AD UN PASSO DA NOI

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                                       Capitolo 5

Settembre 2008

Come al solito non sono entusiasta del risveglio per il primo giorno di scuola. Però oggi è importante, inizia il liceo e dovrò essere puntuale perché non sono ammessi ritardi.
Mi alzo e scendo in cucina a fare colazione, anche se ho un po' lo stomaco chiuso, e ci trovo mio padre, che non mi aspettavo assolutamente di vedere.
<< Buongiorno papà. Non dovevi essere al lavoro a quest'ora? >> gli chiedo del tutto sorpresa. Sapevo che avrebbe fatto la notte e che io avrei dovuto prendere i mezzi pubblici per andare a scuola. Non capisco il motivo della sua presenza.
<< Si ma ho fatto cambio con un collega. Preparati che andiamo. >> mi dice senza nemmeno guardarmi in faccia. Non sono stupita. Il nostro rapporto è sempre stato così: freddo. Non ho mai capito il motivo del suo atteggiamento nei miei confronti, ma più cresco e più mi accorgo che non mi interessa.
Mio padre non ha mai provato a chiedermi come andassi a scuola, non ha mai provato a capire quali fossero le mie passioni e cosa mi passasse per la testa. Solo quando gli ho comunicato il liceo che volevo fare e i miei progetti futuri, si è detto contrario. Poi il nulla.
Finisco di prepararmi e lo raggiungo in auto. Il viaggio è silenzioso, ma ad un certo punto non riesco a capire quale strada stia percorrendo mio padre. Questa non è quella che porta al mio liceo.
<< Papà dove stai andando? Dovevi svoltare a destra per il mio liceo. >>
Lui non mi risponde e prosegue per il suo itinerario fino a quando arriviamo davanti al liceo delle scienze umane. Sono confusa. Per quale motivo ci troviamo qui?
<< Siamo arrivati. Scendi, c'è Michael che ti aspetta. >> mi dice mio padre spegnendo il motore.
<< Ma cosa stai dicendo ? Io devo andare al liceo linguistico! >> grido furibonda dentro all'auto.
Ma che scherzo e' questo? Perché mi sta facendo una cosa simile? Proprio lui che dovrebbe appoggiare le mie scelte, o perlomeno rispettarle.
<< Mi dispiace Angela. Non lascerò che tu ti rovini il futuro. Questa è la scuola che frequenterai. Non voglio sentire obiezioni. >> la voce di mio padre è fredda e gelida come un iceberg.
Ora capisco tutto. Trovarmelo a casa il giorno in cui avrei iniziato il primo anno di liceo non era un gesto di un padre che ama la propria figlia e sostiene i suoi sogni. Era il gesto di un padre che si impone perché la figlia faccia sempre quello che vuole lui.
Mi chiedo se mia madre ne sia al corrente e se abbia almeno provato a opporsi al suo volere . Ma ne dubito fortemente.
Scendo dall'auto sbattendo la porta senza dire nemmeno una parola a mio padre. Sarebbe stato fiato sprecato. Non cambierà idea.
Raggiungo Michael con la rabbia in corpo e gli dico: << Tu sapevi di questa storia e non mi hai detto nulla? >>
Non gli era bastato baciarmi a tradimento? Ora doveva anche tenere dei segreti che riguardavano la mia vita?
Michael mette le mani avanti a me in segno di difesa per cercare di calmarmi .
<< Tuo padre ieri ha chiamato mia madre dicendole che dovevo aspettarti all'ingresso della scuola. Ti giuro che non so nient'altro. Cos'è successo? >> e' confuso tanto quanto me. Glielo leggo negli occhi.
Dal giorno in cui mi ha dato quel bacio , due settimane fa, io e il mio migliore amico non ci siamo più visti. Avevo bisogno di spazio per capire per quale motivo avesse fatto quel gesto.
Mi aveva detto : " Pensavo provassimo le stesse cose. "  Ma io non provo niente per lui. E' il mio migliore amico, e ho bisogno di lui nella mi vita. Se iniziasse qualcosa fra di noi non faremmo altro che rovinare tutto.
<< Ti credo. Ma la prossima volta avvisami. L'unica cosa positiva di questa faccenda è che siamo di nuovo insieme. >> gli dico sorridendo. Lui è l'unica persona, a parte mia nonna, che riesce a mettermi di buon umore anche quando tutto sta crollando.
Michael ricambia il mio sorriso e mi dice : << Scusa per quel bacio che ti ho dato. Ho fatto una sciocchezza. >>
Cerco di guardare altrove e poi abbasso lo sguardo stringendo le bretelle del mio zaino per l'imbarazzo. Prima o poi avremmo dovuto affrontare quell'argomento, ma sono solo le otto del mattino, e tra lo scherzo di mio padre e questo...e' troppo da affrontare .
<< Mettiamoci una pietra sopra. Amici come prima. >> gli dico mentre sentiamo suonare la campanella.
Seguo Michael che conosce la scuola meglio di me. Ha partecipato all'open day e se ne' innamorato.
Ricordo che quel giorno è venuto a casa mia tutto entusiasta per raccontarmi per filo e per segno quello che avevano fatto e quello che aveva visto, i professori che aveva conosciuto, e tutte le attività extra scolastiche a cui sapeva già di voler partecipare. Ricordando il suo entusiasmo mi viene la malinconia. Anch'io avrei voluto essere nella scuola dei miei sogni. A studiare quello che mi piaceva. E invece, ero nel liceo che qualcun altro aveva scelto per me senza nemmeno degnarsi di avvisarmi. Ero furibonda con mio padre. Potevamo sederci a tavola come una famiglia normale e parlarne. Poteva spiegarmi le sue ragioni, e io gli avrei spiegato le mie.
Per fortuna io e Michael siamo nella stessa classe, e senza nemmeno bisogno di chiederlo, ci sediamo nei banchi attaccati uno all'altro.
Non immaginavo che andasse così il mio primo giorno di scuola ovviamente. Mi immaginavo a studiare lingue, a conoscere gente nuova nella scuola che avevo scelto. Mio padre aveva architettato un bel complotto per cambiarmi di scuola.
Vorrei tanto dei genitori come quelli di Michael, che appoggiano i suoi sogni sempre e comunque.
Lara e Giovanni, i genitori del mio migliore amico, mi hanno sempre accolta in casa loro come fossi una terza figlia, la figlia femmina che loro non avevano mai avuto. Lara ha dato alla luce due maschi, Pietro è il loro primo genito che sta studiando al liceo psicopedagogico, vuole diventare psicologo, e i suoi genitori l'hanno appoggiato nei suoi sogni. Non ha scelto di fare l'avvocato,come tutti i membri della loro famiglia,  e a loro è andato bene lo stesso. Pietro è più grande di noi di due anni. Frequenta la terza superiore. E' un tipo molto simpatico, gli piace fare molte battute e scherza su qualsiasi cosa. Ama la palestra, infatti a un fisico statuario. A volte mi è capitato di fare dei pensieri strani su di lui, lo ammetto, ma tutto è passato quando ho ricordato a me stessa che era il fratello del mio migliore amico.
La signora Lara mi fa sempre molti regali, quando vede qualcosa che le piace me lo compra dicendomi che pensava a me in quel momento. Mi chiedo se anche a mia madre capita di vedere una cosa carina e pensare a me, o a pensarmi e basta. Non la vedo da una settimana per il lavoro, e non mi ha nemmeno lasciato un bigliettino per dirmi che le manco.
Sono abituata alla freddezza dei miei genitori ormai, ma continua a farmi male.

Finalmente suona la campanella di uscita e Michael è euforico per la scuola che ha scelto. Non la smette di parlare, sembra quasi che non veda l'ora di iniziare a fare verifiche. Lui è sempre stato un secchione al contrario di me. Mi piace studiare, sono brava , ma sinceramente non mi vedo all'università o a fare dei master.
Michael mi chiede di andare a casa sua per pranzare con loro, e visto che non vedo nessuno ad aspettarmi all'uscita della scuola, accetto la sua proposta molto volentieri.
<< Mi impresti il telefono per favore? >> chiedo al mio amico. Voglio avvisare mia nonna che non torno per pranzo. A differenza di Michael io non ho un cellulare come la maggior parte dei miei attuali compagni.
<< Si certo. Tieni. >> mi dice porgendomelo.
Dopo aver effettuato la telefonata saliamo in auto con il signor Longo e andiamo dritti a casa loro. Ci fa molte domande sul primo giorno di scuola durante il tragitto , ma io non ho molta voglia di parlare così lascio che sia Michael ad esprimere tutta la " gioia ".
Una volta arrivati a casa dei signori Longo, trovo Lara in cucina che mi accoglie con affetto, come sempre.
<< Tesoro, ciao. Resti a pranzo con noi? >> mi chiede aggiungendo un posto a tavola.
<< Si. >> le rispondo timidamente. Vorrei chiederle una cosa ma sono un po' in imbarazzo.
<< Va tutto bene? >> mi chiede lei notando il mio disagio.
<< Si. Posso chiederle una cosa? >> la mia voce è rotta e mi manca il respiro.
<< Certo. Se posso risponderti volentieri. >> mi sorride.
<< Lei sapeva che mio padre mi avrebbe presa a tradimento questa mattina portandomi nella scuola di Michael? >> le mie parole escono tutte d'un fiato, altrimenti non so se sarei riuscita a chiederle questo.
La signora Lara mi guarda imbarazzata, sembra che non sappia quale sia la risposta giusta da darmi. Dopo alcuni secondi di silenzio trova il coraggio e mi dice: << Tuo padre mi ha chiamata ieri chiedendomi di farti aspettare da Michael all'ingresso della scuola. Quando gli ho chiesto per quale motivo visto che tu saresti andata in un'altro liceo...mi ha risposto che non voleva che rovinassi il tuo futuro. >> conclude la frase e si volta tornando a preparare il pranzo.
So che la signora Lara è sincera con me, perciò non le faccio altre domande. Non voglio insistere.
Il mio morale è a terra. Dovrò vivere la vita che qualcun altro a scelto per me.

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