Capitolo 5

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Stagione 3, Episodio 5 - L'amore non esiste

Era da quando era morto Ciro che non dormivo per più di tre notti di fila. Gli ultimi mesi erano stati davvero un susseguirsi di dolore e preoccupazione. Prima Ciro, poi Pietro, poi papà. Ci mancava poi la ciliegina sulla torta: Mimmo che aveva tentato di uccidermi.

Da quando papà si era svegliato però, riuscivo finalmente a guardare un po' più avanti. Mi sentivo più riposata, più leggera, più libera. La mia testa ragionava in maniera più limpida e non ero più costantemente arrabbiata. Certo, ogni volta che vedevo Viola o Mimmo mi ribolliva il sangue, ma se riuscivo nell'ardua impresa di evitare i loro sguardi, allora la giornata trascorreva tranquillamente.

Era passata ormai una settimana dall'ultima visita all'ospedale: papà aveva iniziato a stare sveglio di più e a muovere le mani. Stava decisamente molto meglio. Con un bel po' di riabilitazione sarebbe tornato come nuovo e sarebbe potuto tornare a casa, così da venirmi a trovare più spesso qui in carcere.

Avendo la mente libera da tutti i casini che erano successi, mi resi conto che ormai erano quasi due mesi che stavo all'IPM, ma nonostante questo non sapevo granché delle persone che avevo conosciuto qui in carcere. Non gli avevo dato l'importanza che forse avrebbero meritato. Perciò mi presi l'impegno di dedicare un po' di tempo anche a loro: partecipavo davvero alle attività che facevamo insieme, gli facevo delle domande e rispondevo a quelle che mi venivano poste, provavo a capirle e a farmi capire. Una cosa totalmente nuova per me. Papà era sempre stato un tipo molto schivo e mi aveva sempre insegnato a nascondere qualsiasi cosa, dai sentimenti alle cose di ogni giorno.

Scoprii che le ragazze che avevo conosciuto all'IPM mi piacevano davvero e iniziai a divertirmi passando il tempo con loro. Ero venuta a sapere un sacco di cose di cui prima non avevo idea: Kubra era in ansia da giorni perché Pino le aveva chiesto di pranzare a casa sua durante il permesso, così da farle conoscere sua madre, e Gemma non sapeva se andarsene dall'IPM o meno e se dirlo o no a Cardiotrap. Silvia mi aveva fatto l'elenco intero dei ragazzi con cui era stata o con cui aveva avuto una specie di flirt e ad un certo punto rischiai anche di addormentarmi perché la lista non finiva più.

Ogni volta che la sentivo parlare di ragazzi, rimanevo a bocca aperta. Come faceva ad essere così tranquilla anche se ci andava a letto insieme proprio non lo capivo. Certo, era chiaro che lei non fosse minimamente innamorata di tutti quelli con cui era stata. Però come riusciva ad andare oltre ogni cosa e a pensare solo al fisico?

Ma poi io cosa ne sapevo di ragazzi e del sesso? Io che al massimo ero riuscita a concedere qualche bacio a Salvo, niente di più, ed era stato anche l'unico, se non si conta quell'infame di Mimmo e il suo bacio a tradimento di fronte all'ambulanza che portò via padre dopo lo sparo.

Ma soprattutto cosa ne sapevo dell'amore? Cosa voleva dire amare qualcuno? E che forma aveva l'amore? Chissà come doveva essere innamorarsi così tanto di una persona, provare quelle sensazioni...insomma...quelle che ti fanno battere il cuore come un matto, quelle che ti fanno venir voglia di spogliare una persona per vederla nella sua natura più vera e intima. Quando ero più piccola ascoltavo sempre di nascosto le chiacchierate che Ciro faceva con Edoardo: avevano solo un paio d'anni più di me, ma quando io ero alle medie, loro andavano già alle superiori. Parlavano di ragazze tutto il tempo, di che culo avesse una e di che tette l'altra. E poi puntualmente me ne tornavo in camera mia e mi guardavo allo specchio sconsolata, perché mi sembrava di non avere niente di tutto ciò e pensavo che nessun ragazzo mi avrebbe mai guardata o cercata. Crescendo mantenni un fisico perfetto, merito della danza, e poi l'unico ragazzo che mi cercò davvero, mi tradì con una della sua classe.

Dopo Salvo, capii che a me non interessava essere una delle tante, che forse un giorno il ragazzo giusto sarebbe arrivato senza tanto arrovellarsi. E poi le cose a casa si complicarono, Ciro morì, e non ebbi più la forza di credere alle stronzate che mi ero sempre raccontata. Tante volte mi ero chiesta come sarebbe stato: innamorarmi, soffrire, e poi trovare quell'amore che avevo tanto sognato da bambina, quello che ti cambia la vita per sempre, quello che ti fa essere migliore.

Sull'altra sponda del mare (Carmine e Rosa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora