Blue Eyes

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Non ricordai quasi nulla dopo aver perso i sensi nella neve. Solo un paio di occhi azzurri...

Erano gli occhi di Touya.

Ci fu un attimo in cui mi svegliai, ma anche in quell'occasione fui in grado di distinguere soltanto qualche elemento sconnesso, senza cogliere il ramo che li collegasse tra loro per formare un contesto definitivo.

Ero nel mio letto, avvolta da un numero triplicato di coperte.

La voce di Isabel, calda e sincera. Il suo tocco premuroso sulla fronte, probabilmente per controllare che la mia temperatura non stesse salendo ancora.

La udii singhiozzare più volte. Altrettante volte percepii che mi cambiò le borse dell'acqua calda.

Poi... Ci fu un'altra cosa.

Delle farfalle.

Ricordai delle farfalle di un bellissimo blu che svolazzarono nella mia camera da letto. Non seppi dire come, ma le riconobbi anche nel buio della notte.

Il loro moto di volo era irregolare. A volte salivano, a volte scendevano. Per qualche motivo si raggrupparono spesso sulle pareti, sul soffitto o sul mio corpo immobile.

Mi venne spontaneo associarle alle fiamme di un incendio... Un incendio familiare e che ripercorse i miei incubi angoscianti per molto tempo.

Tentai di focalizzarmi sull'immagine della ragazza che si prese cura di me. Intuii fosse Isabel dai modi di fare apprensivi e a tratti materni, ma in certi momenti mi parve di vederla coi capelli di un colore più tendente al biondo, sfociando quasi sul platino.

Mi ricordò molto mia madre... Anche se non riuscii a mettere a fuoco il suo viso, dato che nemmeno io fossi in possesso di facoltà che mi consentissero di figurarmelo appieno dopo tutti quegli anni senza vedere neanche uno straccio di foto di lei.

Più cercai di ipotizzare il volto della donna, più mi accorsi che i capelli divennero scuri. Un nero intenso come il carbone, mossi come stelle filanti a carnevale.

Prima Kristallark e ora Caracol...

Stavolta non ebbi difficoltà a identificare il viso di colei che stesse vegliando su di me. Viso di Carbone fu la persona che mi stette più vicino durante l'infanzia, non avrei mai potuto dimenticarmi di lei. Non avrei mai potuto dimenticare la mia amata sorella.

Provai a immaginare le sue fattezze da adulta, se avesse vissuto abbastanza a lungo da raggiungere l'età di Isabel.

La terza figura inaspettata che comparve durante il mio dormiveglia fu un uccello. Lo vidi per la prima volta in assenza dell'amica, in una di quelle rare volte che abbandonò il mio capezzale.

Il volatile era appollaiato sul davanzale della finestra. Picchiettò con il becco arcuato sul vetro e in qualche modo aprì l'anta per entrare. Non fece nulla di eclatante, si limitò a osservarmi.

Era bellissimo.

Il piumaggio era nero, quasi lucido da quanto fosse oscuro. Tranne sotto le ali. Le penne sotto alle ali e sotto la coda erano di un bianco niveo e i suoi occhi mi parvero due luccicanti biglie di vetro.

Non che fossi un'esperta in materia, ma fui abbastanza sicura non fosse una specie realmente esistente. Era fiero, grande e regale. Ironia della sorte, l'avrei paragonato a un corvo e a una fenice fusi insieme.

Per via della penombra nella stanza fui in grado di distinguerne solo la sagoma, fatta eccezione dei pochi istanti in cui si mostrò alla pallida luce lunare, tuttavia, mi ammaliò come lo sguardo di Medusa.

Villain ☽ || DabixOCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora