Capitolo 7

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Stagione 3, Episodio 7  - Per nascere bisogna morire


Quando tutti capimmo ciò che era appena successo a Viola, calò un silenzio tombale su tutto l'IPM, interrotto solo dal pianto di Futura che era accoccolata tra le mie braccia. La direttrice fece una corsa verso le scale che portavano nel cortile dove ora stava steso il corpo di Viola, dietro di lei Sofia e Maddalena. Io ero immobile, non riuscivo a muovere un solo muscolo ed ero concentrata sugli occhi di Futura e sul suo corpo. Temevo che si fosse fatta male, che avessi stretto troppo la presa su di lei una volta afferrata, che avesse sbattuto da qualche parte durante la caduta, ma sembrava tutto a posto. Il comandante mi si avvicinò e appoggiandomi una mano sulla spalla mi fece tornare alla realtà. Mi disse che era meglio portare Futura in infermeria per controllare che stesse bene, e allungò le mani verso di me come a volerla prendere in braccio. Lo guardai per un attimo e subito pensai che non l'avrei mai più data a nessuno che non fosse suo padre. Era come se fossi ancorata a quella bambina, come se dentro di me qualcuno mi stesse urlando di non lasciarla andare, di tenerla accanto a me. Senza indugio e noncurante del gesto del comandante, iniziai a camminare verso le scale per tornare negli uffici dell'IPM. Sentii lo sguardo di Massimo su di me, ma mi resi conto che probabilmente aveva letto i miei pensieri talmente tanto bene da lasciare che Futura stesse con me.

Arrivati in medicheria fui costretta ad appoggiare la bambina sul lettino, controllai ogni singolo movimento che l'infermiere di turno compì, perfino la pressione con cui le sfiorò la pelle, per assicurarmi che Futura fosse al sicuro. Ad un certo punto il comandante mi disse che era ora di scendere dagli altri e che la bambina sarebbe stata in mani sicure. Cercai di convincerlo a rimanere, di spiegargli che non potevo lasciarla sola proprio in quel momento, che sarebbe stato meglio chiamare Carmine e permettergli di vedere sua figlia. La rabbia dentro di me si mischiò all'adrenalina accumulata per colpa di tutto ciò che era appena successo e scoppiai in un pianto liberatorio. Il comandante tentò di consolarmi a parole e mi prese delicatamente il braccio per accompagnarmi in cortile. Appena arrivai giù dalle scale vidi la direttrice in piedi sopra al corpo di Viola che era appena stato coperto con un lenzuolo improvvisato, accelerai il passo, la raggiunsi e ci lasciammo andare in un abbraccio disperato per cercare di capire ciò che era appena successo. L'abbraccio sembrò lunga una vita e ad un certo punto la direttrice si staccò e mi guardò negli occhi.

"Sei stata bravissima", mi disse continuando ad accarezzarmi i capelli, "bravissima".

La mia mente era troppo occupata in quel momento per dire anche solo una parola. I miei occhi erano pieni di lacrime e non pensavo ad altro che a Futura appesa nel vuoto, tenuta solo da una mano folle che ora giaceva senza vita a pochi passi da me. In fondo ero solo una ragazzina, di cose dolorose ne avevo vissute tante, ma non mi era mai capitato tutto ciò.

Ci vollero delle ore per calmare la situazione all'IPM. Il corridoio femminile era silenzioso come mai prima. Giulia era seduta sul suo letto e continuava a guardare la porta della sua stanza probabilmente sperando che Viola entrasse a dimostrazione che era stato tutto un brutto sogno. Io e Silvia eravamo incredule. Passai un'ora di fronte alla finestra, fumando una sigaretta dietro l'altra. Il pensiero di Viola e di Futura mi attanagliava il cervello, ma dentro il mio cuore sentivo un dolore inspiegabile che si acuiva ogni volta che pensavo a come Carmine potesse stare. Era come se, nel lasso di tempo infinito in cui ci guardammo negli occhi mentre stavo su quel tetto, la sua paura e la sua sofferenza per la figlia fossero entrate dentro di me per aiutarlo a sentirne meno il peso. Ogni tanto riflettei su cosa avesse significato per me quello scambio di sguardi, ma ero ancora troppo sconvolta per capirne davvero qualcosa.

Maddalena ci chiamò verso le 17 e ci portò dritte negli uffici dell'IPM. Tutti i detenuti, femmine e maschi, erano stati convocati per un interrogatorio sul lavoro svolto dalla direttrice all'interno dell'istituto. A quanto pare Sofia aveva colto la palla al balzo e usato il suicidio di Viola come pretesto per convocare qualche autorità e dimostrare come la direttrice fosse incapace di gestire l'IPM al meglio.

Sull'altra sponda del mare (Carmine e Rosa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora