Proximity

16 4 0
                                    

Mi pentii amaramente di essermi offerta volontaria per uscire a compiere quel paio di commissioni per conto di Isabel.

Oh, me ne pentii eccome.

Come ogni altro giorno d'inverno, il freddo non si risparmiò nemmeno quella settimana. Fui davvero felice di varcare la soglia della metropolitana, perlomeno potei ripararmi dal vento gelido... Tuttavia, il presentimento che ci fosse qualcosa di fuori posto mi attanagliò come una zecca sottopelle.

La sensazione di sentirmi osservata.

Mi fermai sulla banchina e attesi pazientemente l'arrivo del mio treno. Mantenni l'attenzione vigile tutt'attorno a me, che fosse sulle persone, sugli oggetti o sulle indicazioni alle pareti.

Non mi piace sentirmi gli occhi addosso...

Afferrai il lembo finale del giaccone e lo tirai giù quanto più possibile per coprirmi maggiormente le gambe. Avevo addosso un paio di jeans felpati, ma erano aderenti e quel senso di sorveglianza non fece che aumentare il mio disagio.

Sbuffai nervosamente, mi alzai la sciarpa fin sopra il naso e salii sul vagone appena si stazionò di fronte a me.

Nonostante la posizione di forte svantaggio, mi sedetti. Stando in piedi avrei dato prova della mia agitazione, optai per un approccio controllato, ma con la massima concentrazione su tutto ciò che mi succedesse attorno.

Esaminai ogni singolo passeggero all'interno del mio campo visivo. Per fortuna o sfortuna, gli sconosciuti compagni di viaggio mi parvero uno uguale all'altro e non fui in grado di carpire nessuna informazione utile o allarmante.

Scesi alla fermata prestabilita e mi diressi al negozio di alimentari indicatomi da Isabel. Era il più vicino a vendere un tipo particolare di stelline di zucchero amate tanto dall'amica, ma quello fu il momento il cui realizzai che avrei preferito starmene a casa volentieri o, alla peggio, in pasticceria a servire i tavoli.

Non che mi costasse tanta fatica fare quella ventina di minuti in treno e neanche il quarto d'ora a piedi per raggiungere la mia destinazione, però... Cazzo, quel diavolo di presentimento iniziò a farsi sempre più angosciante.

Minuto dopo minuto, passo dopo passo.

Arrivata ai limiti dell'esasperazione, mi girai di scatto un attimo prima di entrare nel kombini. Il viale era pressoché vuoto, innevato e di una tristezza desolante. L'illuminazione nei paraggi era fioca, i cumuli di neve mi resero difficile distinguere appieno l'ambiente circostante e il vento ghiacciato parve quasi più simile a un ululato inquietante.

Schioccai la lingua sul palato e mi rintanai oltre le porte scorrevoli per fare i miei acquisti senza perdere altro tempo.

Il tragitto di ritorno fu persino peggiore di quello dell'andata.

Il buio calò prematuramente e la stazione era praticamente deserta. Invidiai terribilmente tutte quelle persone a casa al calduccio, intente a prepararsi la cena o a godersi del sano relax di fine giornata...

Invece io mi sto trasformando in un canide, vista l'ossessione per qualunque rumore captino le mie orecchie.

Quando il treno si fermò davanti a me, salii tenendomi stretto tra le braccia il sacchetto di carta contenente le compere. Come per l'andata, scrutai maniacalmente i pochi passeggeri presenti sul vagone e, proprio come per il primo viaggio, mi parvero tutti uno uguale all'altro. Erano quasi tutti con i cappotti mezzi bagnaticci per colpa degli abbondanti fiocchi di neve che cominciarono a cadere all'improvviso, altri erano bardati da capo a piedi per mitigare i brividi, altri li vidi totalmente assuefatti ad armeggiare con il telefono, le cuffie o il tablet.

Villain ☽ || DabixOCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora