Rovi

20 5 13
                                    


Mi ritrovo spesso a pensare a quei giorni, ancora adesso, li ripercorro nella mia mente ancora e ancora, spesso involontariamente, questo e' probabilmente uno dei ricordi piu' "consumato", è il giorno in cui iniziai a innamorarmi di lei.

Era un pomeriggio  ozioso di inizio settembre, la casa era vuota, mia madre era andata in citta' per fare delle compere e mio padre era alla funivia, me ne stavo alla finestra della mia camera, con in mano un compendio di Tacito, cercando il modo per recuperare il mio debito in latino, l'esame di recupero si avvicinava e non avevo fatto progressi, non che mi fossi applicato poi molto.

Mentre le prime luci del tramonto iniziavano a inondare di rosso il cielo pomeridiano vidi passare davanti al cancello di casa, di cui avevo una visuale privilegiata, un piccola figura, era esile e svelta e diedi per scontato che si trattasse di Isabella, la nostra tenuta era isolata e a parte Isabella, Mariya e il piccolo Tommy, la zona era disabitata per chilometri.

Senza pensare e seguendo un impulso momentaneo e a me del tutto incomprensibile mi infilai le scarpe e scesi le scale a due a due, mi avviai verso il cancello, una volta raggiunto, ansimavo, l'aria era ancora calda ma iniziava a rinfrescarsi grazie a un lieve vento che arrivava da nord, mi poggiai un momento alle colonne del cancello, chiusi gli occhi e mi godetti la brezza che asciugava le piccole gocce di sudore formatisi sulla mia fronte, poi ripresi a correre, presi il sentiero che portava al lago, era ampio e ombroso, i raggi filtravano appena tra le cime degli alberi, creando un gioco di luci ed ombre che disegnava un'intricata ragnatela sulla terra battuta, dopo circa cinque minuti la intravidi, mi avvicinai piano, cercando di non far rumore, con il cuore che batteva all'impazzata, per la corsa mi dissi, e' solo per la corsa.

Ricordo che indossava una gonna bianca, ampia e lunga fin sotto il ginocchio, e una camicetta azzurra, se chiudo gli occhi posso ancora vederla, come fosse qui davanti a me.

-Lo faccio alle volte, la rievoco nella mia mente poco prima di prendere sonno, la rivedo fotografata immobile nella luce di un pomeriggio di settembre di una vita fa.-

La gonna era resa trasparente dalla luce del sole che filtrava morbida tra i rami degli alberi alle sue spalle, lei aveva le gambe leggermente divaricate e si stava allungando su un groviglio di rovi, potei osservare le sue gambe sottili la cui silhouette era evidente sotto il tessuto trasparente della gonna che inondato di luce pareva essere un fazzoletto d'oro liquido, aveva la camicia leggermente sollevata, al di fuori della gonna, ne sorreggeva un lembo con una mano, formando una sorta di piccolo marsupio, si sollevo' in punta di piedi e intravidi la pelle del suo ventre teso, provai una sensazione di calore alla bocca dello stomaco che si propago' al basso ventre e con mio sommo imbarazzo mi eccitai, restai ad osservarla inondata dalla luce, con i lunghi capelli castani che accesi dal sole parevano fuoco e cercai di ricompormi nel tentativo di salutarla.

Feci un respiro profondo, una volta ripreso il controllo di me stesso mi avvicinai piano ma pestai un ramo seco e lo scricchiolio la fece sussultare, si giro' immediatamente nella mia direzione.

"ciao" dissi, arrossendo fino alla punta delle orecchie, immaginando che lei potesse intuire chissa' come i miei pensieri di poco prima.

"ciao" mi rispose sorpresa ma senza accennare ad avvicinarsi.

"stavo facendo una passeggiata verso il lago" mentii " cosa fai?" chiesi avvicinandomi.

Isabella sporse verso di me il lembo di camicia sollevato e guardando nella conca formata dal tessuto potei vedere piccoli frutti, more, fragoline di bosco e qualche bacca che non ero in grado di riconoscere. Vedendo che li osservavo allungo' una piccola mano, chiusa a pugno, aprii istintivamente la mia , vi lascio' cadere una manciata di more mature.
Le sue dita fredde sfiorarono la mia mano e un brivido parve percorrermi dal punto del contatto fin nel torace, dove il mio cuore continuava a martellare a un ritmo irregolare.
Notai le sue dita insozzate di un rosso denso come sangue.

LA CASA SUL VIALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora