13. Relazioni (parte2):

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«Carrie? Carrie ci sei?»

«Andrea?»
Scattò seduta sul letto. Si strofinò gli occhi ancora truccati e li riaprì. Il dorso delle mani era striato di nero come avesse ripulito una stufa.

«Mi ero addormentata...» si scusò.

Andrea la inquadrò con le sopracciglia raccolte ad arco, soffermandosi per qualche secondo di troppo.

«Non hai caldo?»

Carrie arrossì e abbassò lo sguardo. Si tirò le maniche a coprire le mani fino a nascondervi dentro anche le dita.

«No.»

Chissà se l'aveva riconosciuta. Indossava una felpa di Mauro. Le era rimasta in valigia e aveva deciso di tenersela. Ovunque fosse, quando la infilava, si sentiva a casa. Non a casa sua, né casa loro. Più che altro era una percezione, come quando in un posto il profumo nell'aria, il colore delle pareti, o anche solo la polvere nella luce che filtra dalle finestre, ti ricorda un attimo in cui sei stato felice, in cui non hai pensato ad altro che a sorridere. Così si sentiva, avvolta in quella maglia.

«Lavati la faccia e preparati. Denis si strapperà i capelli se tardiamo a cena. Hai giusto il tempo che impiegherò a farmi un nodo decente alla cravatta.»

«Sissignore. Corro in doccia!»

Andrea le girò le spalle e si diresse verso la porta aperta che univa le loro camere:

«Vola, che stasera ci facciamo l'Americaaaa» intonò.

«Sei un matto. Lo sai?» gli fece eco Carrie dal lato opposto.

***

Alle venti e trenta in punto, Carrie e Andrea erano seduti sui divanetti nella hall dell'albergo.

«Dove andiamo?»

Denis stava ritto in piedi a pochi passi di distanza. Le scarpe lucide. Lo sguardo fisso in avanti.

«Thai Town in Melrose Avenue. Ovviamente, il ristorante l'hanno scelto loro.»

«Ovviamente... Loro chi?», chiese Andrea rivoltando, a scatti, i polsini della camicia di lino.

«Potevi metterti una giacca» ruggì il manager, dedicandogli un'occhiataccia.

«Ho già messo la cravatta. Non vedi?»

Ribatté il ragazzo, giocandoci con il dito medio in vista.

«Stavi dicendo?»

Il manager scosse la testa e tornò a volgere lo sguardo alla strada, oltre le porte a vetro.

«Il produttore cinematografico con la moglie, investitori, soci e non so chi altri...»

All'improvviso, parve intravedere qualcosa e uscì fuori. Gli altri due lo imitarono.

«Ma perché il produttore ha voluto incontrarci? Non ho ancora fatto nessun provino. E se venissi scartata?» Carrie si era mossa agilmente ma, per via dei tacchi, era rimasta un passo indietro.

Invece, Andrea aveva affiancato il manager. I due si scrutarono, poi l'uomo volse gli occhi a terra.

«Cortesia verso un'ospite straniero?» suggerì.

Spostò un sasso con il piede e lo fece rotolare dal cordolo.

Un taxi si affiancò al marciapiede, proprio in quel punto, interrompendo la conversazione.

«È il nostro», dichiarò Denis.

Andrea si sporse per aprire la portiera a Carrie, che entrò per prima. Quando fece passare il manager, lo sentì rilasciare un respiro di sollievo.

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