AD UN PASSO DA NOI

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Capitolo 15

Dicembre 2021


Michael

Alla fine sono diventato tutto ciò che desideravo nella vita. Ho studiato e studiato e sono diventato un avvocato di una certa fama devo dire.
Guadagno bene e ho una bella casa qui a Londra dove mi sono trasferito cinque anni fa. Si potrebbe dire che ho tutto, ma in realtà una parte fondamentale di me si sente vuota. Il mio cuore non batte più come un tempo, non segue più gli stessi ritmi di quando ero giovane. Senza di lei il mio cuore è vuoto da otto anni.
Ho cercato di andare avanti dopo tutto quello che è successo anche se la mia famiglia ne è uscita distrutta.
Mia madre non ha mai smesso di sentirsi in colpa per quell'incidente. Dopo mesi è andata fuori di testa a tal punto da portare mio padre a chiedere il divorzio. Io e mio fratello non abbiamo mai messo da parte il nostro rancore e non ci parliamo più da cinque anni. Eravamo una bella famiglia un tempo. I miei genitori ci hanno cresciuti con i giusti valori e si sono sempre amati moltissimo, non pensavo che un giorno la mia famiglia si sgretolasse completamente sotto i miei occhi.
Quando ho preso la decisione di trasferirmi qui, è stata la decisione più difficile della mia vita. Mia madre aveva bisogno di stare con qualcuno, io non potevo lasciarla da sola. Non così. L'ho supplicata di venire con me, di farsi una nuova vita qui a Londra lontana da tutto quello che l'aveva distrutta, ma lei mi disse che non poteva lasciare mio fratello da solo e che era giusto che io andassi avanti nella mia vita. Così partii con un groppo in gola. Ci sentiamo regolarmente ed io ogni tanto riesco a tornare in Italia per andarla a trovare e starle accanto. Il suo stato d'animo non è cambiato, ma la trovo un po' meglio ogni volta che vado a trovarla.

Lo studio dove lavoro qui a Londra, è molto grande. Sono diversi associati, e io sono in buoni rapporti con il mio capo. Mi è sempre stato vicino e mi ha insegnato moltissimo dal primo giorno in cui ho iniziato a lavorare per lui. Ero molto ansioso all'inizio, ma lui mi ha messo a mio agio.
<< Michael vieni nel mio ufficio per favore. >> mi dice il mio capo mentre è appoggiato allo stipite della sua porta.
Decido di non farlo aspettare mollando tutto e precipitandomi da lui.
Appena entro nel suo ufficio, chiudo la porta dietro di me e mi sedio di fronte a lui dall'altro lato della scrivania.
<< Oggi mi ha chiamato il capo di un importante azienda, vogliono cambiare i loro avvocati e hanno chiesto una consulenza a noi. Vorrei mandarti li oggi per conoscerli se sei d'accordo. >>
Non ho alcuna intenzione di deludere il mio capo, lui sa che può contare su di me.
<< Si certo. Per che ora dovrei andare? >>
<< Facciamo per le tre di questo pomeriggio. Michael è importante che facciamo un ottima figura. Gli ha dato il nostro contatto un mio carissimo amico. Non dobbiamo fallire. Devono diventare nostri clienti. >> mi dice con molta enfasi nella voce. Sono bravo nel mio lavoro e ci riuscirò.
Mi metto subito al lavoro nella mia scrivania e cerco tutte le informazioni relative a questa azienda, voglio essere preparato quando andrò da loro. C'è molto da leggere, è un'azienda molto conosciuta ed importante. Da noi dista circa trenta minuti e guardando il mio orologio è decisamente ora di pranzo. Spengo il mio computer e metto tutti i documenti che mi ha dato il mio capo nella valigetta. Saluto i miei colleghi ed esco dall'ufficio per andare a mangiare qualcosa. Sono indeciso se scegliere un posto vicino all'azienda dove ho l'appuntamento oppure restare in zona. Alla fine decido di andare nel solito ristorante per tranquillizzarmi e non rischiare di fare ritardo per la mia lunga scelta riguardo ad un ristorante piuttosto che un altro. Negli ultimi tempi sono diventato leggermente selettivo sui posti dove poter andare a mangiare.
Mi siedo al mio solito tavolo, e il cameriere che ormai mi conosce da molto tempo, mi porta il menù sapendo che tanto ordinerò il solito. Dopo cinque minuti in cui cerco di provare a cambiare le mie scelte culinarie, mi arrendo e chiamo il cameriere per ordinare i miei soliti gnocchi al ragù, e la tagliata di vitello con patate al forno con una bottiglia di acqua naturale.
<< Prima o poi riuscirò a farti cambiare piatti Michael. >> mi dice il cameriere ridendo dopo essersi ripreso il menù che mi aveva lasciato pochi minuti prima.
<< Mi dispiace. E' che io ci provo, ma alla fine capito sempre lì. >> gli rispondo ridendo anch'io a mia volta.
Una volta che il cameriere si è allontanato, inizio a sentire una strana sensazione dentro di me che non riesco a capire. Mi sento agitato, ma non credo sia per il colloquio, sono abituato a questa fase del mio lavoro, eppure c'è una sensazione dentro di me che non mi lascia in pace. Guardo l'orologio sul mio polso e mi rendo conto che dovrò mangiare molto in fretta. Speriamo che la cucina sia veloce. Forse è questo, la paura di fare tardi. Eppure no...è qualcosa di diverso.
Dopo cinque minuti che rimugino sulle mie sensazioni, il cameriere arriva con la prima portata. Ci metto poco a mangiare i miei gnocchi. Avevo davvero fame. Nonostante io mi senta strano.
Arriva anche la seconda portata e una volta finito chiedo il caffè e il conto per recarmi il più velocemente possibile alla mia macchina. Guardo il cielo, le nuvole si sono fatte nere rispetto a questa mattina, sono sicuro che a breve verrà a piovere.
Salgo in macchina e imposto la via che mi ha dato il mio capo sul navigatore del mio cellulare. Ci vogliono trenta minuti esatti e sono le due e un quarto del pomeriggio. Se non c'è molto traffico riuscirò ad arrivare con almeno quindici minuti di anticipo.
Dieci minuti dopo essere partito, il mio sospetto riguardo al meteo diventa realtà facendo cadere da quelle nuvole nere nel cielo tante piccole gocce d'acqua che iniziano a cambiare la loro intensità ad ogni minuto che passa. Per fortuna ho sempre un ombrello in macchina. In questa città il cielo diventa di malumore molto spesso e bisogna essere sempre preparati ai suoi sbalzi d'umore.
Finalmente sono arrivato nel parcheggio dell'azienda. Durante tutto il mio tragitto quella strana sensazione che c'è dentro di me non è mai cambiata. Mi fa impazzire non riuscire a capire il motivo di questa sensazioni, ma ora mi devo concentrare sul mio colloquio. Deve andare bene. L'ho promesso al mio capo, e se andasse male avrebbe degli effetti negativi su di me.
Vado al campanello e mi annuncio, dopo aver varcato il portone mi annuncio anche con la segretaria seduta alla scrivania all'entrata dell'azienda.
Mi prega di aspettare mentre avvisa il suo capo, e dopo qualche minuto vengo ricevuto da quest'ultimo. Devo dire che gli inglesi rispetto agli italiani sono molto più puntuali, ho potuto verificarlo in diverse occasioni.
<< Signor Longo, buongiorno. Io sono Charles Smith , il capo di questa azienda. E' un piacere conoscerla. >> Un signore vestito elegante, alto con i capelli brizzolati e la barba bianca fatte anche di sfumature nere, mi porge la mano destra ed io faccio altrettanto presentandomi a mia volta.
Mi prega di seguirlo nel suo ufficio ed io eseguo ritrovandomi dentro una grossa stanza piena di foto incorniciate e appese alle pareti che ritraggono Charles con svariate celebrità. Dev'essere una persona molto importante per aver avuto la possibilità di incontrarle tutte.
Mi fa accomodare e chiama la segretaria per farci portare un the. Da quando sono a Londra devo dire che ho iniziato a berne molti, cosa che non facevo assolutamente in Italia, ero caffè dipendente.
<< Allora, Mr. Smith, io e l'ufficio siamo al vostro servizio, mi dica tutto. >>
Nel frattempo arriva il nostro the, e iniziamo a sorseggiarlo. E' davvero bollente.
<< Avevo degli avvocati in precedenza, ovviamente, ma negli ultimi tempi si sono comportati in modi che a me non sono per niente piaciuti. Noi dobbiamo poterci fidare dei nostri avvocati, se succede qualcosa all'azienda dobbiamo sapere che loro sono pronti a dare il massimo per noi. Loro purtroppo non lo facevano e spesso non rispondevano nemmeno più al telefono, per questo mi sono ritrovato costretto a licenziarli. >>
Il signor Smith parla davvero bene l'italiano, deve sicuramente averlo studiato o avere uno dei genitori, o magari entrambi madre lingua.
Mi dispiace molto per quello che è successo con i loro avvocati precedenti, non è assolutamente così che dovrebbero comportarsi.
<< Mr. Smith. Le assicuro che noi lavoriamo in maniera totalmente diversa. Se lei ci assumerà le mostreremo che ogni qualvolta avrete bisogno di noi, sarete la nostra priorità. Per noi è assolutamente importante la vostra fiducia nei nostri confronti, e noi sapremmo dimostrarvi che avete fatto bene a riporla in noi. >> dopo il mio discorso spero di essere stato convincente. Questa è una grande azienda e per noi sarebbe un ottima opportunità.
Il signor Smith mi fissa senza dire una parola, poi prende la tazza e finisce di sorseggiare il suo the. Posa la tazza e si alza in piedi con le mani in tasca fissandomi. Penso che mi stia per cacciare via, ma poi tira fuori la sua mano destra e porgendomela mi dice: << Mi hai convinto ragazzo! Siete assunti. >>
Mi sento così felice e decisamente più leggero per aver soddisfatto il mio capo. Sicuramente era questa la sensazione strana che provavo, la paura di fallire, ma invece mi sbaglio perché nonostante il colloquio sia andato bene, lei è ancora dentro di me.
<< La ringrazio Mr. Smith, non la deluderemo. >> farò di tutto per mantenere le mie parole.
<< Non ne dubito. Mi segua, le faccio fare un giro dell'azienda. >>
Seguo il signor Smith fuori dal suo ufficio e lo seguo attraverso una porta che ci conduce in uno spazio enorme dove ci sono molti ragazzi seduti alle scrivanie che preparano progetti pubblicitari, altri in piedi con dei cartelloni già pronti che mostrano la pubblicità fatta e finita. Il signor Smith mi illustra tutte le varie postazioni spiegandomi nel dettaglio tutto ciò di cui si occupano. Penso che per me sia un bene sapere di cosa si occupa l'azienda che andrò a rappresentare.
Continuiamo il giro e ad un certo punto la mia attenzione viene catturata da una postazione in particolare. Il mio cuore inizia ad avere dei ritmi troppo veloci, il mio respiro credo che si sia bloccato, e le mie orecchie non sentono più quello che mi sta dicendo la persona di fianco a me.
Com'è possibile? Come abbiamo fatto a ritrovarci nello stesso momento e nello stesso posto a distanza di anni in cui non sapevamo più nulla l'uno dell'altro, almeno questo è quello che credo. Sono immobile a fissarla ammirando quanto sia diventata ancora più bella di quanto già non era un tempo.
Me ne devo andare da qui, sicuramente lei non vorrà vedermi e io non voglio metterla in imbarazzo sul posto di lavoro.
<< Signor Smith io ora dovrei proprio andare. Ho un altro impegno mi dispiace. >>
<< Va bene nessun problema. L'accompagno all'uscita. >>
Sono quasi salvo, ma poi succede.
Si gira e mi vede. Angela. Il tempo si ferma mentre i nostri occhi si fissano.
La strana sensazione dentro di me, non c'è più.

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