Capitolo 5:Tra i solchi della speranza

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Pov: Adelia

Mi sentivo nervosa ed emozionata mentre varcavo la soglia del carcere dell'IPM, pronta per la mia prima giornata come volontarie. Teresa mi guardò con un misto di determinazione e apprensione e io annuii, cercando di nascondere il tumulto di emozioni che mi agitava dentro.

Una volta dentro, i corridoi grigi sembravano chiudersi su di noi, inghiottendo ogni traccia di luce. Sapevo che dovevamo rimanere forti, ma il peso dell'ambiente carcerario era opprimente.

Ci condussero nella sala dedicata all'attività di ceramica. Le finestre alte e strette a malapena lasciavano filtrare un filo di luce, mentre le pareti di cemento grigio sembravano stringerci in un abbraccio freddo.

Mentre preparavamo tutto per la lezione, Teresa e io discutevamo su come affrontare la situazione. «Dobbiamo essere sincere con loro,» disse Teresa con serietà, e io annuii. «Sì, dobbiamo mostrare loro che siamo qui per aiutarli, non per giudicarli.»

Poi, mentre attendevamo l'arrivo dei ragazzi, vidi Ciro avvicinarsi con Beppe vicino al campo da calcio. Il mio cuore balzò nel petto all'idea di vederlo di nuovo. Quando finalmente entrarono nella sala, i miei occhi si incrociarono con quelli di del moro e un sorriso timido si dipinse sul mio volto.

«Benvenuti ragazzi, »dissi con gentilezza, cercando di nascondere l'emozione che provavo nel vederlo di nuovo. «Siamo qui per insegnarvi a lavorare la ceramica.»

I ragazzi si avvicinarono alle tavole parlottando tra loro e ridendo. Mentre Teresa e io dimostravamo loro come plasmare l'argilla, i ragazzi si aprirono sempre di più, dicendo qualche battutina stupida.

Poi, con un misto di sorpresa e felicità, vidi Ciro avvicinarsi chiedendo se poteva unirsi a noi. Sorrisi nel vederlo.

Mentre continuavamo la lezione di ceramica, sentii il peso dello sguardo di Carmine su di me. Il suo sorriso sembrava troppo intimo, e il suo interesse per la mia attività sembrava più un pretesto per avvicinarsi a me che un reale interesse per la ceramica.

«Ciao Adelia, mi aiuteresti?» chiese Carmine con un tono gentile, sorrise e il mio cuore perse un battito. È davvero un bel ragazzo, e il suo essere così genuino e carino con tutti lo faceva sembrare solo più bello.

«Certo, siediti pure. » risposi io, cercando di mantenere la calma nonostante il mio nervosismo interno crescesse. Sono molto timida, ci metto tantissimo tempo prima di riuscire a parlare tranquillamente con qualcuno.

Nel frattempo, Ciro ci osservava a distanza con un'espressione che non riuscivo a decifrare del tutto. Il suo sguardo era carico di gelosia, la sua postura rigida e i suoi pugni serrati mostravano chiaramente il suo stato d'animo agitato. Non era una situazione nuova per me, era sempre stato molto geloso, gli dava fastidio anche solo che qualcuno mi guardasse per troppo. Ma non mi aveva mai dato delle spiegazioni.

Si avvicinò con passo deciso, interrompendo il nostro scambio con una presenza che sembrava riempire l'intera stanza. « Adelia, il piecoro ti sta infastidendo?» chiese, il suo tono carico di tensione e possessività.

«No, grazie Ciro, sto bene,» risposi io, cercando di non far emergere la mia irritazione di fronte alla sua brusca intrusione.

La tensione tra di noi era palpabile, e mentre cercavo di mantenere il controllo della situazione, mi rendevo conto che la gelosia di Ciro stava diventando sempre più opprimente. Era come se non potesse sopportare la presenza di un altro uomo accanto a me, nemmeno durante una semplice lezione di ceramica.

Quando finalmente la lezione giunse al termine, mi sentii sollevata. Era stata un'esperienza estenuante, resa ancora più difficile dalla tensione tra me e Ciro. Mentre raccoglievamo gli strumenti e riponevamo l'argilla, Ciro si avvicinò nuovamente a me con aggressività, pronto a chiedere chiarimenti su Carmine.

COLPA DELLE FAVOLE. || CIRO RICCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora