La Primavera del 1996

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Nella città di New York, il cuore del giovane trentenne accelerava mentre attraversava avanti e indietro il sempre più lungo corridoio dell'ospedale.
Ogni passo che faceva sembrava eterno, carico di ansia, mentre nell'adiacente sala operatoria sua moglie stava partorendo.
L'uomo si stringeva la fede al dito, sentendola fredda e pesante, simbolo di un amore e una promessa che sembravano ora così fragili.
Il ricordo di pochi momenti prima affiorava nella sua mente, quando si trovava ancora nella casa in affitto.

Indossava il suo pigiama, osservando sua moglie con il pancione che sembrava un mondo a sé, un mondo da esplorare.
La felicità di diventare genitori si mescolava con la paura, poiché si rendeva conto che quel mondo sconosciuto avrebbe potuto sfidarli oltre ogni immaginazione.
Le incertezze e le preoccupazioni si affollavano nei suoi pensieri, come se la vita stesse per trasformarsi in qualcosa di incontrollabile e caotico.
"Nessuno ci insegna come essere genitori." pensò.
Sentì il battito accelerato del suo cuore.
Si preparava per andare a letto, seduto sul bordo, aspettando che sua moglie uscisse dal bagno per unirsi a lui.
Ma improvvisamente, un grido di preoccupazione squarciò l'aria.
"Erik!" urlò la moglie, la sua voce era carica di ansia, paura e quasi un impercettibile gioia, che né lei e né lui avevano sentito in quel momento.
"Cosa succede?" urlò Erik, alzandosi di scatto e correndo verso il bagno.
"Clara!" disse, la preoccupazione si dipingeva sul suo volto mentre si affacciava alla scena davanti a lui.
La moglie si appoggiava ai mobili circostanti, le gambe tremanti e le ginocchia rivolte verso l'interno.
Una pozzanghera d'acqua si formava lentamente sul pavimento, bagnando il suo pigiama.
Era arrivato il momento tanto atteso, eppure entrambi si trovavano spaventati e al tempo stesso straordinariamente emozionati.

Erik si fermò, incapace di controllare il suo battito cardiaco accelerato.
Continuava a girarsi la fede nervosamente, sentendola scorrere tra le sue dita sudate.
Ogni attimo, ogni istante che passava, sembrava un'eternità di incertezza e tensione, mentre il destino si dipanava nella sala operatoria a pochi passi di distanza. 
Erik non c'è la faceva più, era agitato e preoccupato, quando il suo sguardo fu attirato da una pianta sempreverde, posta in un angolo della sala d'attesa su un tavolino bianco, asettico, su di essa notò che su alcune foglie erano presenti delle macchie marroni mentre altre erano appassite.
La stanchezza lo permeava e andò a sedersi sulla sedia più vicina alla piantina. Mentre si avvicinava, l'anello gli scivolò dal dito cadendo a terra, non volle fermarsi e rotolò sotto al tavolino della pianta.
Erik si chinò immediatamente per raccoglierlo, quando lo prese sotto al tavolo, lo osservò attentamente, come se non riconoscesse il suo stesso oggetto.
"È già passato un anno da quando ci siamo sposati."
dopo quel piccolo momento di riflessione, decise di metterselo.
Proprio in quel momento, un grido acuto risuonò all'interno della sala operatoria.
Erik si alzò immediatamente e ora notava che quella piantina, quasi morta, sembrava essersi ripresa, le foglie con le macchie marroni erano rinsavite e quelle appassite erano diventate verdi.
Un altro grido.
Era Clara, sua moglie, che stava dando alla luce la loro bambina, che dopo varie discussioni e un lancio di monetina avevano deciso di chiamare Ellie.
Preoccupato e ansioso, sapeva che non avrebbe retto  vedere quella scena.
Era troppo emotivamente coinvolto e temeva di svenire se fosse entrato.
Trascorse due lunghe ore, durante le quali Erik, quasi addormentato sulla sedia, fissava ancora la pianta, giocando distrattamente con una fogliolina.
Le lancette dell'orologio non accennavano a muoversi, ma infine un forte pianto riempì l'aria.
Era il pianto della loro bambina appena nata e Clara iniziò a piangere di felicità nel momento in cui la vide per la prima volta.
Un'infermiera uscì dalla stanza portando via la neonata per pulirla e metterla nell'incubatrice.
Erik, finalmente sveglio e pieno di emozione, si diresse verso la stanza in cui si trovava sua figlia.
La vista di quella piccola creatura che muoveva le braccia e scalciava con le gambe, ancora con gli occhi chiusi, riempì il cuore di Erik di una gioia immensa.
Le lacrime di felicità scesero velocemente dal suo viso mentre osservava incantato sua figlia.
Non vedeva l'ora di tenerla tra le braccia e stringerla, sentendo che qualsiasi cosa potesse accadere nella vita, avrebbe trovato una soluzione per proteggerla e aiutarla.
I giorni successivi furono un turbinio di emozioni per Erik.
Tra casa, lavoro e visite all'ospedale, il momento tanto atteso arrivò: era il momento di portare la piccola Ellie a casa.
Quando uscirono dalla stanza in cui Clara aveva dato alla luce la loro bambina, Erik notò nuovamente e quasi distrattamente che la pianta era ancora sana e rigogliosa.
L'insolita trasformazione non sembrava lasciare spazio alle preoccupazioni, poiché Erik era troppo assorto nella gioia di portare la sua piccola famiglia a casa.
Clara, emozionata per essere finalmente rincasata con la sua bambina, la prese delicatamente in braccio e iniziò a mostrarle la sua nuova cameretta.
"Guarda, tesoro, questa è la tua nuova cameretta." disse Clara con un sorriso affettuoso sul viso.
La bambina emise un verso strano, cercando di comunicare in qualche modo.
"Non credo che possa capire, eh!" commentò Erik, il padre, con un tono giocoso.
"Ma no! Non vedi? Ha appena risposto!" replicò Clara con entusiasmo.
"Non penso che 'gugu gaga' sia una risposta valida." scherzò Erik.
La bambina si girò verso il padre e mosse lentamente le braccia, continuando a emettere quei versi strani.
"Guarda, papà, Ellie è d'accordo! Sei un testardo!" disse Clara, cercando di coinvolgere Erik nella gioia del momento. Ellie emise un piccolo suono che sembrava una risatina. "Vedi? Capisce quello che diciamo!" esclamò Clara, convinta. "Sì, sì, dai. Ora devo andare al lavoro." rispose Erik, dandole un bacio sulla guancia.
"Ok, ciao amore!" disse Clara, restituendo il bacio con affetto.

L'Urlo Oltre la SiepeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora