Capitolo 2: Ricordi

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"Aspetta, Kacchan!"

"Sei troppo lento, Deku! Ahah"

"Aspetta!"

"Muoviti e usa le gambe!"

"Aspetta, Kacchan, ci sto provando!"

Fantasmi del passato lo chiamavano nel sonno. L'infanzia con Izuku era una parte della sua vita a cui non aveva mai smesso di pensare. I suoi sogni spesso si svolgevano nel parco giochi dietro casa sua o nel parco dove andavano con le loro mamme.

C'era qualcosa, però, che era successo nella sua infanzia e che non riusciva a ricordare. Era quella cosa che lo teneva bloccato in un loop di sogni da cui non poteva fuggire: Izuku che lo chiamava mentre correva senza guardare indietro. Chiamarlo sogno forse è sbagliato, sembrava più un ricordo. "Aspetta, Kacchan, aspetta!": quelle parole lo perseguitavano. La voce di Izuku in quel ricordo era ansiosa e lontana, ma forte. Katsuki era molto avanti rispetto a Izuku, sentiva un leggero desiderio di lasciarlo indietro solo per essere chiamato con disperazione. Voleva mostrargli quanto era migliore, quanto era più veloce, più coraggioso. Era cattivo. Non gli piaceva l'atteggiamento gentile di Izuku, quindi si comportava in modo meschino.

"Kacchan! AAAAA!"

Katsuki si svegliò sudato, cercando di capire dove si trovava. Era nel suo letto, fuori dalle coperte, vestito com'era quando era tornato a casa la notte scorsa.

Si strofinò la testa, non aveva dormito bene. Fuori era ancora l'alba: il cielo era scuro ma una luce arancione era visibile dietro gli edifici di fronte alla finestra. Nessuna nuvola, nessun vento, ancora non molto caldo: una bella giornata per andare al mare. Katsuki andò a controllare se i suoi genitori fossero a casa. La casa era davvero silenziosa, era ancora solo. L'atmosfera era tranquilla, troppo tranquilla per lui, troppo silenziosa. Prese un telo da mare e corse fuori. Era troppo presto per incontrare altre persone. Si sedette sulla spiaggia e guardò alcune imbarcazioni da pesca fluttuare all'orizzonte. Quel ricordo che continuava a riaffiorare nei suoi sogni era qualcosa a cui non poteva smettere di pensare, anche se voleva. La scorsa notte, quando aveva visto Izuku, aveva chiaramente sentito come se il ricordo stesse riaffiorando di nuovo. Cosa era successo quel giorno? Perché dimentica tutto ogni volta che si svegliava? Una cosa era certa: non poteva parlarne con Izuku. Doveva risolvere questa questione da solo. Era sicuro che qualcosa fosse successo nel parco con il fiume, il suo posto preferito da bambino. Non lo visitava da allora.

"Kacchan?"

Una voce interruppe i suoi pensieri. Sapeva chi era prima ancora di voltarsi. Solo una persona lo chiamava con quel nome.

"Kacchan! Cosa ci fai qui?"

"Vattene, nerd".

"Oh, scusa". Izuku allora proseguì, si stava allontanando, ma poi si fermò.

"Vuoi unirti a me? Mi stavo allenando. Forse possiamo fare una partita a Catch-a-Kacchan come sempre!"

Ah, si stava allenando. E gli aveva chiesto di unirsi a lui. Anche se le uniche cose che aveva detto erano state sgarbate. Perché? Sentiva di nuovo una fitta allo stomaco. Inoltre, non era stanco dopo la festa di ieri sera?

Girò la testa per guardare gli occhi verdi di Izuku. Non disse nulla, si alzò e iniziò a correre superando Izuku.

Izuku sorrise e iniziò a seguirlo. Corsero per circa 2 ore senza dire una parola. Katsuki percepiva il silenzio tra loro come una sorta di conforto. Era lo stesso per Izuku? Katsuki si girò per dare una rapida occhiata a Izuku. Lui stava sudando più di lui, sembrava un po' stanco e stava regolando il respiro. Forse il ritmo di Katsuki era troppo veloce per lui? Ma c'era qualcosa di più: anche se non nascondeva la sua fatica, il suo viso era rilassato e i suoi occhi brillavano alla luce del mattino. La vista era troppo per Katsuki, guardò di nuovo la strada, spaventato di vedere un altro flash dal passato. Solitamente il ricordo riaffiorava quando Katsuki era da solo, ma dopo la scorsa sera aveva paura che avrebbe potuto continuare a riapparire anche quando era con altre persone. Aveva paura di perdere la percezione della realtà. La cosa strana di questa situazione era che non riusciva a ricordare: il ricordo spariva così come veniva. Ineffabile. Doveva assolutamente ricordarsi di cosa era successo tra lui e Izuku, solo così il passato avrebbe smesso di invadere il presente. Scosse la testa. Stavano ancora correndo, ora erano vicini al loro quartiere. Questa non era la prima volta che facevano questa strada, infatti era il solito percorso che facevano sempre entrambi per l'allenamento per entrare alla U.A., ma questa volta erano insieme e non da soli. Per Katsuki era un po' strano: una persona che aveva sempre vissuto vicino casa sua, che aveva il suo stesso obiettivo, la stessa motivazione di passare il test e tutto ciò che lui aveva fatto era stata spingerlo contro un muro, insultarlo e urlargli in faccia che doveva rinunciare alla U.A. perché era un senza-quirk. Si fermò.

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