L'estate dei miei quattordici anni mi parve interminabile, sfolgorante nella sua banalita'.
Fu un' estate caldissima, puntellata di eventi all'apparenza irrilevanti che iniziavano gia' a creare delle crepe nel mio piccolo mondo. Fu l'ultima estate in cui fui ancora bambina, per quanto mi era possibile esserlo, ma questo lo compresi solo da adulta.
Passai gran parte del mio tempo a prendermi cura di Tommy, Tommaso, mio fratello.
Tommy era allora un bambino di soli due anni, splendidi occhi azzurri i piu' vispi che avessi mai visto, morbidi riccioli biondi che ricoprivano come lanugine la sua testolina, mia madre diceva che era la nostra benedizione, e cosi' pareva davvero, perche' bisogna essere un po' benedetti per partorire un bimbo senza un uomo.
Quando nacque Tommy mio padre era morto da due anni, l era sopravvissuto alla guerra per poi morire sul lavoro, la verita' e' che non avvertii la sua perdita, quando era in vita era a casa di rado, lavorava come manovale in un' impresa che si occupava di trafori in nord Italia, mandava a mia madre soldi non proprio regolarmente e ritornava solo quando non aveva piu' un posto dove andare, di lui ho pochi ricordi, per la maggior parte sfocati, quelli vividi alle volte vorrei non averli custoditi, ma era mio padre e con la sua morte mori' ogni speranza di una futura familiarita', la sua perdita mi lascio' frastornata piu' che addolorata, dovetti farci i conti solo in seguito quando la portata di cio' che accade in quegli anni mi si rivelo' nella sua brutale interezza, ma ero solo una bambina quando accadde, avevo ancora mia madre, ero figlia unica e diedi per scontato che lo sarei stata per sempre.
Due anni dopo arrivo' Tommy, ricordo di aver chiesto a mia madre chi fosse il padre un' unica volta.
"mamma?" domandai incerta, mentre osservavo Tommy , ancora un fagotto, avvolto tra le coperte, adagiato in un angolo del divano, attorniato da peluches mi stringeva un dito nella sua mano paffuta mentre mia madre rammendava seduta accanto a lui sul divano.
"si?"
"chi e' il papa' di Tommy?"
"Tommy è mio figlio, è tuo fratello non conta nient'altro"
il suo tono pareva definitivo, tradiva una certa ritrosia.
"ma chi e' il suo papa'?"
"Isa, non voglio piu' sentirne parlare"
La rabbia che provai mi diede il coraggio di dare voce a cio' che mi ero sentita ripetere a scuola per mesi, me ne pentii nell'esatto momento in cui pronunciai quelle parole, ma scorrevano come un fiume in piena e non riuscii a frenarmi.
"Angela ha detto che sei una" mi interruppi, incerta se proseguire "una poco di buono, una puttana, ha detto che a casa nostra c'è ancora puzza di morto e tu hai già fatto un fig-"
il ceffone mi colpi' in pieno volto e con una forza tale da farmi quasi cascare dal bracciolo su cui mi ero accoccolata, rimasi paralizzata, incapace di proferire parola, mi toccai la guancia nel punto in cui doleva, scottava.
Tommy vedendosi strappare dalla manina il dito cosi malamente inizio' a piangere rumorosamente, mia madre lo prese e lo porto' in camera da letto, cullandolo piano, gli cantava una canzone in russo con voce spezzata, riconoscevo la melodia ma non comprendevo le parole. Mi avvicinai, aveva le gote arrossate e gli occhi velati di lacrime, non mi guardava. La mattina dopo provai a scusarmi ma mi zitti' con uno sguardo, non ne parlammo mai piu'.
Due anni dopo Tommy divenne la mia ragione di vita, mi alzavo presto al mattino solo per poterlo osservare mentre dormiva, mi chiedevo a cosa pensasse, cosa sognasse.Com'erano i suoi penseri? Quanto erano complessi? Che cosa vedeva quando sognava? era la mia principale fonte di intrattenimento, e su di lui riversavo tutto l'affetto che non avevo mai avuto modo di donare a nessuno, l'intensita' di quel sentimento mi sorprese, attenuo' il mio senso di solitudine e mi diede la sensazione di appartenere piu' saldamente a qualcosa, a mia madre, alla nostra casa, a Tommy stesso, eravamo benedetti, pensavo alle volte, era un pensiero fugace che affiorava nella mia mente simultaneamente all'affiorare dei sorrisi di Tommy.
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LA CASA SUL VIALE
RomanceMarco e Isabella sono cresciuti insieme, si sono osservati prima con diffidenza, successivamente con morbosa curiosità per anni, vicinissimi ma separati da un confine invisibile che pare permeare tutta la cittadina in cui le loro esistenze sono conf...