Capitolo 1: Fitta allo stomaco

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Era il pomeriggio di Ferragosto, la città era completamente deserta. Tutti erano al mare, tranne Bakugo Katsuki. Si trovava nella palestra della scuola, messa a disposizione degli studenti per tutto l'anno. Spesso era un punto di ritrovo e solitamente lì si organizzavano partite di basket. Era un luogo molto frequentato, ma in quel moneto non c'era nessun altro a parte Katsuki. Era solo, faceva due tiri a canestro, come se non sapesse come impiegare il suo tempo, non voleva nemmeno allenarsi. Fuori solo il suono delle cicale e il sole cocente che rifletteva su ogni superficie lucida, come le finestre e i tetti delle macchine posteggiate. C'era una leggera brezza che entrava da fuori verso la palestra dall'ingresso con le due ante aperte. Katsuki faceva un tiro dopo l'altro, recuperando di volta in volta la palla e provando qualche palleggio.

La palestra era un ampio spazio, con il solito pavimento che emette quel suono acuto quando si corre con le scarpe da ginnastica. Aveva al centro un campo da basket con due canestri, e, essendo rettangolare, aveva il lato lungo occupato da gradoni per assistere alle partire, dal lato opposto all'entrata. In un lato corto, invece, era presente la porta per l'ingresso agli spogliatoi.

Katsuki era sovrappensiero. Aveva la fronte crucciata, non solo per lo sforzo dell'allenamento. Ormai da anni era sempre tormentato dallo stesso ricordo e da quella voce che lo chiamava. Ormai era un aspetto della vita quotidiana, ovvero che quando rimaneva solo, quel ricordo riaffiorasse alla mente più nitido che mai. Tuttavia il basket lo teneva abbastanza occupato da evitare che il pensiero sopraffacesse troppo la sua realtà presente.

Prese il suo telefono per controllare le notifiche: aveva qualche messaggio non letto da Kirishima, ma decise di non leggerli. Controllò le storie su Instagram e vide un selfie di Deku e la maggior parte dei suoi amici, come Kirishima stesso, Denki, Iida, Todoroki, Sero, Mina, e altri compagni. Erano al mare e sembravano felici. Non era geloso, allora perché aveva questa fitta allo stomaco? Qualcosa che aveva mangiato?

Decise di lasciare il suo allenamento e tornare a casa. Prese dalla strada più lunga, solo per evitare di passare vicino al lungomare, dove c'era la spiaggia e probabilmente i suoi amici. La città sembrava diversa illuminata dalla luce arancione del tramonto, che si rifletteva sulle finestre degli edifici. Il cielo sembrava un quadro di un pittore espressionista, con le nuvole arancio-rosa e i gabbiani. Ogni edificio e ogni strada davano l'impressione di essere così magici e Katsuki stava guardando. Se solo avesse potuto vivere la vita, senza questa perenne rabbia dentro. Dove ebbe inizio? Perché era sempre arrabbiato? Perché si sentiva sempre così solo? Per provare che era il più forte?

Quando arrivò di fronte casa sua, era già buio. Nessuna luce dall'interno, i suoi genitori non c'erano. Salì le scale fino in camera sua e iniziò qualche problema di fisica per tenere la sua mente occupata e per rafforzare la sua conoscenza del suo quirk. Era giovane, avrebbe dovuto stare fuori in giro con i suoi amici. Un altro problema risolto, cambiò pagina e ne iniziò un altro. Perché stava facendo fisica da solo nella sua stanza di sera, d'estate? Studiare era così importante per lui? Più importante di passare il tempo con altre persone? Risolse anche quest'altro problema. Era così veloce nel risolvere i problemi di matematica e fisica, che desiderò esserlo anche nel rispondere alle sue stesse domande.

Fiuuuuu Boom. Boom. Boom.

Lo aveva dimenticato: c'erano i fuochi d'artificio quella notte per Ferragosto. A lui piacevano: esplosioni e luci, come il suo quirk. Corse sul tetto di casa sua: era come una terrazza, ma vuota. Si posizionò sul bordo, dove c'era la ringhiera, su cui poggiò le braccia e poi guardò lo spettacolo di luci. Era bellissimo, ma aveva ancora quella strana sensazione dentro il suo stomaco dal pomeriggio, non riusciva proprio a liberarsene.

Fiuuuuu Boom. Boom. Boom.

Grazie alla luce dei fuochi d'artificio, vide due figure dirigersi verso di lui. Stavano agitando in aria le loro mani. Stavano davvero venendo per lui? Cercò di affinare lo sguardo: erano Izuku e Kirishima. Perché? La festa in spiaggia era già finita? Impossibile. Era noiosa? Impossibile. Perchè erano lì? Stavano fluttuando grazie ad Izuku che stave trasportando Kirishima con Black Whip. Stava quasi per ridere: erano ridicoli.

"Buonasera, Bakugoooo!" urlò Kirishima nell'instante in cui atterrò. "Kacchan!" disse semplicemente Izuku. Ancora, c'era qualcosa di sbagliato, un'ombra dal passato passò davanti agli occhi di Katsuki, ma lui agitò la testa, non voleva pensarci adesso. A dire il vero, non si era arrabbiato alla vista dei due, era solo curioso.

"Perchè siete qui voi due? Non c'era una festa con gli altri?" chiese semplicemente.

"Wow, non ci stai urlando in facia! Pensavamo che ci avresti ucciso per aver interrotto il tuo momento da protagonista!" rise Kirishima.

"È stata un'idea di Kirishima", disse Izuku, "voleva sapere come stavi, così mi ha chiesto di portarlo qui per fare più in fretta. In più, non sapeva il tuo indirizzo".

"Sei sempre a casa mia, Capelli Dimmerda!" urlò Katsuki.

"Cosa? Ma-"

"Sì, Midoriya. Era una bugia" confessò Kirishima. "Pensavo fosse più semplice con te".

"Più semplice fare cosa?" Chiese Katsuki, anche se sapeva già la risposta.

"Di portarti con noi! Sappiamo che fai tutto il duro, ma alla fine ti piace la nostra compagnia! Dai, vieni con noi!" rispose Kirishima.

Perché Deku avrebbe reso ciò più semplice? Non volle chiedere. Anche Deku sembrava non voler commentare l'affermazione di Kirishima. Si guardarono negli occhi per meno di un secondo, ma abbastanza da capire che stavano pensando alla stessa cosa: perché Kacchan avrebbe cambiato idea più facilmente con la presenza di Deku? Kirishima sapeva qualcosa che loro non avevano realizzato su loro stessi?

"Non verrò con voi" disse Katsuki alla fine. "Buonanotte", finì la frase entrando e chiudendo la porta alle spalle.

Kirishima ed Izuku non ebbero il tempo di dire nulla: si guardarono negli occhi. Non c'era nulla da dire, l'avevano invitato due giorni fa e la risposta era la stessa anche questa volta. Sapevano che Bakugo aveva bisogno di passare del tempo con qualcuno che potesse chiamare amico. Nessuno vuole stare da solo.

Katsuki era di nuovo in camera sua. Si lanciò sul letto, non voleva pensare che aveva appena rifiutato di andare con loro alla festa. Il fatto che sentisse il bisogno di quella compagnia gli provocò una fitta intensa allo stomaco. Non aveva bisogno di nessuno, stava bene da solo. Non aveva bisogno della carità di Kirishima e Izuku. Ma loro stavano genuinamente cercando di fargli cambiare idea, perché probabilmente sapevano cosa significasse sentirsi soli. Lui non era solo, giusto? In ogni caso, questi stupidi pensieri erano un inutile spreco di tempo, così spense la luce sul comodino e chiuse gli occhi. Non si era accorto che era ancora vestito per uscire. 

Qualcosa di Nuovo // BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora