NO PAIN SO GREAT

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Oggi il sole sembra più insopportabile del solito. Il sudore continua a scendermi giù per la schiena, rinfrescandomi solo per un attimo prima di diventare caldo e appiccicoso. Sono passate quasi due settimane, e ogni giorno mi sento più forte e soprattutto meno goffa. 

Io e Trash ormai ci siamo abituati alla solita routine. Ogni mattina lui esce, in cerca di nuovi aggeggi, e torna a casa verso la sera con la borsa appesantita per cenare con me. Quando non è fuori o non sta armeggiando con i suoi rottami, allinea dei barattoli vuoti vicino alla baracca e mi insegna a sparare. La sensazione della sua pistola nelle mie mani non mi è più estranea oramai. 

Ma oggi è la prima volta da quella alla fabbrica che mi invita ad uscire per fare un lavoro. È carino fare qualcosa di diverso ogni tanto, se non fosse però per il caldo afoso. 

È da un po' che camminiamo, e i suoi passi lunghi lo tengono sempre un po' più avanti rispetto a me, con il barile dell'acqua vuoto legato alla sua schiena. Dopo circa dieci minuti di silenzio, si gira e comincia a camminare all'indietro, finalmente deciso a parlarmi. 

«Coraggio, piccola! Ti farò vedere una cosa speciale oggi.»

«Hai intenzione di dirmi cosa?»

«No, dev'essere una sorpresa, okay? La prima volta che ho scoperto quel posto, il mio cuore stava per fermarsi. Cavolo, non vedo l'ora di vedere che faccia farai.» 

Ad un certo punto passiamo vicino ad un mucchio di detriti che un tempo dovevano essere una specie di bunker costruito in superficie. Pentole, padelle e altri segni di vita umana sono sparsi nel terreno, e arrugginiscono all'aria aperta, ormai abbandonati. 

Trash non li degna nemmeno di uno sguardo. Deve aver già perlustrato quest'area tempo fa. Vedo qualcosa di sfuggita, e mi volto appena in tempo per vedere uno scarafaggio nascondersi sotto dei pezzi di detriti. Era il più grande insetto che avessi mai visto. 

«Sembra che tutto ciò che vedo siano solo ratti e scarafaggi.» 

«È vero. Io, i ratti, e gli scarafaggi — siamo dei sopravvissuti.» 

«Sopravvivere? Qui state prosperando. Non ho mai visto animali così grossi.» 

«Sì, beh, il cibo non è così limitato quando sei disposto a mangiare qualsiasi cosa. Mi sono imbattuto un paio di volte in intere colonie di ratti che mangiucchiavano resti di Muti morti. Ma tranquilla — io non sono ancora arrivato a quel punto.» 

«Grazie a Dio, aggiungerei.» 

Per un attimo, Trash mi sembra piuttosto... a disagio? 

«Non che sia esattamente fiero di alcune cose che ho— nah, niente.» 

Nel silenzio che segue, prende un lungo e profondo respiro. Poi, senza aggiungere altro, si gira e accelera il passo. Non è che sia esattamente entusiasta di chiedergli se ha mai mangiato uno scarafaggio, quindi decido di non fare altre domande e continuo a seguirlo. 

~

Finalmente, il paesaggio piatto comincia a trasformarsi quando passiamo attraverso al più bizzarro pezzo di terra nel bel mezzo del deserto post-apocalittico. Una volta che la mia mente cerca di metabolizzare ciò che sto guardando, non posso fare alto che emettere un incredulo sussulto. Questa è... la versione della Piana Polverosa di un'oasi?  

C'è un corso d'acqua che è a malapena più grande di un ruscelletto. Ma vedere una fonte naturale di acqua — non importa quanto debole sia — che cerca di sopravvivere in questo deserto secco e morto, è come la più profonda espressione di speranza. Per non parlare della vegetazione che sta germogliando attorno alle sue rive. Quegli esili e secchi alberelli sono i più brutti che abbia mai visto. Grigi e malaticci... ma vivi. E qualunque cosa sia abbastanza forte da sopravvivere qui fuori, non importa che rispetti o no i canoni di bellezza comuni, perché possiederà un proprio tipo di fascino. 

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