La Siepe del Parco

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Ellie, seduta nella sala, fissava le sue mani giunte mentre sua madre si chinava davanti a lei, uno sguardo preoccupato dipinto sul volto. "Ellie, la maestra Margot ci ha raccontato di una situazione seria che coinvolge dei bambini", iniziò la madre con voce seria. Dopo una rapida occhiata a sua madre, Ellie si sentì impotente.
"La maestra dice che hai picchiato due bambini durante l'intervallo oggi."  
Ellie si affrettò a rispondere: "Non è vero, mamma! Loro stavano picchiando un bambino e poi, per punizione, hanno strappato dei fiori. Poi è arrivato il temporale."
"Ellie..." disse Clara, la madre, con voce triste.
"Tutti e tre i bambini hanno confermato che hai alzato le mani"
"Mamma, non è vero! Lui ha paura degli altri due bambini, per questo ha detto così."
"Va bene, Ellie" disse Clara, cercando di comprendere. Poi, le parole della maestra iniziarono a risuonare nella mente di Clara.
"Sapete cosa potreste fare? Visto che Ellie, da come mi avete detto e da come hanno notato le maestra, non ha mai avuto molte interazioni con altri bambini, magari potreste portarla al parco così da favorire la socializzazione e farle capire cos'è la condivisione e com'è stare con altri bambini."
"Sai cosa ci ha suggerito la maestra?" disse Clara, provando a cambiare argomento. Ellie, singhiozzando, chiese: "Cosa?"
"Di andare al parco e provare a fare nuovi amici", rispose Clara.
"Ora?" chiese Ellie, sorpresa.
"Sì, ora" confermò Clara.
"Ma a scuola ci devo per forza andare?"
"Si Ellie." Si intromise Erik.
"Ma papi, io non voglio più andarci perché i bambini sono bugiardi e cattivi."
"I bambini non sono tutti cattivi o bugiardi, devi solo trovare quelli con cui stai bene e sono più simili a te."
"Ma voi..." disse guardando tutti e due i suoi genitori.
"Ma voi mi credete?"
"A cosa?" chiese Erik.
"Che non ho picchiato i bambini, non lo farei mai! Mi credete vero?" disse Ellie con gli occhi lucidi.
"Certo!" disse Clara mentre abbracciò sua figlia.
Ma Erik stette zitto e non proferì parola.
Quando uscirono di casa il sole era raggiante, caldo e avvolgente mentre l'aria era ancora fredda e rinfrescante.
L'odore della pioggia e dell'erba si unirono creando un buon odore.

Mentre Ellie e Clara si avvicinavano all'auto videro da lontano Erik, ancora dentro casa, impegnato a parlare al telefono.
Salirono in auto e partirono verso il parco.
Appena arrivarono, furono accolti dal fresco profumo delle piante bagnate dalla pioggia, mentre il sole attraversava le foglie degli alberi.
Il parco era animato di vita, i bambini giocavano rincorrendosi tra altalene e scivoli. L'erba verde brillava mentre le gocce d'acqua scivolavano via dalle foglie sotto il calore del sole.
Ellie, con i suoi capelli che danzavano al vento, non vedeva l'ora di esplorare ogni angolo del parco.
Clara si sedette su una panchina dopo averla asciugata con più fazzoletti,
tirò fuori da una vaschetta dei tramezzini con la marmellata di ciliegie per lei mentre lasciò quelli con la nutella per Ellie ancora dentro al contenitore.
La bambina nel mentre, con i suoi capelli castani scompigliati dal vento, si muoveva agilmente tra i bimbi che giocavano al parco.
Sua mamma la osservava con occhi premurosi, consapevole del desiderio di proteggerla. Ogni volta che Ellie si univa a un gruppo di bambini, Clara si sentiva sollevata nel vederla integrarsi così bene, ma al tempo stesso provava un brivido di preoccupazione per la paura di perderla di vista.
Quando uno dei bambini inciampò e cadde, mentre giocavano a "ce l'hai", Ellie si affrettò ad aiutarlo, incoraggiandolo con un sorriso gentile.
Clara si alzò istintivamente, ma vide la madre del bambino avvicinarsi e portarlo via, rendendo inutile la sua preoccupazione.
Qualche istante dopo, la bambina tornò a giocare con gli altri mentre Clara, rassicurata, si sedette nuovamente.
La sua attenzione si spostò su sua figlia, che guardava più in là di lei.
Seguì il suo sguardo e notò un bambino robusto che si atteggiava da leader tra gli altri ragazzini.
Clara rimase in guardia, scrutando l'interazione e poi volse lo sguardo alle altre mamme sedute sulle panchine circostanti.
Poi tornò a guardare sua figlia, com'era così dolce con gli altri e con un carattere timido.
"Magari non sono così diversa da Ellie..." iniziò a pensare Clara. "Sono rimasta a casa per anni, immersa nella solitudine, ad accudirla mentre Erik faceva avanti e indietro dal lavoro.
Non facciamo qualcosa tutti insieme da tanto tempo. Dovremmo organizzare una gita nel bosco o qualcosa di diverso. Questa città è splendida ma così noiosa... specialmente quando ci si sente così isolate da tutto il resto. La solitudine è un'ombra avvolgente che si insinua tra i momenti, rendendo tutto più cupo e inquietante. Ecco perché i miei quadri non sono più chiari e rigogliosi come prima. Ormai i miei pensieri, a volte, risuonano contro le pareti vuote della casa.
È come se la solitudine mi avesse inghiottito interamente, lasciandomi lottare contro le ombre che si allungano nelle stanze deserte e questa costante sensazione di isolamento, di essere intrappolata in un mondo senza nessun contatto umano, è diventata la mia prigione mentale." pensò Clara, riflettendo sulle sue emozioni.
In quel momento, si rese conto di quanto fosse sola, nonostante la bellezza della città.
Oltre suo marito e sua figlia, non aveva visto o sentito nessuno da mesi. La sua mente si riempì di idee su come rimediare, riunendo magari la famiglia, organizzare una cena con i suoi genitori e quelli di Erik, come ai vecchi tempi, per permettere a Ellie di rivedere i nonni e forse anche gli zii.
Mentre Clara era immersa nei suoi pensieri, notò con la coda dell'occhio una donna che si stava sedendo accanto a lei.
La donna era vestita con un'eleganza fuori luogo per il contesto, ma questo non le impedì di scrutare discretamente i bambini presenti, cercando chi potesse essere suo figlio. La sua attenzione si posò su un bambino dal colorito olivastro, anch'egli elegantemente vestito con una camicia.
"Salve." disse la donna accanto a Clara, rompendo il silenzio che si era creato tra loro.
"Salve." rispose Clara con cortesia, voltandosi verso di lei.
"Qual è il suo?" chiese gentilmente la donna, mostrando interesse.
"La mia è quella lì con i capelli castani vestita di rosso." disse, puntando con il dito Ellie.
"Ah, che bella! Il mio è Anjali, quel ragazzo con la camicia." rispose la donna con un sorriso, indicando suo figlio.
"La mia si chiama Ellie."
"Oh, che bel nome. E quanti anni ha?" chiese la donna, manifestando interesse sincero.
"Sei anni. E il suo?" chiese Clara, a sua volta.
"Il mio ha cinque anni." rispose la donna con un sorriso affabile.
Le donne si guardarono per un momento e poi si voltarono verso i propri figli, che nel frattempo avevano iniziato a parlare insieme. Si conobbero e poi la conversazione tra le due si spostò prima sui propri mariti e sui lavori che svolgevano, passando poi a discutere di moda e di altri argomenti, per poi tornare a parlare dei propri figli.
"Ed è così che ci ritroviamo qui, tra questi alti alberi e i giochi per bambini, perché, come ci hanno detto le maestre, Ellie deve cercare di socializzare, tirare fuori quel carattere che sembra così timido."
La donna accanto a Clara annuì comprensiva.
"Anche il mio Anjali ha lo stesso problema. Dopo la scomparsa di mio padre, suo nonno, ha smesso di interagire con gli altri bambini per mesi. È stato lo psicologo a suggerirmi di portarlo fuori più spesso, ma Anjali è sempre stato contrario nel farlo, infatti è un miracolo che sono riuscita a farlo uscire da casa se non per la scuola."
Mentre Clara ascoltava, il suo sguardo tornò su Ellie e Anjali e li vide che erano intenti ad osservare un ragazzo verso la grande siepe che segnava il confine del recinto. Il bambino che si comportava da arrogante era disteso a terra in un atteggiamento strano.
Poi, improvvisamente, urla squillanti echeggiarono nell'aria, seguite da una fuga improvvisa dei bambini, che si dispersero nel parco come foglie al vento.
...
Ellie, era assorta a giocare con dei legnetti, intenta a scavare nella terra umida del parco.
Accanto a lei, un bambino sconosciuto si era unito al gioco, senza proferire parola. Mentre scavavano insieme, Ellie iniziò a parlare da sola: "Sto preparando la pappa per i miei figli e per mio marito."
All'improvviso, il bambino di nome Anjali si intromise nella bizzarra scenetta creata da Ellie.
"Ciao amore, come va?" chiese, rimanendo immerso nella finzione di Ellie.
"Ciao, tutto bene marito. I nostri figli, dove sono?" rispose lei, continuando il gioco
"Moglie, li ho portati qui da scuola." rispose Anjali, indicando il vuoto.
"Ah, bene. Mangiate, questa è la pappa." disse Ellie, dividendo la terra e alcune erbe in quattro porzioni, come se fosse del cibo per i loro figli immaginari.
Continuarono a fingere di mangiare, ma in quel momento, Ellie si alzò e vide il bambino che si atteggiava da leader tra tutti, dirigersi verso la recinzione, che era ricoperta da una fitta siepe. La sua mente iniziò a precipitare in un'oscurità sinistra. 
Il bambino stringeva qualcosa tra le mani.
Ellie, avvicinandosi con circospezione, scrutò l'oggetto senza riuscire a comprendere di cosa si trattasse.
Anjali, più indietro e silenzioso, sembrava essere colto da un'inspiegabile timore, mentre una voce stridula e vecchia risuonava nel vento, sibilando il terribile grido di "Aiuto!"
Ellie si irrigidì, cercando con gli occhi il provenire di quella voce spettrale, ma non riuscì a scorgere nessun anziano nelle vicinanze.
"Hai sentito?" chiese, voltandosi verso Anjali, ma questo scosse la testa in silenzio, indicando di no.
"Aiutami, Ellie! Sbrigati!" gridò di nuovo la voce, mentre un brivido le percorse la spina dorsale.
Ellie lottò contro l'impulso di fuggire, confusa e terrorizzata dalla situazione inspiegabile che si stava svolgendo intorno a lei.
Un'insolita folata di vento agitò le fronde degli alberi, mentre gli uccelli, in preda a un'inquietudine palpabile, si alzarono in volo, sbattendo le ali nervosamente e cinguettando ansiosamente.

L'Urlo Oltre la SiepeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora