AD UN PASSO DA NOI

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Capitolo 2

Settembre 2000

Gli anni più belli della mia infanzia, come li ha definiti mia nonna, sono finiti. Oggi è il primo giorno delle scuole elementari, un nuovo inizio per me. Oggi cominceranno i voti per le verifiche, i compiti da fare a casa scritti sul diario, una maestra diversa per ogni materia, e non ci saranno più scivoli e casette in cortile. Penso che anche le elementari saranno comunque belle, anche se lo zaino peserà di più. Sarà un bel cambiamento. Quello che però non è cambiato e' la mia voglia di alzarmi dal letto.
<< Angela svegliati! Io e tuo padre faremo tardi a lavoro. >> mi dice mia madre dandomi dei piccoli scossoni.
Sempre la solita frase, sempre la solita storia da quando ho iniziato l'asilo. Esattamente come il primo giorno d'asilo mi porteranno i miei genitori oggi a scuola , poi dovrò aspettare altri cinque anni prima che mi riaccompagnino. Ovvero quando inizierò le scuole medie, sempre che per loro io a quel punto non sia abbastanza grande da potermela cavare da sola.
Sono cresciuta molto dall'asilo e peso decisamente qualche etto in più, perciò mia madre decide di sbattermi direttamente giù dal letto con le maniere forti.
Non sono molto legata ai miei genitori. Non li vedo quasi mai per via del loro lavoro, e questo non sta facendo altro che allontanarci. Anche quando siamo insieme non mi chiedono mai della mia giornata: cosa ho fatto, se mi sono divertita. Sì sono limitati a venirmi a vedere alle recite di Natale , e questo per loro significa essere un buon genitore. Anche quando sono con me non facciamo mai nulla di divertente o qualche attività di famiglia.
Al contrario ai miei nonni interessa molto sapere della mia giornata, così a loro racconto ogni cosa e mi sento amata perché so che a loro importa davvero di me. Sono la loro unica nipote.
Faccio colazione con latte e biscotti con i minuti contati perché mio padre ci sta già aspettando in auto. Non pensavo che fossimo così in ritardo.
Mi lavo veloce i denti e salto in macchina con mia madre che mi corre dietro urlandomi che ho dimenticato lo zaino.
Sono una bambina molto sbadata, e anche un po' ritardataria.
Il tragitto è praticamente lo stesso che facevamo per andare all'asilo. Le scuole elementari sono solo qualche metro più avanti.
Ancor prima di scendere dall'auto lo vedo fermo lì all'ingresso con i suoi genitori: Michael.
Mi è capitata una vera sfortuna ad avercelo in classe anche qui.
Quando si presentò a me, il primo anno di asilo, sembrava un bambino molto dolce. Per molte settimane abbiamo giocato insieme, finché non è arrivato un bambino nuovo e ha deciso che io non li servivo più. Ho sofferto molto quel distacco fra di noi, anche perché non avevo né amici né amiche a parte lui , e così sono rimasta da sola.
Non ho un carattere molto socievole , e dopo Michael non ho più voluto avere a che fare con nessun altro, ed ora eccoci qui. Di nuovo a doverlo sopportare.
Scendo dall'auto insieme ai miei genitori e mi avvicino all'ingresso molto titubante.
<< Angela ciao! >> mi dice Michael.
Non ci credo! Ma con quale coraggio mi saluta dopo che non mi ha mai più rivolto la parola e si è anche preso gioco di me un paio di volte con gli altri bambini.
<< Angela saluta il tuo compagno di classe. >> ci mancava mia madre. Decido di ascoltarla perché non ho voglia di sentire le sue prediche.
<< Ciao Michael. >> gli dico con fare antipatico.
Per fortuna il suono della campanella ci salva da questo silenzio imbarazzante che si è creato fra di noi.
Saluto i miei genitori con un abbraccio, non sapendo nemmeno quando li rivedrò, e seguo le maestre in classe.
Oggi sarà breve la giornata : usciremo a mezzogiorno e sarà per lo più una mattinata conoscitiva tra insegnanti e alunni.
Appena entrata in classe vado a scegliere il mio banco e inizio a guardarmi intorno. La classe sembra molto accogliente. Ci sono delle finestre molto grandi che portano tanta luce e ci offrono la visuale del cortile dove passeremo le nostre ricreazioni. Sui davanzali ci sono delle piantine che probabilmente sono state lasciate dagli allievi precedenti che ora sono passati all'anno successivo.
Le piastrelle sono lucide ma in stile molto vecchio, penso che non le abbiano mai cambiate da quando hanno costruito la scuola. Molte di queste piastrelle sono scheggiate.
I banchi sono ancora in buono stato e sono a coppie di due. Le sedie sono verdi e dove ci sono le viti ho sentito dire che si agganciano le calze e si rompono. Per fortuna che oggi non le ho messe.
In fondo all'aula ci sono due grossi armadi dove poter mettere i nostri libri, mentre all'ingresso c'è subito una grande lavagna con al suo fianco la cattedra dove sederanno le nostre maestre.
D'un tratto qualcuno si siede nel banco di fianco al mio, e quando alzo gli occhi non posso credere a chi ho davanti.
<< Non ti dispiace se mi siedo qui vero? >> mi chiede Michael come se fosse la cosa più naturale del mondo.
<< A dire il vero si. >> non lo voglio come compagno di banco. Che si vada a cercare un altro posto.
<< Dai Angela lasciami stare qui. Ti prometto che diventeremo buoni amici. >>
Non posso credere che lo abbia detto veramente. Le mie orecchie devono aver sentito sbagliato. Eravamo già diventati buoni amici, finché lui non mi ha scaricata.
<< Finché poi non trovi qualcun altro. >> sembra perplesso dalle mie parole.
Per fortuna l'insegnante inizia il suo discorso e Michael non parla più.
Arriva in fretta il suono della campanella per la ricreazione e io corro fuori, ma Michael a quanto pare ha deciso di non farsi sfuggire l'occasione di parlare con me.
Ma che cavolo gli prende oggi ? Non stava bene senza di me?
<< Angela giochiamo insieme? >> si fionda al mio fianco mente sto camminando .
<< No! >> voglio che il mio sia un no categorico. Prendo una direzione opposta alla sua e me ne vado lasciandolo lì da solo. Non mi importa ciò che farà. Tanto troverà sicuramente qualcun altro con cui giocare .
Per fortuna la mattinata è passata in fretta e i miei nonni sono stati molto puntuali.
Corro incontro a loro abbracciandoli forte e mio nonno mi alza facendomi fare una giravolta.
Adoro quando lo fa. Mi fa sentire alta quanto lui e mi sembra di riuscire a toccare il sole .

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