storia folcloristica si sarebbe inventata, eppure Isabella in qualche modo che non mi apiegavo doveva avermi stregato davvero, mi ha avvelenato con le sue stupide bacche, conclusi infine.
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LA CASA SUL VIALE
RomanceMarco e Isabella sono cresciuti insieme, si sono osservati prima con diffidenza, successivamente con morbosa curiosità per anni, vicinissimi ma separati da un confine invisibile che pare permeare tutta la cittadina in cui le loro esistenze sono conf...