Capitolo 8

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Stagione 3, Episodio 8 - Un giorno tutto finisce

Ormai era passata un'altra settimana ed era arrivato il sabato. Mesi fa aspettavo solo questo giorno per poter rivedere mio padre durante i colloqui, ma ora, dopo tutto quello che era successo e stava succedendo con Carmine, mi sentivo una traditrice. Temevo che mio padre mi facesse troppe domande o che fosse venuto a sapere in qualche modo che tra me e lui iniziavano ad esserci sguardi diversi, pieni d'amore. Ero spaventata. Che qualcuno avesse notato qualcosa dentro all'IPM? Io e Carmine non passavamo tempo insieme e io non lo cercavo mai, ma se prima lo respingevo con tutta me stessa, perfino con gli occhi, adesso non vedevo l'ora che si avvicinasse e mi venisse a parlare. Quanto di quello che mi era esploso dentro si poteva leggere dall'esterno?

Verso mezzogiorno Maddalena mi venne a chiamare in cella. Papà era arrivato e mi aspettava giù nella sala colloqui. Pregai per tutte le scale che feci che il colloquio finisse in fretta, e quando entrai nella sala e mi sedetti di fronte a papà, quasi feci fatica a guardarlo negli occhi. Presi coraggio e sfoderai la solita faccia rilassata, cercando di fargli credere che tutto fosse normale.

"Nel rione mi chiedono tutti di te...", mi disse sventolando di fronte ai miei occhi la prima pagina di un quotidiano che raccontava del salvataggio di Futura. A quanto pare le voci giravano in fretta, "...prima la gente mi fermava per chiedermi dei favori, ora per farmi i complimenti".

"Era solo una bambina, papà, lo avrebbe fatto chiunque", gli risposi cercando di giustificarmi.

"Non ti sottovalutare. Il tuo amico non avrebbe avuto questo coraggio".

Il cuore cominciò a battermi all'impazzata. Allora mi aveva scoperto, allora qualcuno si era accorto di tutto ciò che stava succedendo tra me e Carmine. E adesso?

"Ma quale amico?", chiesi facendo finta di non aver capito.

"Eh, mi hanno detto che qua dentro parli spesso con Carmine Di Salvo", mi rispose.

Trovai le risposte a tutte le mie preoccupazioni. Qualcuno si era accorto e aveva parlato con mio padre.

"Ti hanno detto una stronzata", gli dissi fredda cercando di mantenere la calma.

"Perché? Non è vero?...", mi guardò dritta negli occhi e il suo sguardo indagatore mi pesò talmente tanto che dovetti fuggire e guardare da un'altra parte, "...a Wanda Di Salvo e a suo figlio ci penso io. Tu hai fatto anche troppo. Ora devi stargli lontana. Tu e lui non avete niente da spartire. Non te lo dimenticare. Mai".

Le parole di mio padre rimbalzarono dritte nel mio petto e suonarono come una minaccia. Ogni volta che lo avevo sentito parlare dei Di Salvo avrei voluto urlargli di lasciare stare Carmine perché non c'entrava niente. Ma come avrei potuto dirglielo? Come avrei potuto lasciarmi andare ai sentimenti?

"Ora me ne devo andare, in genere è la sposa che arriva in ritardo", disse mio padre ricordandomi del matrimonio di Carmela ed Edoardo. Perfino il giorno più bello della vita dei miei migliori amici mi sarei persa.

"Papà, dai un bacio a Carmela e a Edoardo. Digli che sono la mia vita".

"Stammi bene, piccola".

Se ne andò senza dirmi altro e non appena uscì dalla stanza mi tolsi dalla faccia quel finto sorriso che avevo cercato di imprimermi sul volto. Ero preoccupata, sì, ma più di tutto ero arrabbiata con me stessa. Come avevo potuto farmi distrarre da Carmine? Se fossi stata in grado di ucciderlo quando mi si era presentata l'occasione, ora sarebbe tutto diverso. Non riuscivo a respingerlo, a non guardarlo, a non desiderarlo, e mi odiavo per questo.

Sull'altra sponda del mare (Carmine e Rosa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora