capitolo 8 - tuta gold

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Dopo che Marco se ne fu andato, Alessandro rimase nudo nel letto, coperto a malapena dal lenzuolo che ancora profumava di lui. Gli era mancata quella sintonia unica e quella chimica pazzesca che c'era tra loro. C'era una specie di magia che aveva sentito poche volte nella vita e molte di queste volte erano state proprio con lui. Dentro la sua vecchia jeep e in una tenda in passato e ora, finalmente, in un comodo letto d'hotel. Forse l'hotel più importante in Italia almeno per quella settimana. Sanremo sarebbe iniziato proprio quella sera e lui avrebbe potuto far conoscere la sua nuova canzone al pubblico e avrebbe promosso un po' anche il suo nuovo album.
Si alzò dal letto per sciacquarsi molto velocemente, si vestì con una semplice tuta e scese giù al buffet per fare colazione. Erano solo le otto e già fuori si sentivano le persone che li attendevano e i click delle macchine fotografiche speranzose di immortalare qualcosa di allettante.
Erano già iniziate le interviste, ma quel giorno a lui toccavano solo le prove e poi sarebbe stato libero.
Chissà Marco a che ora avrebbe finito. Aveva bisogno di lui, necessitava sentire ancora quel corpo perfetto stringersi sopra di lui, desiderava venirgli dentro e sentire quel calore che lo faceva sentire così vivo.
Scacciò via quei pensieri e tornò alla sua colazione.
"Oggi niente distrazioni" pensò convinto, anche se la mattinata era già partita male a tal proposito.

Quando fu ora di pranzo provò a chiamarlo al cellulare per invitarlo a uscire perché voleva rivederlo e avere la conferma che tutto quello che era successo la scorsa notte fosse vero. Non ci fu risposta. Tornò in camera, ma nessuno aveva lasciato qualcosa per lui e allora provò a cercarlo nella sua stanza, ma non c'era. Iniziò a realizzare che probabilmente non lo avrebbe più rivisto prima della diretta. Una parte di sè era già rassegnata, ma la sua parte un po' folle non riusciva ad arrendersi.
Una volta tornato nella sua stanza, aprì il cassetto del comodino e tirò fuori un paio di manette che i suoi amici gli avevano regalato come un inusuale portafortuna. Divertito dall'idea, decise quindi di fargliele recapitare tramite il servizio in camera. Questa volta era sicuro che avrebbe ricevuto risposta e quindi uscì per fare le ultime prove.

Poco prima che la diretta iniziasse, Alessandro camminò nervosamente avanti e indietro, con il telefono in mano ad aspettare che Marco si facesse di nuovo vivo. Ma ormai aveva perso le speranze: era troppo tardi. Fu chiamato dalla stilista e poi dal truccatore. Cercava di fingersi tranquillo, ma ormai l'ansia sembrava incontrollabile, sia per l'esibizione che per la paura di essere stato usato ancora una volta.
Rideva con i suoi colleghi nel backstage e si incoraggiavano a vicenda, finché non si ricordò che sarebbe stato presentato proprio da lui.
All'improvviso arrivò anche lui, bello come non mai, pronto per la sua esibizione e debutto come presentatore del Festival. Alessandro provò ad avvicinarsi per salutarlo, ma lui gli passò davanti senza degnarlo di uno sguardo. Ale rimase con la bocca aperta, senza riuscire a pronunciare alcun suono. "Cosa significava tutto ciò? Cosa aveva significato quella notte, quindi?".

Quando arrivò il suo turno, il tecnico lo chiamò dietro le quinte e lo fece attendere lì vicino alla scalinata. Sbirciò e vide che ancora lo sketch tra Marco e Amadeus non era finito e che il palco era pieno di palline di carta. In quel momento non stava più pensando a Marco, ma solo alla sua esibizione e la tensione stava salendo alle stelle.
Finalmente Marco lo annunciò e quando Ale iniziò a scendere notò che Marco e Amadeus erano ammanettati tra loro e rimase un attimo di stucco. Solo l'ansia che provava riuscì a farlo ad avanzare. Era senza parole: non solo le aveva ricevute e non si era fatto vivo, ma le aveva anche usate per il suo spettacolino.
Per smorzare un po' la tensione, Ale si mise a raccogliere qualche pallina finché gli addetti non intervenirono per ripulire il palco.
Non appena Marco lo vide arrivare, non riuscì a trattenersi vedendolo così agitato e si fiondò ad abbracciarlo, trascinando quindi anche Amadeus a fare lo stesso. La situazione era troppo imbarazzante e lo divenne ancora di più quando Ama poggiò la mano ammanettata sulla spalla di Mahmood e Marco fu costretto a fare lo stesso. Quando Ale sentì quella mano sulla sua spalla, che solo la sera prima era stata ovunque sul suo corpo, si girò a guardarlo con una faccia compiaciuta e Marco fece lo stesso, anche se si percepiva che in quel momento avrebbe voluto solo scomparire. Ale era fortemente in imbarazzo, ma cercò di ricomporsi e di guardare fisso la telecamera.
Dopo l'annuncio, Marco gli diede una pacca sulla spalla e gli disse "vai, Ale".
Gli mancò la terra da sotto i piedi, ma trovò comunque il coraggio di esibirsi nonostante tutte quelle emozioni contrastanti.

L'imperatore romano e il re d'EgittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora