1. Game on, darlings

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Regina di picche: donna in lutto, perfida, dannosa, ficcanaso, malalingue, gelosa, e alimentata da un forte desiderio di vendetta.

Regina di cuori: intuitiva e creativa, dal cuore aperto al prossimo, ma furiosa, ingiusta ed esagerata.

Regina di fiori: gentile, pura, innocente, tenera, amorevole, ma in codesta si cela una profonda e repressa invidia e gelosia.

Regina di quadri: intelligente, autorevole, insensibile, fredda, materialista, loquace e un'abile manipolatrice. Feroce rivale, in gioco e in amore, della regina di picche.

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Sole, mare e terremoti, la California era un terreno di battaglia più che adatto alla guerra in atto.

E il liceo era il luogo perfetto per la costruzione di fazioni sfidanti. Il posto che tempra le giovani menti, di transizione tra il bambino e l'adulto, il primo passo della vita a distinguere l'umanità tra specie e classi.

Il mondo è un complesso agglomerato di lotte per il potere o al potere. La distinzione tra vinti e vincenti esiste fin dall'albo dei tempi, ma la scuola è il luogo in cui nessuno vince.

Inizia con colori e filastrocche ridicole, trasmette gioia, unità e voglia d'imparare, di diventare qualcuno. Ma man man si trasforma in un pozzo di crudeltà senza fondo, sogni infranti, costrutti sociali, condanne decretate in un tempo fin troppo esiguo.

Attraversiamo corridoi rumorosi, ascoltiamo lezioni noiose, sopportiamo tormenti immotivati ogni singolo giorno, per 9 mesi l'anno, nella vaga speranza di sopraelevarci alla superficialità delle apparenze, ma ciò non accade.

Per quanto ci impegnamo, per quante soddisfazioni raggiungiamo, ci sarà sempre un altro concorrente in questa gara alla sopravvivenza che ci farà sentire dei perdenti.

La piramide sociale, il rispetto delle gerarchie, ciò viene identificato come il mantenimento dell'ordine per il corretto funzionamento di un popolo, ma guardacaso questa è sempre e solo l'opinione di chi ne è in cima.

Indovinate chi era in cima.

Gli atleti erano i primi a permettersi di far decollare il proprio ego alle stesse. Idolatrati come degli eroi, sfilavano fischiettati da orde di fan tra quattro mura che tra meno di un anno non sarebbero valse più niente. Tra tutti coloro che non vedevano l'ora di fuggire da quel inferno, loro erano gli unici desiderosi di fermare il tempo, così da sentirsi sul tetto del mondo per sempre.

Mikael Redstone era il quarterback, il capitano, ma non uno qualsiasi, lui era il punto cardine, l'emblema, di una squadra vincitrice di 3 campionati studenteschi consecutivi.

Mikael, dal ebraico מִיכָאֵל (Mikha'el), composto dai termini mi (chi), kha (come) ed El (Dio), che formano la frase "Chi è come Dio?"

Lui. Lui lo era. Per quelle file di ragazzine urlanti, lo era.

E ne amava la senzazione..

Mikael, piccolo grande Miky, cosa posso raccontarvi sul "ragazzo perfetto"?

Oh, Miky Miky, col quel sorriso dolce, con quei caldi e marroni occhioni da cerbiatto, con la tua aria da bamboccione ingenuo ed innocuo.
Li hai fatti fessi tutti.

Quanta infida rabbia ed invidia si nasconde dietro tale faccia d'angelo ragazzi miei..

La perfezione ti stava stretta, così come la gentilezza e l'innocenza. Eri una bomba ad orologeria che prima o poi sarebbe esplosa.

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